In pensione Camillo Montola, dopo 37 anni di lavoro gomito a gomito con tre Rettori

Volto noto alla Federico II, lascerà l’Ateneo il 29 marzo da Capo dell’Ufficio Servizi Generali Area di Monte Sant’Angelo

Trentasette anni alla Federico II. È il tempo vissuto nell’Ateneo da Camillo Montola, funzionario che il 29 marzo andrà in pensione a 65 anni, dopo avere lavorato gomito a gomito con diversi Rettori.
“Sono stato assunto – racconta – nel 1987. Partecipai ad un concorso e lo vinsi. Fino ad allora aveva fatto tutt’altro: responsabile di cantiere in una ditta di impiantistica. L’Università per me rappresentava la tranquillità di un lavoro con il quale non avrei rischiato di finire da un giorno all’altro in mezzo alla strada. Mi ero sposato nel 1981, quando avevo 21 anni, e il mio primo figlio era nato nel 1983. Era accaduto che la mia prima ditta avesse chiuso. Ero stato poi assunto da un’altra azienda, la multinazionale dove lavoravo quando partecipai al concorso, ma non avevo dimenticato quello che era accaduto e temevo che potesse ripetersi. Cercavo sicurezza nel lavoro e me la diede l’impiego in Ateneo. Guadagnavo meglio come responsabile di cantiere della ditta di impiantistica, ma preferii così”.
Il primo incarico fu nella Facoltà (la riforma che le avrebbe abolite era di là da venire) di Scienze in via Mezzocannone 12.

Le Guide dello studente cartacee

“Il mio interlocutore quando presi servizio – ricorda – fu il carissimo prof. Lorenzo Mangoni, un signore autentico. Ero il responsabile del settore studenti e chiunque aveva un problema veniva da me. Non solo quelli di Scienze, perché all’epoca era tutt’altra Università. Internet era sconosciuto, esistevano solo le Guide dello studente cartacee e le informazioni erano difficili da reperire. Venivano nel mio ufficio ragazze e ragazzi di ogni Facoltà del centro storico”. Dopo Mangoni arrivò Guido Trombetti alla presidenza di Scienze e fu subito intesa: “Mi assegnò tra l’altro i compiti relativi al Consiglio di Facoltà. A Scienze incontrai in quegli anni persone straordinarie. I professori Luciano Gaudio, Alberto Di Donato, Roberto Pettorino ed altri. Un mito era il professore Lorenzo Varano: veniva con le carte da portare in Consiglio di Facoltà poco prima dell’inizio della riunione. Era il Presidente del Corso di Laurea in Scienze Biologiche”.
A gennaio 1990 il movimento studentesco della Pantera, i cortei, le occupazioni. Scienze Politiche a Napoli fu la prima ad occupare. Seguirono molte altre Facoltà. Era il movimento del fax e della contestazione al ministro Ruberti. “Quei ragazzi – ricorda Montola – erano decisamente effervescenti. Quelli di Scienze matematiche, fisiche e naturali lo erano forse ancor più degli altri. Fu occupata a lungo la presidenza in via Mezzocannone. Io andavo a prestare servizio in rettorato, nell’Aula Magna storica, che non era stata ancora ristrutturata. C’erano alcuni box dove ci potevamo sedere. Con qualcuno dei ragazzi, ormai avanti negli anni, di quel movimento studentesco e di quelli che vennero negli anni successivi ci si abbraccia se ci si incontra e ci si riconosce”.
Montola era ancora al lavoro a Scienze quando decise di iscriversi a quella Università che frequentava quotidianamente da impiegato. “Mi è sempre piaciuta la storia ed optai per Scienze Politiche. Ci ho messo dieci anni per laurearmi, perché lavorare e studiare non è semplice. Una volta prima di un esame andai a parlare con il professore. Gli spiegai che lavoravo e che mi avrebbe fatto piacere se mi avesse indicato quali argomenti approfondire. Sorrise e mi rispose: lei è fortunato che lavora, dunque avrà tutto il tempo per preparare con calma l’esame, senza fretta. Forse aveva ragione lui, certo è che non ho più chiesto a nessun professore di indirizzarmi verso gli argomenti da approfondire”.

