70 progetti attivi, 250 altri progetti interni da attivare, partecipazione nei Distretti e vari Consorzi, numerose commesse esterne, sette Corsi di Laurea (Informatica, Ingegneria Biomedica, Ingegneria dell’Automazione, Ingegneria delle Telecomunicazioni, Ingegneria Elettrica, Ingegneria Elettronica e Ingegneria Informatica), 14 Corsi di Studio, 8.000 studenti, 1.000 immatricolati all’anno (+15% nel 2014) ed un budget di circa 18 milioni di euro. Sono i numeri importanti del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione diretto dal prof. Nicola Mazzocca, il più grande dell’Università Federico II. Numeri che, se analizzati dal punto di vista aziendale, come oggi si vogliono considerare le Università, fanno emergere risultati molto positivi sulla didattica e la ricerca.
“La nostra è una attività frenetica con un carico di lavoro enorme. I numerosi progetti che seguiamo diventano sempre più impegnativi perché il Ministero tratta l’Università come se fosse un’azienda, con la stessa produzione di documentazione, per esempio versamenti Irap, Inail, Inps”, sottolinea Mazzocca. Però, avverte, “il recente cambiamento del modello dell’Università e della spesa pubblica non è stato accompagnato dall’inserimento di figure professionali qualificate e incentivazioni al personale, come invece accade nelle aziende. Molto si riesce a realizzare grazie all’impegno costante di numerose professionalità interne, come i tre capo ufficio del Dipartimento: Marina Cugnin, Cinzia Cannizzaro ed Elena Sole. Non so fino a quando si potrà andare avanti in questo modo”.
Un Dipartimento che guarda anche con molta attenzione alla formazione e al post-laurea: “siamo sopra la media generale, abbiamo giovani preparati che possono lavorare in qualsiasi parte del mondo. Talvolta, infatti, le borse di studio vanno deserte, perché i ragazzi hanno trovato già lavoro e questo è un fattore positivo”. E cita i dati riferiti all’anno scorso: “la disoccupazione dei nostri laureati è dello 0%. Se invece li leggiamo come fa l’ISTAT, ovvero considerando anche quelli che non cercano l’impiego, il dato del Dipartimento è superiore alla media di Ateneo, i nostri occupati sono l’80%”. Sul piano della didattica: “abbiamo delle lauree magistrali eccellenti”. Sulle Triennali: “la nostra attenzione deve essere sempre molto alta, perché c’è sempre un problema di fondo: quello di mantenere gli studenti in corso ed evitare gli abbandoni”. Poi avverte: “Tra poco avremo un altro problema: quello della media per accedere alla Laurea Magistrale. I ragazzi devono sapere che oggi non basta più laurearsi, ma bisogna farlo con i giusti voti e in tempi brevi”.
Mazzocca insiste sulla qualità della ricerca: “I nostri livelli scientifici sono superiori alla media dei Dipartimenti di Ingegneria italiani. Siamo i primi in molte materie e secondi in altre, quindi il livello è molto elevato, questo ci permette, almeno per il 2015/2016, di coprire la quasi totale potenzialità dei progetti. Si cerca di portare in Ateneo moltissime risorse”.
Impegno anche sui versanti del rapporto con il territorio – “partecipiamo con progetti sia di grandi che di piccole imprese, a seconda della tipologia di bandi. Dare una mano può essere un progetto istituzionale” – e dell’internazionalizzazione – “abbiamo 20/25 allievi e ricercatori che provengono da Corea, Giappone, Asia. Questo ci fa pensare che siamo diventati un sistema diverso, o che stiamo tentando a diventarlo, ma che comunque funziona”.
“La nostra è una attività frenetica con un carico di lavoro enorme. I numerosi progetti che seguiamo diventano sempre più impegnativi perché il Ministero tratta l’Università come se fosse un’azienda, con la stessa produzione di documentazione, per esempio versamenti Irap, Inail, Inps”, sottolinea Mazzocca. Però, avverte, “il recente cambiamento del modello dell’Università e della spesa pubblica non è stato accompagnato dall’inserimento di figure professionali qualificate e incentivazioni al personale, come invece accade nelle aziende. Molto si riesce a realizzare grazie all’impegno costante di numerose professionalità interne, come i tre capo ufficio del Dipartimento: Marina Cugnin, Cinzia Cannizzaro ed Elena Sole. Non so fino a quando si potrà andare avanti in questo modo”.
