Miriel Triggianese, ex studentessa, oggi manager all’Esa, racconta le sfide dell’ingegneria per lo spazio

Chi lo scorso 30 ottobre si fosse trovato nella sede del Dipartimento di Ingegneria di via Roma, ad Aversa, si sarebbe imbattuto in un capannello di studenti in attesa di entrare nella Sala del Consiglio. Una cosa da nulla per alcuni, ma non per loro, studenti Magistrali, lì per scoprire nuove opportunità di carriera. Leitmotiv della giornata? Lo spazio, affrontato in un seminario dal titolo ‘Le sfide dell’ingegneria per lo spazio’, organizzato dai professori Luigi Rubino, Giuseppe Pezzella e Antonio Viviani.
Sono da poco passate le 14 quando gli studenti cominciano a entrare nell’aula, mentre la relatrice prende posto. È Miriel Triggianese, Satellite engineering manager per la European Space Agency (ESA) ed ex studentessa del Dipartimento. Casertana, ha conseguito presso la Vanvitelli la laurea in Ingegneria elettronica (2004) e il dottorato in ‘Conversione dell’energia elettrica’ (2007). Poi il post-doc in ‘Elettronica di potenza spaziale’ presso il Centro Europeo di Ricerca e tecnologia spaziale (ESTEC) di Noordwijk, nei Paesi Bassi, dove oggi vive.
“Il mio ruolo? Molte responsabilità, ma anche grandi soddisfazioni – spiega Triggianese ai presenti – Raggiungere questi risultati è possibile per chiunque, ammesso che non manchino i requisiti fondamentali: impegno, costanza, studio e specialmente passione”.
Triggianese lavora al progetto Copernicus, un’iniziativa dell’ESA che si propone di fornire all’Unione Europea autonomia nel settore della sicurezza e dell’ambiente grazie alle rilevazioni satellitari. Nata nel 2001, l’iniziativa si avvale di una serie di satelliti, chiamati Sentinel, che orbitando intorno alla Terra raccolgono dati di vario tipo, dalla composizione atmosferica al monitoraggio di aree terrestri e oceaniche.
Tra gli sviluppi futuri si incardina il Copernicus Imaging Microwave Radiometer (CIMR), nel cui team opera Triggianese, che prevede la misurazione della temperatura, della salinità dei mari e della concentrazione di ghiaccio sulla superficie. “Le problematiche ambientali sono la questione centrale del nostro tempo – spiega ancora Triggianese – ma l’ingegneria può fornire risposte e soluzioni avvalendosi di strumentazioni molto sofisticate”.
È seguita una spiegazione tecnica della missione, che attualmente è nella sua fase preparatoria. Con un numero previsto di tre satelliti, l’Artico sarà monitorato giorno e notte affinché ogni variazione venga registrata. Il riscaldamento globale e il conseguente scioglimento dei ghiacciai hanno un forte impatto sulle attività antropiche e specialmente sulla qualità della vita umana e delle altre creature che abitano la biosfera, ed è per questo che la missione è stata inclusa tra le sei missioni ad alta priorità del programma Copernicus.
Un settore che richiede all’ingegneria grandi contributi e che quindi può offrire importanti opportunità di carriera. “Non è un percorso semplice – prosegue Triggianese – Servono molte competenze ed è importante formarsi anche sul versante linguistico. Fondamentale è la conoscenza dell’inglese, vera e propria lingua franca, per cui non disdegnate esperienze all’estero che, oltre a essere formative, costituiscono anche un’occasione per fare networking”. Ha poi preso la parola il prof. Alfonso Marino, docente di Ingegneria economico-gestionale: “Non crediate di arrivare a questi risultati senza lavori scientifici, senza aver cioè acquisito una certa autorevolezza – sottolinea – Con la laurea finisce una storia e ne comincia un’altra, fatta di PhD e post-doc. Volete una carriera smagliante? Dovrete impegnarvi molto e senza garanzie di successo, ma con la solida speranza di riuscire a raggiungere i risultati della dott.ssa Triggianese”.

Gli studenti

Ho sempre avuto passione per le materie scientifiche e in particolare per la matematica e la fisica – racconta Domenico Simonelli, secondo anno della Magistrale in Ingegneria Elettronica, presente al seminario – Ora sto lavorando a una tesi sul Battery Management System, spero di laurearmi a breve”. Relativamente all’incontro: “Non conoscevo l’Esa, ignoravo le missioni in cui è impegnata, ma oggi ho scoperto un ulteriore sbocco lavorativo. Non so se sia la mia strada, ma sicuramente è una cosa che terrò in considerazione perché alla soddisfazione lavorativa si aggiungerebbe la sensazione di star facendo qualcosa di buono per il pianeta”.
Anche Martina Mattiello è al secondo anno di Ingegneria Elettronica. Dice: “La passione della dott.ssa Triggianese mi ha ispirata, quindi mi concentrerò sulle opportunità di carriera nell’ESA”.
Interessata al ‘power electronics’, Martina sottolinea di aver scelto Ingegneria per la sua parte applicativa: “Avrei potuto studiare Matematica o Fisica, all’epoca ci ho pensato poi però ho capito che non volevo spiegare il linguaggio matematico, ma applicarlo ai problemi della vita quotidiana per cercare di risolverli. C’è una grande differenza”. Rosario Ferrarello, stesso percorso dei colleghi, ha partecipato all’incontro perché gli argomenti trattati hanno suscitato la sua curiosità: “Seminari come questo – dice – sono una connessione diretta col mondo del lavoro. Ora però voglio laurearmi, poi penserò al lavoro”.
Nicola Di Nardo
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Ateneapoli – n.18 – 2024 – Pagina 22

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