“Fui definito il Richelieu del Rettore Trombetti”

Nel 2001 Trombetti, al termine di una sfida alle urne con Luigi Labruna, fu eletto Rettore. Partiva da outsider, risultò vincitore. “Si portò in rettorato un paio di persone della sua presidenza ed una di quelle fui io. Smisi di avere orari. Si entrava in ufficio al mattino molto presto e si andava via alle otto di sera”.
Negli anni del rettorato di Trombetti, Montola è stato un suo collaboratore molto stretto. “Fui definito – ricorda – il Richelieu del Rettore. Naturalmente era una espressione – molto ben pensata – giornalistica. Certo è che ci intendevamo molto bene perché entrambi rispettavamo il lavoro. Lui ha sempre creduto nell’Università ed io sono sempre stato molto fermo nel rispetto istituzionale. Al rettorato per il primo anno fui il segretario particolare, perché Trombetti come capo segreteria prese Guido Luise, che veniva dalla Ragioneria e poi era già stato per qualche tempo con Tessitore.
Lo chiamò perché Luise aveva una ottima esperienza a livello di gestione. Io lo affiancavo. Poi Guido Luise tornò a svolgere il suoi lavoro di prima ed io divenni capo della segreteria del rettore. Un ruolo impegnativo, ma entusiasmante. Mi ha concesso di conoscere tante persone. Una ricchezza per chi, come me, è convinto che la vita diventa preziosa grazie alle persone che incontri”.

Mostra un foglio con alcun appunti: “È l’elenco delle iniziative che Trombetti avviò in quel periodo. Tantissime e tutte molto belle. C’era un coinvolgimento straordinario dei docenti. Quella era una Università molto inclusiva e partecipativa. Guido consultava e coinvolgeva tutti, sebbene poi fosse sempre un uomo solo nelle decisioni. In quel periodo nacque, per esempio, ‘Alla Corte di Federico’. Conservo gli atti del primo incontro. Era il 18 dicembre 2003 ed intervenne il prof. Massimo Capaccioli, che parlò della cometa di Natale tra mito e leggenda. Entusiasmante”. Un’altra iniziativa “di quel periodo straordinario fu quella dei Concerti di Natale. Quando arrivammo in rettorato, ci accorgemmo che si svolgevano nella Chiesa di San Marcellino. Partecipavano 200 persone. Trombetti ebbe l’idea di andare al Teatro San Carlo e fu straordinario. Ascoltavano i concerti mille spettatori. Ancora: ci si inventò l’orchestra jazz e organizzammo il cineforum di Ateneo in via Partenope”.
Non era sempre facile stare al fianco di Trombetti. “Voleva essere certo che intorno poteva contare sulle persone. Mi chiamava ogni 3 minuti e ogni 5 dovevo entrare nella sua stanza. Accadeva anche che ci si mandasse a quel paese, ma poi si ricominciava come se nulla fosse accaduto”. Non mancarono neanche in quegli anni le occupazioni. “Quando le ragazze e i ragazzi dei Collettivi si presentavano in rettorato – racconta Montola – cercavamo di capire cosa studiassero. Se erano di Lettere, chiamavamo il prof. Arturo De Vivo. Se di Biologia, telefonavamo al prof. Luciano Gaudio e gli chiedevamo di venire. Lo stesso per gli altri. Era, secondo Trombetti, un modo per facilitare l’interlocuzione con gli occupanti. Ovviamente i ragazzi si presentavano con striscioni e megafono. Una volta Guido lo tolse di mano ad uno studente e iniziò a parlare lui. Scena indimenticabile”.

