Una strada lunga ed irta quella che conduce alla professione dello psicologo. Ripercorriamo il cammino accademico di un aspirante psicologo a cominciare dall’iscrizione al Corso di Laurea triennale in Scienze e Tecniche psicologiche per la persona e la comunità, attivato presso la Seconda Università, i cui corsi si tengono al Polo scientifico di Via Vivaldi a Caserta. Il primo ostacolo da superare sono i test di ammissione (che quest’anno si svolgono il 12 settembre, presso l’aulario della Facoltà di Giurisprudenza, in via Perla a S. Maria Capua Vetere) ai quali, ogni anno, si presentano più di 1500 partecipanti a fronte dei 500 posti messi a disposizione (fino all’anno scorso erano 600, quest’anno il numero è ridimensionato per l’adeguamento alle nuove normative). A numero chiuso restano anche i Corsi di Laurea Specialistica di durata biennale, scelti come proseguimento del percorso di studi dalla stragrande maggioranza dei ragazzi: Psicologia clinica e dello sviluppo e Psicologia dei processi cognitivi e del recupero funzionale (rispettivamente 200 e 120 posti). Al conseguimento del titolo di laurea, i neo dottori svolgono un tirocinio della durata di un anno e poi sostengono un esame di Stato necessario all’abilitazione alla professione. I problemi cominciano proprio quando ci si affaccia sul mondo del lavoro. I dati riferiscono che gli psicologi che trovano lavoro nei primi 5-10 anni sono davvero pochi. “Questo è un periodo un po’ difficile… – avverte il prof. Dario Grossi, docente di Neuropsicologia – purtroppo, ancora oggi la professione dello psicologo non è ben accettata nel mercato del lavoro…”. Perché? “Prima di tutto, ci sono tanti laureati in Psicologia e poi perché c’è una confusione generalizzata su quelli che sono i ruoli e le competenze di questo professionista, nonostante siano abbastanza definiti”.
“La psicologia
non è solo clinica”
non è solo clinica”
Esistono però campi della Psicologia che potrebbero diventare floridi. “La psicologia non è solo clinica (tra l’altro un settore saturo), c’è la psicologia per la prevenzione delle disabilità cognitive, quella giuridica, la criminologia, quella scolastica. Settori ampissimi che, purtroppo, non riescono a svilupparsi perché, fondamentalmente, in periodi di ristrettezza, lo psicologo è considerato una professione di lusso. Quello di cui ci sarebbe bisogno è una maggiore interazione tra l’Università e l’Ordine degli Psicologi con il mondo del lavoro”. In ogni caso, “coloro che hanno passione per i problemi della mente, – conclude Grossi – non devono esitare ad iscriversi a Psicologia perché poi la vita premia sempre chi si impegna”.
Il percorso è lungo, ma può assicurare buone soddisfazioni. Ce lo racconta la dott.ssa Giovanna Conchiglia, giovane psicoterapeuta – 33 anni – responsabile del Servizio di riabilitazione neuropsicologica presso la casa di cura ‘Villa Camaldoli’, a Napoli. “Mi sono iscritta a Psicologia – spiega la dottoressa – proprio nell’anno in cui è stato istituito il corso di laurea a Caserta, nel 1989. Sono stata agevolata, all’inizio, in quanto non era a numero chiuso…”. Com’è stato l’approccio con una Facoltà che nasceva e si sviluppava proprio in quegli anni? “Il primo anno è stato un po’ duro… l’organizzazione non era delle migliori: si seguivano le lezioni nei cinema di Caserta, presso l’Aula Magna della Facoltà di Lettere a S. Maria Capua Vetere, e alcuni esami si sostenevano al Vecchio Policlinico a Napoli…”. Queste situazioni logistiche l’hanno scoraggiata o ha comunque continuato a seguire i corsi? “Ho sempre seguito le lezioni. Lo reputo molto importante e lo consiglio ai ragazzi che si iscrivono a Psicologia, perché è durante le lezioni che si comprende la maggiore o minore importanza dei vari argomenti trattati, e anche l’impostazione che ne danno i docenti. E’ importante essere presenti in aula per capire a fondo e non solo per fare la corsa a sostenere esami”. Non ci sono mai stati momenti di crisi o debolezza? “I momenti duri quando si accavallavano gli esami e c’era davvero da studiare molto”.
Il percorso è lungo, ma può assicurare buone soddisfazioni. Ce lo racconta la dott.ssa Giovanna Conchiglia, giovane psicoterapeuta – 33 anni – responsabile del Servizio di riabilitazione neuropsicologica presso la casa di cura ‘Villa Camaldoli’, a Napoli. “Mi sono iscritta a Psicologia – spiega la dottoressa – proprio nell’anno in cui è stato istituito il corso di laurea a Caserta, nel 1989. Sono stata agevolata, all’inizio, in quanto non era a numero chiuso…”. Com’è stato l’approccio con una Facoltà che nasceva e si sviluppava proprio in quegli anni? “Il primo anno è stato un po’ duro… l’organizzazione non era delle migliori: si seguivano le lezioni nei cinema di Caserta, presso l’Aula Magna della Facoltà di Lettere a S. Maria Capua Vetere, e alcuni esami si sostenevano al Vecchio Policlinico a Napoli…”. Queste situazioni logistiche l’hanno scoraggiata o ha comunque continuato a seguire i corsi? “Ho sempre seguito le lezioni. Lo reputo molto importante e lo consiglio ai ragazzi che si iscrivono a Psicologia, perché è durante le lezioni che si comprende la maggiore o minore importanza dei vari argomenti trattati, e anche l’impostazione che ne danno i docenti. E’ importante essere presenti in aula per capire a fondo e non solo per fare la corsa a sostenere esami”. Non ci sono mai stati momenti di crisi o debolezza? “I momenti duri quando si accavallavano gli esami e c’era davvero da studiare molto”.
8 mila euro l’anno
per specializzarsi
per specializzarsi
Dopo la laurea – conseguita con un lavoro di tesi sperimentale, durato due anni e mezzo, sulla malattia di Alzheimer – un periodo di tirocinio presso l’ASL di S. Maria Capua Vetere e poi a Castel Morrone, in seguito la decisione di iscriversi alla Scuola di Specializzazione di Roma (di durata quadriennale) per diventare psicoterapeuta contemporaneamente all’inizio di una collaborazione a ‘Villa Camaldoli’. “La mia fortuna è stata quella di trovarmi nel posto giusto al momento giusto: a Villa Camaldoli, stavano inaugurando il nuovo reparto di Neurologia sperimentale e io sono riuscita ad inserirmi grazie anche al lavoro di tesi che avevo svolto”. In contemporanea, la Scuola di Specializzazione, un altro percorso, tra l’altro a numero chiuso e molto costoso. “Sono riuscita a pagare solo grazie al mio lavoro. Purtroppo, tanti neo-laureati, oggi, non trovano lavoro e, per questo, non riescono a frequentare una Scuola di Specializzazione che costa intorno agli 8mila euro l’anno. Oltretutto, avere una specializzazione è molto importante, anche ai fini dei concorsi (già rari) nelle ASL. Oggi, si incontrano molte più difficoltà: Psicologia è diventata una laurea inflazionata”. E’ soddisfatta del lavoro che svolge? “Molto, è quello che volevo fare”.
Maddalena Esposito
Maddalena Esposito