Continua SUNCreaCultura, il ciclo di incontri-seminari organizzati dalla Seconda Università. Il 29 aprile scorso, ha fatto tappa al complesso monumentale del Belvedere di S. Leucio, sede della Facoltà di Studi Politici e per l’Alta Formazione Europea e Mediterranea ‘Jean Monnet’. Ospite d’eccezione Massimo Cacciari, sindaco di Venezia e professore ordinario di Estetica all’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano, il quale ha tenuto una relazione sul tema “Il futuro della città”. Ad accoglierlo, una platea mista di studenti e docenti delle varie Facoltà dell’Ateneo, accorsi per un’occasione che il prof. Gian Maria Piccinelli, Preside della Facoltà ‘Jean Monnet’, ha definito “molto preziosa”. Nel messaggio di benvenuto del prof. Francesco Rossi, Rettore della Sun, una riflessione sul territorio casertano. “La Seconda Università lavora da sedici anni in un territorio difficile – ha detto Rossi – stiamo preparando i giovani per il futuro, ma, purtroppo, la risposta delle istituzioni è nulla. La cultura del Mezzogiorno viene mortificata giorno dopo giorno e, con tutte le pecche dell’Università, ci resta la grande ricchezza dei giovani…”. Giovani a cui è stato dato spazio anche in questa occasione, con un intervento di Gimmy Cangiano, Presidente del Consiglio degli Studenti, contento di iniziative del genere “perché – dice – fanno crescere in noi studenti la voglia di andare avanti”, e poi continua parlando di Università come “riscatto sociale”. “Caserta è diversa dalla bella Venezia del prof. Cacciari. Caserta e la sua provincia sono conosciuti per diversi punti negativi: per il maggior tasso di criminalità di tutta Europa, per l’immondizia che arriva fin sotto i balconi… Intorno a noi c’è solo ombra, l’unico punto luce che riesce a vedersi è l’Università, che deve essere il riscatto sociale per questa provincia”. A presentare Cacciari, la prof.ssa Annamaria Rufino, docente di Sociologia giuridica e organizzatrice degli incontri di SUNCreaCultura. “Cacciari – dice la Rufino – è uno studioso di fama nazionale e internazionale, è un intellettuale di grande comunicativa, che ha saputo coniugare l’impegno civile con quello filosofico. E’ stato prima parlamentare, poi sindaco, ma soprattutto è un intellettuale con il quale si può interagire in un mondo così inerte”. La relazione di Massimo Cacciari parte dalle antiche città greche e romane e arriva alla post-metropoli, in quanto “per intuire – dice – il futuro della nostra città, bisognerebbe intendersi prima sul significato proprio del termine ‘città’…”. Dalla città romana , passando per la decadenza delle città mediterranee, alla Parigi dell’Ottocento fino al boom delle metropoli e delle post-metropoli. “Oggi, – continua Cacciari – non viviamo più in metropoli ma in territori perché la città non è più definibile. Il progetto che regolava, una volta, lo spazio metropolitano è saltato perché il territorio non ha sovrano, sono saltate le metriche spaziali e politiche, lasciando solo quelle temporali”. A questo punto, ci si pone il problema del modo in cui abitare il territorio. “Siamo insofferenti ad ogni logica spaziale ma, nello stesso tempo, abbiamo bisogno di abitare, di un luogo… È un disagio psichico questo: accanto al bisogno estremo di mobilità, c’è quello di avere un guscio, una casa”. Si parla, dunque, di un problema che è quello di abitare il territorio rispetto al quale “abbiamo un’organizzazione politica completamente sfasata. Gli enti pubblici, come il Comune, la Provincia, la Regione, non hanno più senso nel modo in cui sono attualmente organizzati. E’ necessario un governo del territorio con più poteri e autonomie funzionali, bisogna reinventare le forme della democrazia e della partecipazione…”. Buono il riscontro da parte del pubblico presente in aula che è curioso però di sapere come si prospetta il futuro della nostra città. “Il nostro sistema può reggere solo su quella speranza che riguarda i salti tecnologici, la nostra è una società a rischio, ma questo stare in pericolo è nello spirito europeo…”. In una situazione del genere, il compito dell’Università è quello di “essere espressione della rete lunga che va dal locale al globale, mostrare l’eccellenza di quel territorio”.
Maddalena Esposito
Maddalena Esposito