Un Dipartimento che guarda anche con molta attenzione alla formazione e al post-laurea: “siamo sopra la media generale, abbiamo giovani preparati che possono lavorare in qualsiasi parte del mondo. Talvolta, infatti, le borse di studio vanno deserte, perché i ragazzi hanno trovato già lavoro e questo è un fattore positivo”. E cita i dati riferiti all’anno scorso: “la disoccupazione dei nostri laureati è dello 0%. Se invece li leggiamo come fa l’ISTAT, ovvero considerando anche quelli che non cercano l’impiego, il dato del Dipartimento è superiore alla media di Ateneo, i nostri occupati sono l’80%”. Sul piano della didattica: “abbiamo delle lauree magistrali eccellenti”. Sulle Triennali: “la nostra attenzione deve essere sempre molto alta, perché c’è sempre un problema di fondo: quello di mantenere gli studenti in corso ed evitare gli abbandoni”. Poi avverte: “Tra poco avremo un altro problema: quello della media per accedere alla Laurea Magistrale. I ragazzi devono sapere che oggi non basta più laurearsi, ma bisogna farlo con i giusti voti e in tempi brevi”.
Mazzocca insiste sulla qualità della ricerca: “I nostri livelli scientifici sono superiori alla media dei Dipartimenti di Ingegneria italiani. Siamo i primi in molte materie e secondi in altre, quindi il livello è molto elevato, questo ci permette, almeno per il 2015/2016, di coprire la quasi totale potenzialità dei progetti. Si cerca di portare in Ateneo moltissime risorse”.
Impegno anche sui versanti del rapporto con il territorio – “partecipiamo con progetti sia di grandi che di piccole imprese, a seconda della tipologia di bandi. Dare una mano può essere un progetto istituzionale” – e dell’internazionalizzazione – “abbiamo 20/25 allievi e ricercatori che provengono da Corea, Giappone, Asia. Questo ci fa pensare che siamo diventati un sistema diverso, o che stiamo tentando a diventarlo, ma che comunque funziona”.
L’isolamento
dei Dipartimenti
dei Dipartimenti
Quello che c’è da migliorare: “va rivisto complessivamente l’aspetto regolamentare e questo va fatto alla luce del riassestamento della contabilità generale. Penso che il Rettore abbia una nuova sfida: cambiare l’Ateneo semplificando le procedure. Approfittando anche della rivoluzione epocale della Pubblica Amministrazione è necessaria una maggiore interazione tra persone che devono avere consapevolezza dei reciproci problemi. Nell’Ateneo bisogna lavorare per creare un modello con più momenti di incontro tra centro e periferia, non si può far vivere i Dipartimenti in isolamento, questo è il salto di qualità che dobbiamo fare”. Poi c’è un grosso problema di risorse: “siamo in pochi, sia come docenti che come tecnici ed amministrativi. Il carico di lavoro di questi mesi ha richiesto l’impegno massimo di tutti, però per far crescere i servizi e l’intero Ateneo credo occorra una dose di impegno maggiore”.
A dicembre prossimo sono da rinnovare i vertici di tutti i Dipartimenti dell’Ateneo per scadenza di mandato. Sul punto, Mazzocca afferma: “Essere il primo Direttore di questo Dipartimento è stato un grandissimo onore e mi sono reso conto di aver partecipato ad un processo importantissimo, impegnativo e sacrificato ma ripagato dalle gratificazioni di colleghi e studenti. Credo che alla scadenza del mandato sia giusto dare spazio ad altri colleghi interessati a continuare in questo percorso”.
A dicembre prossimo sono da rinnovare i vertici di tutti i Dipartimenti dell’Ateneo per scadenza di mandato. Sul punto, Mazzocca afferma: “Essere il primo Direttore di questo Dipartimento è stato un grandissimo onore e mi sono reso conto di aver partecipato ad un processo importantissimo, impegnativo e sacrificato ma ripagato dalle gratificazioni di colleghi e studenti. Credo che alla scadenza del mandato sia giusto dare spazio ad altri colleghi interessati a continuare in questo percorso”.