“Crescere danzando”: un’attività per migliorare se stessi attraverso la relazione con l’altro

“Ho deciso di proporre il laboratorio come se fosse un esperimento nel quale si guarderà la danza come movimento spontaneo, elemento d’espressione, comunicazione e relazione”, spiega la dott.ssa Emilia Napolitano, promotrice, dopo aver seguito una lezione di Dance Ability con la professionista Lidia Marinaro, di un’affascinante e originale attività partita l’11 marzo: il laboratorio “Crescere danzando”. Attivato dal SAAD (Servizio di Ateneo per le Attività degli studenti con Disabilità e Disturbi Specifici dell’Apprendimento), si inserisce nell’ambito delle attività a scelta con le quali si possono acquisire punti bonus da aggiungere alla media su centodieci per la seduta di laurea. In particolare, questo laboratorio prevede un punto bonus, è rivolto agli studenti della Facoltà di Scienze della Formazione ed è suddiviso in cinque incontri di tre ore, di cui l’ultimo è fissato l’8 aprile. 
Tra i 400 studenti interessati ne sono stati ammessi solo 20. “Non ci aspettavamo un risvolto così positivo per cui abbiamo dovuto procedere a una selezione – spiega la dott.ssa Napolitano, psicologa e psicoterapeuta integrata nello staff del SAAD – Abbiamo sottoposto gli studenti prima a un questionario valutativo e infine a un colloquio motivazionale”. Durante gli incontri occorre munirsi di un materassino/stuoia, un paio di calzini e un abbigliamento comodo. “Ogni studente farà quello che il proprio corpo gli consente. Il mio desiderio è che tutti i ragazzi, soprattutto chi ha problemi di disabilità, rivalutino le proprie capacità, proprio come ho fatto io. Il gruppo è eterogeneo, l’obiettivo è quello dell’inclusione. I limiti più grandi li fissiamo noi stessi, dobbiamo imparare ad affrontarli. Pongo la mia esperienza personale come esempio per chi si sente scoraggiato ed escluso. Anche io mi sono sentita etichettata, so cosa vuole dire convivere con un disagio, ma è fondamentale autoaccettarsi e trovare la serenità interiore, farsi rivalutare dall’altro e nello stesso tempo rivalutarlo senza pregiudizi”. I feedback dei ragazzi saranno raccolti nel momento finale, quando “attraverso una relazione si rifletterà sui valori acquisiti durante le lezioni, che riguarderanno il corpo ma soprattutto le emozioni vissute, i pensieri, le fantasie suscitate nella mente di ognuno”. Un’attività che arricchirà il bagaglio di futuri educatori, maestri e di chi desidera approcciarsi in modo alternativo con l’altro. L’esperienza della danza, infatti, ricopre un peso importante per la professionista Lidia Marinaro che è lei stessa un’educatrice. “La Dance Ability è una metodologia di studio rivoluzionaria basata sull’improvvisazione, sull’ascolto del proprio corpo in base alla relazione che si crea con l’altro in un preciso istante. Fa emergere la nostra sfera interiore, le nostre sensazioni, così da sentire il nostro corpo diverso e più rilassato – spiega la Marinaro – Con la dott.ssa Napolitano abbiamo unito il mondo della psicoanalisi con il lavoro sul corpo, perché crediamo entrambe nell’arte, nel suo livello pedagogico molto forte. Quando si parla di disabilità ci si sofferma sull’abbattimento dei limiti che sono comuni in tutti, anche nelle persone normodotate. Quando cresciamo siamo tutti come il germoglio di una pianta che per schiudersi al mondo deve rompere il guscio del seme, si fa sempre fatica, per cui bisogna prevedere il mettersi in gioco e sviluppare autostima. In questo tipo di danza non ci sono passi giusti o sbagliati da eseguire, ma nel rispetto degli altri ci si può sentire liberi di agire”. Durante le lezioni si cercherà il ‘denominatore comune’ del gruppo. “Vale a dire una cosa che tutti possono fare da soli o accompagnati. