Biblioteche, didattica, identità, salvaguardare le specificità, applicazione della riforma non solo sugli aspetti quantitativi, ma anche qualitativi. Sono le priorità che la neo Preside di Lettere, prof.ssa Amneris Roselli, segnala all’agenda del Rettore.
La nostra intervista parte dalle priorità per il futuro Rettore. “Le Biblioteche, innanzitutto. La scarsa possibilità attuale di comprare libri sta diventando un problema molto serio. Ci sono possibilità di soluzioni con la consultazione on-line, ad esempio, – che parzialmente risolvono, – almeno per i periodici, ma non basta”. Altro problema: “la carenza di posti di lettura, ma anche la necessità di orari di consultazione più lunghi. Di norma si chiude intorno alle 17,00 e qualcuno alle 19,00. Contro una media europea, ma ormai anche di qualche università italiana, che chiude alle 21,00-22,00”. “Io vedrei le biblioteche come un punto qualificante di un futuro programma rettorale”. “Anche perché L’Orientale, per sua tradizione, ha dei patrimoni librari straordinari, al suo interno. Penso alla Biblioteca Asia e Africa, fra le più ricche di patrimonio storico”. Altre priorità? “Tenere alta la qualità dell’offerta didattica, con docenze incardinate. E una ricerca scientifica di qualità”. “Penserei che l’ateneo andrebbe dotato anche di un Ufficio specifico che ricerchi delle soluzioni, ad esempio il reperimento di fondi per la ricerca ma non solo. E questo Ufficio, che in parte c’è già, andrebbe potenziato”. “Naturalmente, bisogna lavorare tutti, altrimenti il rettore da solo non ce la può fare”. La sua è una presidenza di confine tra Occidente ed Oriente, sono ancora valide queste differenze? “Sono qui da 10 anni, ma non ho affatto percepito questo scontro. Successivamente, venendo meno i fondi, ho notato un po’ di contrapposizioni. Certo, se debbono esserci dei tagli, questi non possono essere solo da una parte”. Avete vuoti di organico importanti: hindi, urdu, etc. “È vero. Ci sono ancora, ma per talune discipline siamo all’ultimo anno. Andranno in pensione i docenti e va risolto con urgenza. Ma il tempo lavora contro di noi”. “Dovremo trovare delle soluzioni urgenti. Anche perché si tratta di lingue parlate da milioni di persone, penso ad esempio all’India”. I critici sostengono che manchi un progetto culturale dell’ateneo. Cosa ne pensa? “Il progetto culturale ce lo facciamo noi. Tutti insieme. Dobbiamo fare delle scelte e non solo mantenere l’esistente, altrimenti non andiamo molto in là. Questa è l’occasione, con l’attuazione della Riforma Mussi, per andare ad una semplificazione. Una occasione che non va persa”. Sembra parere diffuso che ci attendano tempi difficili. “Il futuro Rettore dovrà dire dei sì, ma anche dei no”, concorda? “Indubbiamente. I tempi sono molto complicati, dagli aspetti finanziari, agli ordinamenti, alle procedure di valutazione che io ritengo un fattore altamente importante”. “La principale valutazione è quella del CIVR, ed è sulla ricerca negli atenei, ed è lì che si definiscono in parte i fondi da destinare. Ma c’è poi anche la valutazione della didattica e l’efficacia dei Corsi di Laurea e degli insegnamenti”. I docenti un po’ anarchici de L’Orientale, secondo lei, accetteranno di essere valutati? “Certamente. All’inizio la Facoltà, sulle carriere degli studenti, reagì con un po’ di brividi. Va anche detto che talvolta l’imposizione di certi criteri è discutibile. Ma l’idea della valutazione è in sé positiva. Deve però essere qualitativa e non solo quantitativa. Perché una cosa è insegnare inglese a grandi numeri, altra è tibetano. Ed entrambi fanno parte della casa comune de L’Orientale e della nostra identità”. E sulla valutazione aggiunge: “il sistema universitario italiano va in quella direzione; non possiamo arrivarci tardi. Anzi, meglio arrivarci con un po’ di anticipo”. Lettere un tempo era maggioranza assoluta nell’ateneo. Non pensa che a qualcuno la perdita di questo ruolo può essere stata mal digerita in Facoltà? “Non lo so. Sono arrivata tardi per una riflessione del genere. Forse, essendo molto aumentato il numero degli studenti in ateneo, la situazione generale ed il rapporto docenti-studenti è cambiato. Questo sì. Ma l’identità e le specificità vanno difese; perché sono patrimonio essenziale ed unitario dell’ateneo”. “Tutte le specificità”, precisa. “Ritengo cioè che abbiano cittadinanza anche le discipline storiche, filosofiche, archeologiche, dove abbiamo una forte tradizione, con un Corso di laurea unico in Italia: Beni Archeologici Occidentali e Orientali: con studi in archeologia dell’Asia, dell’India, della Cina e dell’arte cinese e giapponese. Ed insegnamenti che teniamo vivi, a caro prezzo”. Al momento pare che avrete il primo rettore donna in Italia? “No. C’è già un Rettore all’Università per stranieri di Perugia. Dal 2004. Stefania Granieri, una classicista mia collega”. “Ed un rettore donna lo considero un fatto del tutto, semplicemente, normale”.
