Si avvicinano i Campionati Nazionali Universitari e la rappresentativa del CUS Napoli è al completo, pronta a partire per Milano. Qualificato per gli sport a squadre solo il calcio a 5 (la pallavolo è uscita a Roma con un secco 3 a 1). Il primo incontro sarà fratricida, contro il CUS Caserta, il 19 maggio. Gli atleti scelti per gli sport individuali gareggeranno dal 16 al 18 maggio: karate, judo, taekwondo, lotta, pugilato e tiro a segno.
Selezionati per il tiro a segno, le carabine: Valentina Corsiato, responsabile di delegazione, Katia Delli Paoli ed Enrico Ricciardi; le pistole: Silvio Acito, Florinda Russo, Veriano Verde. È proprio il capogruppo del tiro a segno a svelare i misteri di uno sport, comunemente poco conosciuto, ma tanto apprezzato nell’arma. “Partecipo ai Campionati da quando è iniziata l’università, per la prima volta in veste di capogruppo. Si partecipa infatti a squadre, per poi stilare una classifica individuale, dove i migliori otto punteggi si sfidano in finale. Questo nasce come sport dei militari. Gareggiamo con tiratori per mestiere, quindi spesso e volentieri chi è nell’arma vince, perché si allena quotidianamente, mentre noi solo una volta al mese”, spiega Valentina, all’ultimo anno di Giurisprudenza. “Mi sono avvicinata al tiro a segno per puro caso, mio padre ne è stato il tramite: praticavo danza, ma nel 2004 ho avuto un incidente e non ho potuto più praticarla. Un’esperienza in Nazionale mi ha permesso una scelta: avevo la possibilità di entrare nell’arma dei Carabinieri grazie alle mie abilità di tiratore, ma ho preferito proseguire gli studi”. Si gareggia con due tipi di armi: la carabina e la pistola, “io tiro con la carabina. Ci vuole molta tecnica, devi saper controllare il colpo con la mente e fare attenzione, perché la carabina è più pesante della pistola. Quando spari, tutti i muscoli sono in tensione prima dello scatto. Bisogna applicare una leggera pressione del dito, senza movimenti bruschi, che potrebbero modificare il risultato previsto. Il colpo parte in otto secondi, io solitamente sono un po’ lenta e tendo a visualizzare molto prima di farlo partire”. Questo tipo di sport stabilisce una simbiosi tra tiratore e arma: “sembra quasi che ti ascolti quando spari. Devi isolarti al momento del tiro, e controllare la tachicardia non è facile quando tutti intorno sparano. L’obiettivo è sparare 40 colpi, totalizzando al massimo 400 punti. Per la pistola 360 è già un buon punteggio. Prevedo un allenamento di gruppo al poligono di Castellammare, prima della partenza per Milano”.
Gli atleti di punta del pugilato, un uomo e una donna: Silvestra Chiariello, per la categoria -57 kg e Tommaso Rossano per i +91 kg, vecchia conoscenza, in quanto vincitore di categoria l’anno scorso. A soli 21 anni, Tommaso è al secondo anno di Ingegneria Chimica: “l’ho scelta perché mi hanno sempre appassionato le materie scientifiche e vorrei lavorare nel campo dell’energia alternativa. Qui in Italia abbiamo tante risorse, ma non sappiamo sfruttarle”, spiega. Il punteggio totalizzato durante gli incontri regionali gli ha garantito la partecipazione ai Campionati anche quest’anno: “l’impegno è costante, faccio parte della Nazionale e vado spesso fuori Italia, quindi resta meno tempo per lo studio. Cerco di rimediare andando a ricevimento dai docenti per non restare indietro con il programma. Nel mio sport occorre continuità, non puoi stare più di quattro giorni fermo”. Tommaso si allena, infatti, due volte al giorno: “la mattina si fa un lavoro fisico per sopportare lo sforzo, più specifico il pomeriggio. Il pugilato è uno sport come tutti gli altri, non c’è di che aver paura, mi sono fatto più male giocando a basket. Per andare avanti occorre dedizione e fiducia in se stessi. Sul ring sei solo con il tuo avversario”. Sacrifici per mantenersi in forma: “niente fritture e acqua gassata, posso superare i 91 chili, ma non posso appesantirmi. Affronterò i Campionati dando il massimo, come sempre, perché gareggiare per il CUS Napoli è un onore. L’avversario per me più temibile è il laziale Federici”.
Chi dice che il pugilato sia uno sport solo maschile, sbaglia. Lo testimonia Silvestra, coetanea di Tommaso, al terzo anno di Scienze Naturali: “Tutte le ragazze dovrebbero praticarlo, perché forma il carattere, aiuta ad essere forte e affrontare la vita in modo diverso, con più sicurezza, a camminare senza aver paura del buio. Per salire sul ring ci vuole coraggio. Non lo consiglio a quelle che temono di spezzarsi le unghie o rovinarsi i capelli”. La ragazza ci tiene a sfatare il mito delle donne pugili: “le dipingono tutti come trasandate e simili a uomini. Non è vero. Siamo attente all’estetica come tutte le altre ragazze, anzi abbiamo qualcosa in più”. La Chiariello ha iniziato a 18 anni: “sono agonista da due, ma non ho mai partecipato ai CNU. Non sono preoccupata per l’incontro. La preoccupazione non serve, quando ti alleni costantemente”. Dedica, infatti, sei pomeriggi a settimana all’allenamento. Lo studio? “Nei ritagli di tempo. Si va incontro a rinunce per lo sport, ad esempio fare tardi la sera, perché la mattina presto bisogna andare a correre, corsi universitari permettendo. La giornata di uno sportivo dovrebbe essere di 30 ore almeno. La stanchezza si fa sentire, ma quando pratichi con passione è secondaria”.
