La prof.ssa Corrao: “all’università per tirare fuori la propria stoffa”

E’ quella strana idea di troppa libertà che a volte porta gli studenti a perdere tempo prezioso durante il primo anno di università. “Una volta entrai in un’aula del primo anno e i ragazzi non smettevano di ridere, scherzare e fare confusione. Allora, presi le mie cose, li salutai e me ne andai. I ragazzi allibiti mi chiesero come mai non facessi lezione. Spiegai loro, semplicemente, che se nessuno era interessato a quello che stavo dicendo, non avevo nessun interesse a restare. Da allora in poi, abbiamo fatto lezione senza più nessuna interruzione”, racconta con un sorriso la prof.ssa Francesca Corrao, Presidente del Corso di Laurea in Relazioni Internazionali (Facoltà di Scienze Politiche) e docente di Lingua Araba (anche alla Facoltà di Studi Arabo Islamici e del Mediterraneo). Un episodio emblematico del comportamento che spesso hanno i ragazzi al primo anno. “A questo punto della propria vita bisogna saper essere adulti. Se si perde tempo o si fanno scelte sbagliate, se ne pagano le conseguenze a 50 anni, dallo psicologo!”, dice la docente. Che invita a vivere l’Università in maniera attiva. “A volte l’università diventa uno strumento per sfuggire alla realtà, un parcheggio dal mondo. Bisogna, invece, essere convinti. Capire che qui si viene per acquisire conoscenza e per tirare fuori la propria stoffa, comprendere di che pasta si è fatti, per cosa si è portati”. Lo studente deve essere un ragazzo cosciente di sé e delle proprie scelte, che sappia affrontare l’esperienza universitaria anche con flessibilità, ironia e caparbietà. Dunque “frequentare le biblioteche, interloquire con i  professori, seguire le tante iniziative – conferenze, seminari – che si organizzano in Facoltà”. 
Per raggiungere migliori risultati, aggiunge Corrao, “è importante attrezzarsi con delle tecniche per affrontare le proprie fragilità, o i momenti più difficili”. La frequenza attenta delle lezioni è sicuramente la prima strategia utile. “Consiglio di seguire tutti i corsi. E’ utilissimo anche per capire il linguaggio e su cosa si sofferma il docente”. E poi “prendere appunti”. Nello specifico per le lingue, “segnare le parole che non si comprendono, così si possono poi cercare sul vocabolario; chiedere chiarimenti al professore”. Lo studio dev’essere quotidiano “il ragazzo che viene dalle superiori spesso è abituato a studiare l’ultima settimana prima delle interrogazioni, ma qui non può ridursi a gennaio perché dopo quattro mesi trascorsi in maniera passiva non si può recuperare gli ultimi quindici giorni”.
Anche lo studente più volenteroso può incontrare degli ostacoli, avere problemi e magari fermarsi su un esame. “A questo punto non bisogna angosciarsi più di tanto – consiglia ancora la docente – Se ci si trova di fronte ad un muro – un professore con atteggiamenti più rigidi, un esame arido, un momento di stanchezza o una materia che proprio non riesce ad entrare nella testa -, allora è il caso di prendere la scorciatoia laterale: andare avanti, per poi ritornare quando si è più forti. Intanto, ci si può rivolgere alle strutture di Ateneo per il supporto agli studenti e, ad esempio, se si è programmato di dare quattro esami, ed uno proprio non va, sostenere gli altri tre e su quell’altro ritornare con più calma, dopo, senza impantanarsi”.
“Sono convinta – conclude la prof.ssa Corrao – che ogni studente è preziosissimo per la società, perché è giovane, ha coraggio, passione, vitalità, sogni, e speranze”.
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