Con Marrelli, il Rettore “informale”, a Shanghai in un posto “sgarrupatissimo

Nel 2010 arrivò in rettorato Massimo Marrelli, un economista. Trombetti entrò nella giunta Caldoro come assessore. “Si parlava all’epoca dell’ipotesi che lo seguissi in Regione. Sarei andato lì da comandato. Però preferii rimanere in Ateneo”. Marrelli “è un uomo decisamente informale. Un ricercatore di livello internazionale che non poneva barriere e ostacoli se arrivava in rettorato qualcuno che neppure conosceva. Lo trattava come un amico. Mi piaceva per questo lavorare con lui e perché mi ha sempre dato l’impressione di essere uno molto integro, una persona pulita”.
Ricorda: “Capitava di andare a cena con le rispettive mogli al di fuori degli impegni e delle occasioni istituzionali. A volte eravamo ospiti di Luigi Frusciante, professore di Agraria, tra gli ideatori del Corso di Laurea in Viticoltura. Un profondo conoscitore di vini. Con Marrelli sono stato anche a Shanghai quando lui andò lì per la firma di un accordo tra le Università. Indimenticabile la sera nella quale ci portò in una bettola dove, secondo lui, si poteva gustare la vera cucina cinese. Passammo bruscamente dalle cene e dagli alberghi di lusso ad un locale sgarrupatissimo. Il Rettore Marrelli era così: curioso, informale, uno che voleva capire le cose oltre le etichette. Nel lavoro, peraltro, era rigoroso. Ci metteva l’anima”.
Gli anni di rettorato Marrelli “sono stati quelli della transizione al nuovo Statuto di Ateneo. Fu con lui che misi piede a Monte Sant’Angelo, dove ora concludo la mia vita lavorativa. Era andato via Antonio Lavezza, capo dell’Ufficio dei Servizi Generali. Mi diedero quest’altro incarico, in parallelo a quello della segreteria del rettorato. L’ho ricoperto fino a quando Marrelli lasciò dopo un solo mandato”.

Il doppio incarico con Manfredi

Gaetano Manfredi, che con Marrelli era stato Prorettore, ne prese il posto.
Mi chiese – va avanti Montola – di rimanere in rettorato, anche perché ci eravamo già frequentati. Ne fui contento e nel corso del tempo ho potuto apprezzare quanto fosse aperto ai contributi di proposte e idee.
Mi dividevo tra rettorato e Monte Sant’Angelo, dove avevo la delega come referente per l’amministrazione. Gli posi diverse questioni sulla funzionalità del complesso universitario di via Cinthia. Partimmo con il recupero dei punti ristoro, che erano abbastanza datati. Il prof. Francesco Polverino, un ingegnere, entrò nella partita. Io volevo che fossero coinvolti gli studenti e lui trovò il modo di farlo. I suoi allievi del corso si esercitavano a progettare la ristrutturazione dei punti ristoro. Li abbiamo rifunzionalizzati e recuperati tutti, tranne quello dei Centri comuni, legato ai lavori del nuovo ingresso di Monte Sant’Angelo. Altre iniziative non si sono concretizzate, ma resto convinto che fossero valide. Avremmo dovuto realizzare un percorso di fontanine per il rifornimento d’acqua delle borracce e delle bottiglie, per esempio. C’era il progetto di una bella palestra”.
Va avanti: “Uno dei risultati ottenuti durante il rettorato di Manfredi del quale più vado fiero riguarda l’Orchestra Scarlatti. Era rimasta senza una sede adeguata. Gaetano Russo, che era ed è il direttore artistico, ne parlò con il prof. Edoardo Cosenza. Questi, a sua volta, interloquì con Manfredi e il Rettore mi coinvolse nella faccenda. Trovammo il modo di accogliere la Scarlatti a San Marcellino”.
Ricordi tanti, dunque. Rimpianti e dispiaceri? “Ce ne sono, come è normale per ogni esperienza umana e lavorativa, ma non offuscano quanto di bello ho trovato alla Federico II in quasi 40 anni”. Inevitabile la domanda su cosa farà Montola da pensionato. “Io sono figlio di un pescatore di Mergellina – risponde – e sono cresciuto a contatto con il mare al Parco Carelli, a Posillipo. Insieme ai miei fratelli ho riarmato una barca per la pesca. Una Marea 20 piccolina, che consente di andare per mare. Dal 2 maggio possiamo metterla in acqua a Nisida. Avrò finalmente il tempo di andare a pesca e di vivere il mare. Certamente continuerò a praticare sport, forse in orari più comodi. Vado in piscina ogni giorno al Cus alle sette di mattina e nuoto per mezz’ora. Esco dall’acqua felice”.
Fabrizio Geremicca

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Ateneapoli – n.05 – 2024 – Pagina 6

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