È legge la riforma del sistema di accesso ai Corsi di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi dentaria e Medicina Veterinaria. Dopo il semaforo verde arrivato in Senato lo scorso 27 novembre, l’11 marzo si è acceso anche quello di Montecitorio con 149 voti a favore e 63 contrari. Ora la palla passa al Ministero, che entro un anno dall’entrata in vigore deve pubblicare i Decreti attuativi per rendere operative le linee guida.
Ma è una corsa contro il tempo e gli Atenei sono in fibrillazione. Le novità sostanziali: stop ai test di ingresso, semestre-filtro con iscrizioni aperte a tutti e numero programmato solo rimandato al II semestre del primo anno, dove avverrà la vera selezione. Dalla Crui, la Presidente prof.ssa Giovanna Iannantuoni, pur ribadendo la contrarietà all’abolizione del test di ammissione, fa sapere: “è una legge dello Stato e noi Rettori la applicheremo al meglio”. Reiterano la propria contrarietà anche gli studenti, senza se e senza ma: “è puro populismo” secondo Giusi Petti, rappresentante Asmed iscritta al sesto anno di Medicina alla Federico II.
Ad essere in seria discussione, innanzitutto, sarebbe la credibilità della selezione dopo il “semestre filtro”. Se la Ministra Bernini ha definito i test “opachi e non qualificanti”, per Petti invece “affidare la selezione ai docenti favorirà i meccanismi di raccomandazione, che invece la verifica scritta anonima fugava. Personalmente, al netto delle varie riformulazioni che ha subito negli anni, l’ho sempre trovata un’ottima modalità di accesso, che risultava anche propedeutica agli esami del primo anno di Medicina”.
Preoccupa anche l’alto numero di iscrizioni che si registreranno al primo anno – ormai libero: “non solo non ci sono gli spazi per ospitare i probabili tanti studenti che si iscriveranno, ma la vita universitaria stessa ne pagherà le conseguenze, perché la sensazione è che le lezioni, dato l’alto numero di partecipanti che avranno, non potranno che essere online”.
Si sottovaluterebbe in tutto questo l’impatto psicologico sugli studenti e il crescente clima di competizione che si instaurerebbe: “il passaggio dalla scuola all’università è già di per sé un periodo delicato e Medicina è sempre stata caratterizzata da un certo spirito comunitario che spinge a far gruppo, a confrontarsi, supportarsi. Di conseguenza, se il criterio di selezione saranno gli esami, la cooperazione verrà spazzata via, perché sostenere l’altro significherà aiutare qualcuno che ti contende il posto. Non possiamo dimenticare che in questi anni stiamo assistendo sempre di più a fenomeni di burnout e suicidi per la pressione accademica”.
Altro punto assai discutibile per Asmed è quello relativo ai numeri annunciati dalla Ministra. Questa riforma – ha detto il capo del Dicastero – è una vera rivoluzione che mette al centro le esigenze degli studenti e risponde anche alla carenza di camici bianchi: in sette anni le Università italiane formeranno 30mila medici in più. Petti, che definisce questa previsione “solo populismo”, spiega: “non si farà altro che formare ulteriori medici disoccupati”.
Già, perché il vero imbuto formativo non sarebbe all’accesso all’università, ma “all’accesso alle Specializzazioni, che non solo dovrebbero aumentare, ma anche essere molto più appetibili – alcune, per i tanti contenziosi legali e per i ritmi forsennati e faticosi che impongono non vengono proprio scelte. Noi abbiamo carenze nelle Specializzazioni, non di medici in generale”. Difficile dare torto a Petti.
Ecco alcuni dei dati presentati lo scorso 29 gennaio dai rappresentanti del Ministero della Salute e di Agenas (Agenzia Nazionale per i servizi sanitari Regionali) nell’ambito dell’indagine conoscitiva riordino professioni sanitarie alla Camera: nel 2024, il 74,9% dei posti messi a bando nelle Scuole di Specializzazione in Medicina d’emergenza-urgenza è rimasto deserto. Vacanti pure più della metà dei posti in Specializzazioni come Chirurgia generale, Chirurgia Toracica, Nefrologia. Su possibili iniziative future: “restiamo in contatto con tutti i Corsi di Medicina d’Italia. Siamo fermamente contrari alla riforma del test: le criticità sono tante”.
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Ateneapoli – n. 5 – 2025 – Pagina 12