Selezionati per il tiro a segno, le carabine: Valentina Corsiato, responsabile di delegazione, Katia Delli Paoli ed Enrico Ricciardi; le pistole: Silvio Acito, Florinda Russo, Veriano Verde. È proprio il capogruppo del tiro a segno a svelare i misteri di uno sport, comunemente poco conosciuto, ma tanto apprezzato nell’arma. “Partecipo ai Campionati da quando è iniziata l’università, per la prima volta in veste di capogruppo. Si partecipa infatti a squadre, per poi stilare una classifica individuale, dove i migliori otto punteggi si sfidano in finale. Questo nasce come sport dei militari. Gareggiamo con tiratori per mestiere, quindi spesso e volentieri chi è nell’arma vince, perché si allena quotidianamente, mentre noi solo una volta al mese”, spiega Valentina, all’ultimo anno di Giurisprudenza. “Mi sono avvicinata al tiro a segno per puro caso, mio padre ne è stato il tramite: praticavo danza, ma nel 2004 ho avuto un incidente e non ho potuto più praticarla. Un’esperienza in Nazionale mi ha permesso una scelta: avevo la possibilità di entrare nell’arma dei Carabinieri grazie alle mie abilità di tiratore, ma ho preferito proseguire gli studi”. Si gareggia con due tipi di armi: la carabina e la pistola, “io tiro con la carabina. Ci vuole molta tecnica, devi saper controllare il colpo con la mente e fare attenzione, perché la carabina è più pesante della pistola. Quando spari, tutti i muscoli sono in tensione prima dello scatto. Bisogna applicare una leggera pressione del dito, senza movimenti bruschi, che potrebbero modificare il risultato previsto. Il colpo parte in otto secondi, io solitamente sono un po’ lenta e tendo a visualizzare molto prima di farlo partire”. Questo tipo di sport stabilisce una simbiosi tra tiratore e arma: “sembra quasi che ti ascolti quando spari. Devi isolarti al momento del tiro, e controllare la tachicardia non è facile quando tutti intorno sparano. L’obiettivo è sparare 40 colpi, totalizzando al massimo 400 punti. Per la pistola 360 è già un buon punteggio. Prevedo un allenamento di gruppo al poligono di Castellammare, prima della partenza per Milano”.
Gli atleti di punta del pugilato, un uomo e una donna: Silvestra Chiariello, per la categoria -57 kg e Tommaso Rossano per i +91 kg, vecchia conoscenza, in quanto vincitore di categoria l’anno scorso. A soli 21 anni, Tommaso è al secondo anno di Ingegneria Chimica: “l’ho scelta perché mi hanno sempre appassionato le materie scientifiche e vorrei lavorare nel campo dell’energia alternativa. Qui in Italia abbiamo tante risorse, ma non sappiamo sfruttarle”, spiega. Il punteggio totalizzato durante gli incontri regionali gli ha garantito la partecipazione ai Campionati anche quest’anno: “l’impegno è costante, faccio parte della Nazionale e vado spesso fuori Italia, quindi resta meno tempo per lo studio. Cerco di rimediare andando a ricevimento dai docenti per non restare indietro con il programma. Nel mio sport occorre continuità, non puoi stare più di quattro giorni fermo”. Tommaso si allena, infatti, due volte al giorno: “la mattina si fa un lavoro fisico per sopportare lo sforzo, più specifico il pomeriggio. Il pugilato è uno sport come tutti gli altri, non c’è di che aver paura, mi sono fatto più male giocando a basket. Per andare avanti occorre dedizione e fiducia in se stessi. Sul ring sei solo con il tuo avversario”. Sacrifici per mantenersi in forma: “niente fritture e acqua gassata, posso superare i 91 chili, ma non posso appesantirmi. Affronterò i Campionati dando il massimo, come sempre, perché gareggiare per il CUS Napoli è un onore. L’avversario per me più temibile è il laziale Federici”.
Chi dice che il pugilato sia uno sport solo maschile, sbaglia. Lo testimonia Silvestra, coetanea di Tommaso, al terzo anno di Scienze Naturali: “Tutte le ragazze dovrebbero praticarlo, perché forma il carattere, aiuta ad essere forte e affrontare la vita in modo diverso, con più sicurezza, a camminare senza aver paura del buio. Per salire sul ring ci vuole coraggio. Non lo consiglio a quelle che temono di spezzarsi le unghie o rovinarsi i capelli”. La ragazza ci tiene a sfatare il mito delle donne pugili: “le dipingono tutti come trasandate e simili a uomini. Non è vero. Siamo attente all’estetica come tutte le altre ragazze, anzi abbiamo qualcosa in più”. La Chiariello ha iniziato a 18 anni: “sono agonista da due, ma non ho mai partecipato ai CNU. Non sono preoccupata per l’incontro. La preoccupazione non serve, quando ti alleni costantemente”. Dedica, infatti, sei pomeriggi a settimana all’allenamento. Lo studio? “Nei ritagli di tempo. Si va incontro a rinunce per lo sport, ad esempio fare tardi la sera, perché la mattina presto bisogna andare a correre, corsi universitari permettendo. La giornata di uno sportivo dovrebbe essere di 30 ore almeno. La stanchezza si fa sentire, ma quando pratichi con passione è secondaria”.