“Appunti, dispense e riassunti non vanno bene”

“Solo due o tre studenti sosterranno l’esame a giugno, un gruppo a luglio, la maggior parte di coloro che frequentano il corso lo rimanderanno ad ottobre. Le lezioni terminano il 6 giugno, la prima prova è fissata il 12, capisco sia difficile ripetere l’intero programma”, afferma la prof.ssa Vania Maffeo, ordinario di Procedura Penale III cattedra (D-K). Secondo la docente, l’errore più grave che si possa commettere nell’approcciarsi alla disciplina “è quello di pensare a come ridurre il numero di pagine da studiare. Appunti, dispense e riassunti non vanno bene. Meglio leggere qualche pagina in più e capire, piuttosto che cumulare un’accozzaglia di nozioni da memorizzare”. Perché, in sede d’esame, “si nota subito chi ha fatto uno sforzo indescrivibile per imparare a memoria. Tante volte, e mi dispiace, i ragazzi fanno una fatica enorme per arrivare a risultati non proprio entusiasmanti. Eppure lo dico sempre anche al corso: non chiedo articoli a memoria, né definizioni standard, mi interessa, invece, che il diritto penale sia stato compreso”. Uno studente può dare anche una definizione esatta “ma se lo fa in modo sterile e non è in grado di spiegare ciò che ha detto, la prova non può andare bene. Mi capita difficilmente di mettere un voto basso. O un ragazzo è bravo e ha capito, e quindi tendo ad attribuire un voto alto, oppure lo studio ‘arrangiato’ e mnemonico porta direttamente alla bocciatura”. Il tempo necessario ad acquisire una buona preparazione “non può essere standardizzato. Ognuno impiega le settimane di cui necessita”. Perché princìpi e regole del diritto penale “vanno dietro a notevoli sforzi di comprensione. Credo che gli argomenti oggetto di studio non  siano particolarmente difficili, né particolarmente lunghi, hanno solo una loro specificità”. Per riuscire bene in sede di esame, “occorre considerare che il Penale ha di base una consequenzialità, un inizio ed una fine. Gli Istituti sono tutti collegati fra loro. Il segreto è riuscire a comprenderli e creare collegamenti e passaggi”. Il testo: “è importante studiare da un manuale aggiornato, che non deve essere necessariamente quello consigliato. L’aggiornamento in itinere è fondamentale, il diritto cambia continuamente ed un futuro giurista deve essere in grado di stare al passo con eventuali cambiamenti”.
Susy Lubrano
Gli studenti: un esame bello ma per niente semplice
“Quando al IV anno incontri l’esame di Procedura Penale, ti senti quasi arrivato. Pensi che stai entrando nell’élite giuridica, finalmente potrai studiare qualcosa di appassionante, un diritto ricco di effetti speciali”, racconta Jacopo D’Antuono. “Poi, man mano che si entra in confidenza con il manuale – continua – ti accorgi che questodiritto tanto diverso non è. Ci sono nozioni da imparare, norme da interpretaree pure un bel malloppo di sentenze. Insomma, la favoletta del Penale regge fino a quando non ti scontri con la realtà: bello di sicuro, ma anche faticoso, non meno dei mostri sacri”. Quando il processo visto solo in TV bussa alla porta del percorso universitario, non è sempre semplice aprire. “Il principio del ‘ne bis in idem’ ed il giudicato penale sono stati la causa della mia sconfitta – dichiara Debora Salentino, studentessa al V anno – Dopo la promozione a Diritto Commerciale pensavo di aver superato il peggio, ed invece mi sono dovuta ricredere. Non so se la colpa è stata mia, forse ho sottovalutato la disciplina. La Procedura Penale è complessa almeno quanto quella Civile. Ed in più ha un’insidia maggiore: il processo che ti abbaglia e ti può distruggere”. “La mia non è stata una vera e propria debacle – afferma Giulia Tizzanini -Non sono stata bocciata, ma non ho nemmeno raggiunto i risultati che mi ero prefissata. Procedura penale
non è affatto semplice come si vuole far credere, occorre studiare perché i docenti pretendono molto e pongono domande precise”. La studentessa, prima di presentarsi alla prova, ha assistito a molti esami. “Non ho mai ascoltato un colloquio fra docente e studente che si ponesse solo su princìpi generali. Il dibattito ha sempre riguardato singoli Istituti che dapprima vanno spiegati in senso ampio, poi in modo minuzioso, fino a quando non si apre una rete di collegamenti con altri Istituti”. Per Matteo Tononi, il segreto sta nel non sottovalutare la prova. “Se l’esame è figo non vuol dire che per forza deve risultare semplice nell’approccio. Procedura penale mi ha dato del filo da torcere. Mai avrei pensato di impiegare 4 mesi per studiare e provare l’esame, ma così è stato. Il sacrificio, però, è stato ripagato. Non ho seguito i corsi, ho semplicemente studiato e chiesto spiegazioni a ricevimento quando qualcosa non quadrava”. Un’ultima constatazione: “Le cattedre sono tutte esigenti, ma sono anche molto disponibili con noi studenti – afferma Luisa Baiano, studentessa al V anno – I docenti pretendono ma danno altrettanto. Se studi bene e sai chiedere aiuto nei momenti di difficoltà, alla fine vieni ripagato. Questo potrebbe sembrare una cosa ovvia ai più, ma chi frequenta Giurisprudenza sa che la meritocrazia non sempre abita da queste parti”.
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