11 anni per diventare medici specialisti

Sapere, saper fare, saper essere. E’ l’espressione che racchiude le conoscenze e le competenze necessarie per esercitare la professione medica. “Generalmente, gli italiani sanno molto, ma sanno fare di meno rispetto ai loro giovani colleghi di altri Paesi”, ha detto il prof. Antonio Dello Russo a centinaia di studenti del quinto anno delle superiori accorsi per la presentazione delle Facoltà di Medicina. Traspare, tra i ragazzi, un grande interesse per le molteplici professioni del settore medico, che, secondo i dati di Almalaurea – ricordati dagli stessi docenti della Federico II e della Sun presenti all’iniziativa (oltre al prof. Dello Russo, si sono alternati i proff. Gabriele Riegler e Adelmo Gubitosi della Seconda Università) -, assicurano oltre il novantasette per cento di occupazione a tre anni dalla laurea. Il primo ostacolo sulla strada per diventare medico è rappresentato, senza dubbio, dai test d’ingresso: Medicina, Odontoiatria e tutti i Corsi delle Professioni sanitarie sono a numero programmato presso i tre Atenei campani (Federico II, Sun e Salerno). Il prof. Dello Russo ha sottolineato che “chi studia passa la prova”, mostrando anche alcune domande del concorso di quest’anno. “In tutte le situazioni che vi troverete ad affrontare nella vita, ponetevi sempre il massimo degli obiettivi, non vi accontentate – ha detto – Ai test, cercate di rispondere a tutte le domande e, soprattutto, ricordatevi che non esistono raccomandazioni. Le risposte vengono inviate al consorzio interuniversitario Cineca di Bologna, che provvede alla correzione e pubblica i risultati on-line”. Premesso, dunque, che basta una buona preparazione nelle materie di base (Chimica, Fisica, Matematica, Biologia), oltre che in Logica e Cultura generale, Dello Russo ha ricordato che “il Softel, Centro per l’Orientamento e la Formazione del Federico II, organizza appositi corsi di preparazione ogni anno” e che, in ogni caso, “i test non valutano assolutamente la vostra intelligenza; chi non li supera avrà comunque successo in altri settori lavorativi”. Di diversa opinione il prof. Gubitosi, docente di Chirurgia generale. “Ero un po’ critico su questa forma di selezione, – ha detto – ma, negli anni, mi sono reso conto che si tratta di quiz che testano una preparazione generale e non medica. A mio avviso, è importante concentrarsi su Biologia e Chimica, leggere tutti i giornali e frequentare un corso di Logica”. Ma è più difficile passare i test o sostenere gli esami dei primi anni? “Forse è più difficile entrare – ha ammesso Dello Russo – Una volta matricole, basta prendere il ritmo e cominciare a studiare da subito”. Tante le domande, da parte dei ragazzi, sulle diverse specializzazioni e la durata del percorso di studio. “Chi sceglie Medicina uscirà dall’Università dopo undici anni, tra Corso di Laurea e Scuola di Specializzazione – ha detto Dello Russo lasciando sbigottiti i ragazzi – ma non vi scoraggiate: gli anni della Specializzazione sono retribuiti, riceverete circa trentamila euro l’anno per apprendere. Non lo fa nessun’altra Facoltà!”. Il prof. Riegler, docente di Gastroenterologia, si è soffermato sugli sbocchi occupazionali. “Nei prossimi dieci anni, più della metà dei medici andrà in pensione, compreso il sottoscritto. Di conseguenza, ci sarà una forte richiesta che, attualmente, riguarda già i neo-laureati in Professioni Sanitarie”. La varietà dei Corsi di Laurea Triennali suscita curiosità e indecisione tra i giovani. “Il percorso è più breve, rispetto a quello di Medicina – ha chiarito Riegler – ma più duro. Fin dal primo anno, la vostra giornata sarà divisa in due parti: di mattina andrete in reparto, di pomeriggio seguirete le lezioni. Tutti i giorni. Sono lauree professionalizzanti, per cui, al conseguimento del titolo di studio, è possibile esercitare la professione”.
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