Paolo Iannotti
La nostra intervista parte dalle priorità per il futuro Rettore. “Le Biblioteche, innanzitutto. La scarsa possibilità attuale di comprare libri sta diventando un problema molto serio. Ci sono possibilità di soluzioni con la consultazione on-line, ad esempio, – che parzialmente risolvono, – almeno per i periodici, ma non basta”. Altro problema: “la carenza di posti di lettura, ma anche la necessità di orari di consultazione più lunghi. Di norma si chiude intorno alle 17,00 e qualcuno alle 19,00. Contro una media europea, ma ormai anche di qualche università italiana, che chiude alle 21,00-22,00”. “Io vedrei le biblioteche come un punto qualificante di un futuro programma rettorale”. “Anche perché L’Orientale, per sua tradizione, ha dei patrimoni librari straordinari, al suo interno. Penso alla Biblioteca Asia e Africa, fra le più ricche di patrimonio storico”. Altre priorità? “Tenere alta la qualità dell’offerta didattica, con docenze incardinate. E una ricerca scientifica di qualità”. “Penserei che l’ateneo andrebbe dotato anche di un Ufficio specifico che ricerchi delle soluzioni, ad esempio il reperimento di fondi per la ricerca ma non solo. E questo Ufficio, che in parte c’è già, andrebbe potenziato”. “Naturalmente, bisogna lavorare tutti, altrimenti il rettore da solo non ce la può fare”. La sua è una presidenza di confine tra Occidente ed Oriente, sono ancora valide queste differenze? “Sono qui da 10 anni, ma non ho affatto percepito questo scontro. Successivamente, venendo meno i fondi, ho notato un po’ di contrapposizioni. Certo, se debbono esserci dei tagli, questi non possono essere solo da una parte”. Avete vuoti di organico importanti: hindi, urdu, etc. “È vero. Ci sono ancora, ma per talune discipline siamo all’ultimo anno. Andranno in pensione i docenti e va risolto con urgenza. Ma il tempo lavora contro di noi”. “Dovremo trovare delle soluzioni urgenti. Anche perché si tratta di lingue parlate da milioni di persone, penso ad esempio all’India”. I critici sostengono che manchi un progetto culturale dell’ateneo. Cosa ne pensa? “Il progetto culturale ce lo facciamo noi. Tutti insieme. Dobbiamo fare delle scelte e non solo mantenere l’esistente, altrimenti non andiamo molto in là. Questa è l’occasione, con l’attuazione della Riforma Mussi, per andare ad una semplificazione. Una occasione che non va persa”. Sembra parere diffuso che ci attendano tempi difficili. “Il futuro Rettore dovrà dire dei sì, ma anche dei no”, concorda? “Indubbiamente. I tempi sono molto complicati, dagli aspetti finanziari, agli ordinamenti, alle procedure di valutazione che io ritengo un fattore altamente importante”. “La principale valutazione è quella del CIVR, ed è sulla ricerca negli atenei, ed è lì che si definiscono in parte i fondi da destinare. Ma c’è poi anche la valutazione della didattica e l’efficacia dei Corsi di Laurea e degli insegnamenti”. I docenti un po’ anarchici de L’Orientale, secondo lei, accetteranno di essere valutati? “Certamente. All’inizio la Facoltà, sulle carriere degli studenti, reagì con un po’ di brividi. Va anche detto che talvolta l’imposizione di certi criteri è discutibile. Ma l’idea della valutazione è in sé positiva. Deve però essere qualitativa e non solo quantitativa. Perché una cosa è insegnare inglese a grandi numeri, altra è tibetano. Ed entrambi fanno parte della casa comune de L’Orientale e della nostra identità”. E sulla valutazione aggiunge: “il sistema universitario italiano va in quella direzione; non possiamo arrivarci tardi. Anzi, meglio arrivarci con un po’ di anticipo”. Lettere un tempo era maggioranza assoluta nell’ateneo. Non pensa che a qualcuno la perdita di questo ruolo può essere stata mal digerita in Facoltà? “Non lo so. Sono arrivata tardi per una riflessione del genere. Forse, essendo molto aumentato il numero degli studenti in ateneo, la situazione generale ed il rapporto docenti-studenti è cambiato. Questo sì. Ma l’identità e le specificità vanno difese; perché sono patrimonio essenziale ed unitario dell’ateneo”. “Tutte le specificità”, precisa. “Ritengo cioè che abbiano cittadinanza anche le discipline storiche, filosofiche, archeologiche, dove abbiamo una forte tradizione, con un Corso di laurea unico in Italia: Beni Archeologici Occidentali e Orientali: con studi in archeologia dell’Asia, dell’India, della Cina e dell’arte cinese e giapponese. Ed insegnamenti che teniamo vivi, a caro prezzo”. Al momento pare che avrete il primo rettore donna in Italia? “No. C’è già un Rettore all’Università per stranieri di Perugia. Dal 2004. Stefania Granieri, una classicista mia collega”. “Ed un rettore donna lo considero un fatto del tutto, semplicemente, normale”.
Paolo Iannotti