Forte passione, impegno e verve sono i segni distintivi del percorso di Cettina Grammatica, trentaduenne, di origini aversane, architetto a Parigi. Tanta strada con un unico obiettivo: lo studio dell’architettura e poi l’esercizio della professione. “Ho un bellissimo ricordo degli anni trascorsi alla Facoltà di Aversa: – esordisce Cettina – Noi studenti eravamo molto seguiti da docenti competenti, ho sempre studiato argomenti legati alla realtà, i corsi erano gestibili, insomma tutto a portata di mano”. Cettina si è laureata nel 2003 con una tesi in Urbanistica sul rapporto tra la città di Napoli e il mare – un librone di trecento pagine – che le è valsa il 110 e lode, anche se lei non vorrebbe dirlo. “Ho terminato gli esami in quattro anni e una sessione, ma mi ci sono voluti quasi due anni per concludere la tesi… Credo che il voto non significhi proprio niente. Ciò che è importante è quello che si riesce ad imparare. Trovo presuntuoso inserire la votazione nel curriculum vitae, perché devono essere altri ad esaminarti e giudicare la preparazione acquisita”. Da come ne parli, sembra che tutta la tua carriera accademica sia stato un percorso molto lineare, senza alcun tipo di difficoltà o ostacolo. E’ proprio così? “Ho avuto un momento di stasi, abbastanza lungo, che mi ha fatto riflettere su ciò che volevo fare durante il lavoro di tesi. Ero molto concentrata, ma, allo stesso tempo, avevo paura di laurearmi perché, in fondo, non sapevo cosa mi aspettava dopo. Devo molto all’Università e ad alcuni docenti, in particolare i professori Anna Giannetti e Alfonso Gambardella, i quali hanno fatto in modo che in me crescesse sempre più la passione, fornendomi stimoli a lavorare bene”.
La laurea il 29 marzo 2003. Dopo poco più di una settimana era già a Parigi. “Grazie al programma Erasmus, nel 1998, ho studiato per un anno a Parigi e devo dire che mi è piaciuto tantissimo. All’Università parigina, ho scoperto un approccio all’Architettura molto più artistico e progettuale rispetto a ciò che avevo avuto modo di apprendere in Italia. Sono rimasta in contatto con un docente francese che, avendo percepito la mia passione per l’Urbanistica, mi aveva parlato di una importante scuola che poteva fare al mio caso: l’Ecole nationale des Ponts et Chaussées, una delle più antiche scuole di Ingegneria, che propone un Master in Urbanistica”. Un corso di studi di durata biennale molto duro, a numero chiuso, al quale si accede tramite un esame scritto e uno orale. “Sono riuscita ad entrare e ho studiato Urbanistica per altri due anni, – l’unica italiana tra 19 francesi – grazie anche al sostegno economico e morale della mia famiglia che ha compreso le motivazioni fortissime alla base delle mie scelte”. Dopo tanto studio, è stato facile trovare lavoro? “Subito dopo il Master, ho svolto uno stage di tre mesi presso una grande società che si occupa di urbanistica legata ai trasporti, dopo sono passata in uno studio più piccolo che tratta invece l’urbanistica sul piano della consulenza. Mi sono trovata a lavorare a stretto contatto con sociologi, economisti ed ingegneri con i quali, prima di creare qualsiasi progetto, dovevo coniugare una serie di bisogni sociali, ambientali, economici. Il lavoro di gruppo è molto importante; già alla Facoltà, ad Aversa, ci hanno insegnato a lavorare in piccoli gruppi. Ed è una cosa utilissima”. Poi un ulteriore cambiamento: “dal 2006 ho cominciato a lavorare in proprio. Vari amici mi hanno chiesto di ristrutturare casa e, da queste prime esperienze, ho scoperto e perfezionato il settore dell’Architettura d’interni”. Le voci circolano e si crea un canale che sviluppa la clientela. “Sì, lavoro sul passaparola. Per ora, non ho un sito e ho uno studio di venti metri quadri che mi serve solo da appoggio. Attualmente, lavoro molto per gli italiani che si affidano completamente a me, dalla demolizione all’arredamento. Persino le tende”. Riesci a conciliare il tuo lavoro con la vita privata? “A dire il vero, no. Anche se mio marito mi ha seguita dal primo momento che mi sono trasferita a Parigi, dove ha anche aperto una farmacia…”. C’è un segreto per riuscire bene negli studi o è tutto nelle proprie capacità? “Secondo me, bisogna avere sesto senso, intuizione per l’Architettura che è sì una forma di arte ma anche una materia che ha una storia e che si fonda su basi tecniche. Partecipazione attiva e impegno, poi, completano il tutto”.
La laurea il 29 marzo 2003. Dopo poco più di una settimana era già a Parigi. “Grazie al programma Erasmus, nel 1998, ho studiato per un anno a Parigi e devo dire che mi è piaciuto tantissimo. All’Università parigina, ho scoperto un approccio all’Architettura molto più artistico e progettuale rispetto a ciò che avevo avuto modo di apprendere in Italia. Sono rimasta in contatto con un docente francese che, avendo percepito la mia passione per l’Urbanistica, mi aveva parlato di una importante scuola che poteva fare al mio caso: l’Ecole nationale des Ponts et Chaussées, una delle più antiche scuole di Ingegneria, che propone un Master in Urbanistica”. Un corso di studi di durata biennale molto duro, a numero chiuso, al quale si accede tramite un esame scritto e uno orale. “Sono riuscita ad entrare e ho studiato Urbanistica per altri due anni, – l’unica italiana tra 19 francesi – grazie anche al sostegno economico e morale della mia famiglia che ha compreso le motivazioni fortissime alla base delle mie scelte”. Dopo tanto studio, è stato facile trovare lavoro? “Subito dopo il Master, ho svolto uno stage di tre mesi presso una grande società che si occupa di urbanistica legata ai trasporti, dopo sono passata in uno studio più piccolo che tratta invece l’urbanistica sul piano della consulenza. Mi sono trovata a lavorare a stretto contatto con sociologi, economisti ed ingegneri con i quali, prima di creare qualsiasi progetto, dovevo coniugare una serie di bisogni sociali, ambientali, economici. Il lavoro di gruppo è molto importante; già alla Facoltà, ad Aversa, ci hanno insegnato a lavorare in piccoli gruppi. Ed è una cosa utilissima”. Poi un ulteriore cambiamento: “dal 2006 ho cominciato a lavorare in proprio. Vari amici mi hanno chiesto di ristrutturare casa e, da queste prime esperienze, ho scoperto e perfezionato il settore dell’Architettura d’interni”. Le voci circolano e si crea un canale che sviluppa la clientela. “Sì, lavoro sul passaparola. Per ora, non ho un sito e ho uno studio di venti metri quadri che mi serve solo da appoggio. Attualmente, lavoro molto per gli italiani che si affidano completamente a me, dalla demolizione all’arredamento. Persino le tende”. Riesci a conciliare il tuo lavoro con la vita privata? “A dire il vero, no. Anche se mio marito mi ha seguita dal primo momento che mi sono trasferita a Parigi, dove ha anche aperto una farmacia…”. C’è un segreto per riuscire bene negli studi o è tutto nelle proprie capacità? “Secondo me, bisogna avere sesto senso, intuizione per l’Architettura che è sì una forma di arte ma anche una materia che ha una storia e che si fonda su basi tecniche. Partecipazione attiva e impegno, poi, completano il tutto”.