Cristiano Scotto di Galletta, laureando in Lettere Moderne, giardiniere nel film ‘Parthenope’

“Sul set di Parthenope ho imparato a godermi le situazioni: il set è un ambiente stressante, in cui si corre e ci sono troppe cose da fare, ma sia il regista che gli attori più bravi erano di una calma piatta e si lasciavano scivolare l’ansia del dover fare. Credo che ciò sia applicabile anche all’università: alleggerirsi dall’ansia di dover performare”. Che emozione incredibile per un giovane studente appassionato di recitazione essere scelto da un premio Oscar come Paolo Sorrentino per apparire in uno dei film più dibattuti del 2024. Ce la racconta Cristiano Scotto di Galletta: ventun anni e prossimo alla Laurea Triennale in Lettere Moderne alla Federico II, ha inseguito la sua passione per la recitazione dai banchi della sua scuola media di Procida fino a Napoli, saltando su e giù da traghetti e aliscafi tutti i giorni, per anni.
Tanti sacrifici che, però, sembra stiano iniziando a mostrare i frutti: In Parthenope lo vediamo apparire in un giardino soleggiato di Capri, nel ruolo di “giardiniere”: i capelli ricci e scuri e uno sguardo concentrato mentre è intento a potare alcuni fiori, finché non viene distratto anche lui, come la maggior parte dei personaggi della pellicola, dal fascino di Parthenope e, allora, un sorriso che si allarga e lo sguardo perso come in una visione mistica mentre lei, sorridendo, scappa via. “Lavori tanti anni per una scena così piccola, ma poi ti vedi al cinema e pensi che, forse, ne è valsa la pena. Che hai preso le scelte giuste e hai puntato sulle cose giuste”.
Quando ha ricevuto la telefonata della sua agente, quasi non ci poteva credere: “Neanche il tempo di ascoltare che ero già lì a fare il provino. Avevo tentato l’audizione anche per ‘È stata la mano di Dio’: all’epoca ero ancora piccolo, ma il regista si era ricordato di me”. Tra i casting e l’inizio delle riprese trascorrono allora alcuni mesi e, intanto, arriva una chiamata dalla produzione: “Mi fu detto di non tagliare assolutamente i capelli, che piacevano tantissimo al regista. Io ero appena uscito dal barbiere: volevo piangere”.
Al di là di questi brevi attimi di panico, si comincia a girare e tutte le aspettative vengono confermate: “L’esperienza è stata incredibile: sono stato due giorni a Capri per girare e anche solo essere lì e pensare ‘domani vado sul set con due premi Oscar’ – c’era anche Gary Oldman – mi faceva tremare le gambe. Sorrentino con me è stato gentilissimo e mi ha trattato come una persona, cosa che sui set non sempre succede. Mi ha trattato come un attore, come un professionista, non come uno che è lì per caso, per quanto io sia un ragazzino alle prime esperienze”.

Una passione nata sui banchi di scuola

E pensare che tutto è nato per caso, un giorno alle scuole medie, durante un laboratorio: “mettemmo in scena un piccolo spettacolo sull’obesità infantile. L’insegnante mi scelse per interpretare uno dei cattivi: ‘sua infinita magrezza’. Forse perché ero un po’ piccolino e poi, per quanto sembrassi buono e gentile, a suo dire avevo uno sguardo cattivo”.
Da lì, ha iniziato a recitare in una compagnia locale finché non ha realizzato che era più di un divertimento: una passione così forte da volerlo fare come mestiere, per tutta la vita. “Con gli anni è diventato amore e immersione per questo mondo. Ormai sono otto anni che studio teatro e mi rendo conto che, ovunque mi giri in camera mia, ho testi che ho studiato e amato alla follia, spettacoli salvati, biglietti di vecchie rappresentazioni a cui ho assistito… Non so perché mi piace immedesimarmi nell’altro, ma ormai è la mia vita, so che ‘da grande’ non potrei immaginare di fare nient’altro”.
Approdato a Napoli prima per studiare recitazione, poi per l’università, sceglie allora di iscriversi a Lettere Moderne. La scuola ha giocato un ruolo fondamentale nell’indirizzare la sua vita, prima col teatro, poi con la scelta universitaria: “Venivo dall’Istituto Tecnico Nautico, che a Procida ha una grande tradizione e, comunque, ti dava un diploma finito. Poi ho avuto la fortuna di avere ottime professoresse di italiano, che mi hanno indirizzato e fatto appassionare alla letteratura”.

Letteratura Italiana 2, l’esame che gli ha rubato il cuore

Pirandello, Ungaretti, Shakespeare e Beckett sono solo alcuni dei suoi autori preferiti, anche se ammette che l’esame che gli ha rubato il cuore è stato Letteratura Italiana 2, con il prof. Antonio Del Castello. Nonostante l’impegno del teatro, lo si trova spesso all’università: un ambiente per lui all’inizio forse un po’ spaventoso, per via del doversela cavare da soli, ma che col tempo si impara ad apprezzare, perché è un vortice di infinite opportunità: “In questi tre anni ho conosciuto una varietà di persone incredibile. Quando ho dovuto saltare un semestre per via del teatro sono stato molto triste, perché le persone più importanti della mia vita le ho conosciute all’università e mi piace stare lì”.
Il punto di massima felicità, però, è stato quando ha scoperto i laboratori teatrali universitari, per lui una vera e propria manna dal cielo: “Conciliare università e teatro non è stato sempre facile. Anche adesso, nella scuola dove studio, ho dovuto scegliere i corsi serali e non gli accademici della mattina, perché per quanto il teatro sia la mia vita, mi vorrei laureare. Questi laboratori sono stati un ottimo modo per finire lezione e andare a fare teatro subito dopo”.
Con l’università ha avuto modo di calcare importanti palchi della nostra città e di prendere parte ad eventi di gran rilievo nel panorama culturale regionale, come il Campania Teatro Film Festival: “Con l’ultimo laboratorio della Federico II a cui ho preso parte, e a cui sicuramente riparteciperò, abbiamo messo in scena al teatro Bellini uno spettacolo plurilingue sulla commedia dell’arte e a gennaio lo riproporremo a Il Pozzo e il Pendolo”.
Non chiedetegli se preferisce il cinema o il teatro: “Sono due rette parallele che vanno nella stessa direzione. Al cinema stiamo sì recitando, ma ci sono così tante differenze… sia tecniche che emotive. A teatro c’è un qui ed ora che al cinema può non succedere. Ricordo una volta di aver girato una scena in cui l’attore con cui dialogavo neanche c’era e può capitare che le scene non vengano registrate in ordine cronologico”. Per il futuro chissà, forse una Magistrale in Scienze dello Spettacolo o un’Accademia di recitazione, ma da quest’esperienza, come raccontava all’inizio, “ho imparato a vivere il momento. So che queste opzioni sono lì e che quando sarà il momento di scegliere sarò pronto”.
Giulia Cioffi
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Ateneapoli – n. 19-20 – 2024 – Pagina 6

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