Una mostra per celebrare i 100 anni del Rotary Club di Napoli

C’è un docente universitario della Federico II al timone del Rotary Club di Napoli: è il prof. Massimo Franco, Ordinario di Organizzazione Aziendale e Risorse Umane presso il Dipartimento di Scienze Politiche. Franco è anche il curatore della mostra che è stata allestita a Palazzo Reale nel mese di gennaio per celebrare il secolo di vita dell’associazione a Napoli (“fu fondata l’undici dicembre 1924 presso l’hotel Bertolini. Fu eletto per acclamazione come primo presidente il commendatore Francesco Bertolini. In un secolo di attività ha condotto progetti di inclusione sociale, di sostegno alle imprese locali, di protezione del patrimonio culturale”) e che potrà essere visitata gratuitamente fino al 15 giugno. È stata inaugurata alla presenza, tra gli altri, del sindaco Gaetano Manfredi e del Rettore della Federico II Matteo Lorito.

“L’obiettivo della mostra è far conoscere, specialmente ai più giovani, cosa sia il Rotary, la sua storia e soprattutto i progetti che ha portato avanti e che tuttora promuove – sottolinea il prof. Franco – Per questo auspico che vengano anche molti studenti universitari, tanto più che il rapporto del Rotary con l’Ateneo è sempre stato molto stretto, sia per le iniziative che sono state avviate in comune, sia per la presenza di tanti docenti nella storia dell’associazione”. Qualche esempio? “Preferirei evitare – risponde Franco – per non far torto a chi potrei dimenticare”. Tocca dunque al cronista ricordare, sia pure senza alcuna pretesa di esaustività, alcuni tra i nomi dei professori universitari i quali hanno fatto parte o tuttora sono nel Rotary napoletano: Riccardo Mercurio, Luigi Califano, Alberto Castagnaro, Nicola Scarpato, Fabio Mangone, Paolo Cupo, Marcello Picone, Renata Picone. Ma torniamo alla mostra organizzata in occasione del centenario.

“Lo spazio espositivo è quello dell’Androne delle Carrozze. Un posto strategico, di grande passaggio. Un sabato pomeriggio in un quarto d’ora abbiamo avuto oltre 80 presenze. Direi che è un ottimo risultato. Diverte e inorgoglisce leggere inoltre nel libro delle presenze frasi in giapponese o in cinese. Quella del Rotary è una grande comunità nel mondo, della quale fanno parte 1.400.000 persone; 900 a Napoli e 2800 in Campania. Sfido un rotariano che venga in città da turista, passi in Piazza del Plebiscito e noti gli stendardi con l’indicazione della mostra a non entrare nell’Androne delle Carrozze. Impossibile”.

L’esposizione è divisa in 5 stanze tematiche e chi le percorre ha modo di soddisfare tra l’altro la sua curiosità in relazione ai simboli e ai rituali dei rotariani in ogni parte del mondo. Cosa rappresenta, per esempio, la ruota dentata, il marchio inconfondibile del Rotary: “Adottata nel 1906, è il simbolo del movimento e del servizio continuo dei rotariani. I 24 denti e i 6 raggi rappresentano l’azione collettiva e il coordinamento tra i Club. L’intaglio centrale, la cava, fu aggiunto nel 1924 e simboleggia forza e vitalità”.

Apertura e chiusura delle riunioni del Rotary, in ogni parte del mondo nel quale è presente, sono segnate dallo scampanellio. “La campana simboleggia disciplina ed unità. Il suo suono testimonia l’autorità e lo spirito di leadership del Club”.

L’associazione è aperta al contributo dei giovani: “I Club Interact raccolgono ragazze e ragazzi dai 12 ai 18 anni per aiutarli a sviluppare le loro doti e scoprire il valore del servire con interesse. RYLA (Rotary Youth Leadership Awards) è un programma di formazione rivolto ai giovani, con workshop, seminari ed attività che promuovono la crescita personale e le competenze di leadership. È un progetto per stimolare il talento nei giovani ed incoraggiarli a divenire cittadini attivi”.

Attraverso programmi di scambio culturale, poi, il Rotary “consente ai giovani di vivere esperienze all’estero, promuovendo la comprensione tra culture diverse ed offrendo l’opportunità di imparare nuove lingue e differenti stili di vita”. C’è una lunga storia di collaborazione con i club americani, “specialmente attraverso programmi di scambio giovani e borse di studio per promuovere l’istruzione superiore”, ma anche con quelli di diversi altri Paesi.

Ad esempio “con il Giappone su progetti di divulgazione della cultura della pace; con i paesi della ex Jugoslavia, su progetti di ricostruzione post bellica e di sviluppo economico, della Spagna, con iniziative congiunte nell’ambito della tutela della salute e dell’educazione. Questi progetti includono borse di studio per giovani meritevoli, scambi culturali e missioni mediche per portare assistenza sanitaria nelle aree bisognose”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n. 7 – 2025 – Pagina 12

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