Il timore: “perdere l’identità”

Volge al termine il secondo mandato di Pasquale Ciriello, Rettore dell’Orientale dal 2001. In vista delle elezioni, che si terranno probabilmente a giugno, ancora molte ombre sui nomi dei candidati, e un clima di forte attenzione tra i docenti. 
“Da alcuni anni si assiste al declino irreversibile dell’Orientale- afferma il prof. Vito Galeota, docente di Letterature Ispanoamericane presso la Facoltà di Lingue- Le scelte didattiche degli ultimi dieci anni e lo spostamento delle risorse economiche sono andati in direzione contraria a quella che è la tradizione del nostro Ateneo. Sono state incrementate discipline non caratterizzanti il bagaglio culturale dell’Orientale, e di questo ne hanno risentito molto le aree delle lingue e delle culture. L’ampliamento delle discipline non è negativo di per sé, ma non si sono poi compensate altre perdite importanti”. 
Un ateneo 
di provincia?
Il timore che l’Orientale, riconosciuto a livello internazionale come prestigiosissimo centro, possa perdere la propria identità e diventare “un inutile ateneo di provincia”, come teme Galeota, è una preoccupazione diffusa e addirittura “si ha l’impressione che l’Ateneo segua il destino della città, distrutta dai suoi stessi amministratori. Il modello della politica regionale è infiltrato anche nella politica di Ateneo. Credo- commenta Galeota- che questo processo sia irreversibile, perché è difficile far cambiare un pensiero politico, ormai così stratificato”.  
Cerca di individuare una via di fuga dall’impasse, invece, il prof.  Giovanni Battista De Cesare, docente di Letteratura Spagnola e decano della Facoltà di Lingue,  che auspica una collaborazione più ampia nei vertici di Ateneo e nel Senato Accademico. “C’è bisogno di bilanciare le risorse, soprattutto per le lingue e le letterature- spiega – Ci sono insegnamenti presenti in più di una Facoltà, mentre sarebbe opportuno operare delle scelte per accentuare e ridare specificità alle singole aree. Ad esempio Lingue ha sempre avuto una vocazione occidentalistica, mentre Lettere fonda i suoi studi su una tradizione orientalistica. Bisogna ridistribuire le forze per dare vitalità a queste caratteristiche. Dalla fondazione della Facoltà di Lingue, infatti, a Lettere non ci si è voluti arrendere alla propria storia, cercando di ripetere quello che si faceva nella nuova Facoltà. D’altronde anche a Lingue sono stati compiuti diversi errori, moltiplicando insegnamenti specifici. La riforma ha poi portato allo sdoppiamento delle lingue e letterature principali, con il consecutivo svincolamento dei docenti, che si sono trovati a scegliere tra due opzioni. Questo ha portato, naturalmente, ad un ulteriore impoverimento e dequalificazione  dell’Ateneo”. “Io credo – conclude- che il Rettore possa fare ben poco se non c’è una coscienza collettiva e un lavorio continuo per far fronte a questa deriva”.
Fondi 
per la ricerca
Inquadra i problemi dell’Ateneo in un’ottica più generale, invece, la prof.ssa  Silvana Carotenuto, docente di Letteratura Inglese alla Facoltà di Lingue,  che spiega quanto sia “necessario trovare l’invenzione di un nuovo pensiero. Ritrovare una funzione all’Università che non è solo di produrre carta, ma di produrre pensiero. L’unico modo per rimettere in sella il mondo accademico è la ricerca. Questo purtroppo non può dipendere solo dal Rettore, perché se non si cambia a livello nazionale non può cambiare nulla a livello locale. Io ho voluto molto bene a Ciriello, perchè- aggiunge- avevo l’impressione che fosse un ‘pensatore’, ma in realtà, anche lui, ha potuto fare ben poco. Ha il merito di aver tenuto compatto l’Ateneo, ma non ha cambiato di fatto la situazione. C’è bisogno di politiche di rivalutazione delle ricchezze dell’Orientale, che ha un ruolo molto importante, in quanto in esso convergono forze e culture determinanti anche per il ruolo della città”.
Della medesima opinione anche la prof.ssa Anna Maria Di Tolla, docente di Letteratura Araba e Tradizione Letteraria Berbera alla Facoltà di Studi Arabo Islamici, che tra le priorità da inserire nell’ipotetica agenda del prossimo Rettore, vede innanzitutto i fondi per la ricerca: “ci sono in realtà diverse questioni che andrebbero affrontate, ma una razionalizzazione delle risorse per dare maggiore spazio alla ricerca, credo sia fondamentale. L’Orientale si deve riappropriare delle proprie peculiarità: è nato come Istituto per lo studio delle lingue, in particolare quelle orientali, e bisogna continuare a costruire in questa direzione altrimenti non avrebbe senso la sua stessa esistenza”. Altri aspetti di cui bisognerebbe occuparsi: “gli spazi, che andrebbero ridistribuiti in base alle reali esigenze delle Facoltà, e l’adeguamento al 270 per il quale c’è bisogno di grande sforzo da parte di tutti”.
Più servizi 
per gli studenti
Più ottimista sul destino dell’Ateneo è la prof.ssa Luigia Melillo, docente di Bioetica presso la Facoltà di Lettere, la quale afferma: “il nuovo Rettore dovrà agire in continuità con l’attuale, molto discreto, aperto e operativo. C’è bisogno di continuare in questa direzione con ancora maggiore decisione anche in vista della riforma del D.M.270, per la quale è necessaria una razionalizzazione che parta dall’alto. E’ necessario gestire con profilo manageriale la riforma e seguire la vocazione dell’Ateneo, diretta sulle lingue sia orientali che occidentali”. Un augurio: “che si mantengano forti le relazioni con gli enti locali, perché bisogna mettere l’Ateneo a servizio del territorio, accentuando ancora di più la sua vocazione internazionale, non solo mediterranea ma anche con Asia e Africa”. “Un’altra linea che mi auspico il nuovo Rettore terrà a cuore è quella che interessa l’apprendimento permanente e una maggiore sinergia tra il personale docente e quello non docente, perché è necessario che si senta forte l’appartenenza a questa istituzione anche da parte dei tecnici e degli amministrativi, proprio per dare più valore al loro lavoro”. Per gli studenti: “occorre migliorare i servizi  attraverso l’informatizzazione, gli internet point” e pensare ad “una didattica più relazionata”.
Un argomento quest’ultimo che trova pienamente d’accordo anche il prof. Riccardo Maisano, docente di  Filologia Bizantina, già preside della Facoltà di Lettere: “spero che il nuovo Rettore riesca a dirottare parte delle energie per migliorare i servizi agli studenti, nell’organizzazione pratica e negli aspetti informatici. Abbiamo un’ottima fama per lo studio delle lingue, ma una pessima fama per l’organizzazione: sono convinto che con le nuove generazioni di docenti un po’ della vecchia mentalità dell’Orientale sia cambiata. I contenuti sono importanti però se tutto il motore non è ben oleato da soli, non servono a nulla”. 
“Abbiamo problemi di tipo organizzativo- conferma anche la prof.ssa Francesca Corrao, docente di Lingua Araba a Scienze Politiche- ma dobbiamo lavorare per il futuro dei ragazzi, perché questi possano spendere bene i loro titoli di studio e creare un legame forte con la città e il territorio. Spero, dunque, che il nuovo  Rettore punti su un collegamento con il mondo del lavoro e la cultura”. 
Valentina Orellana
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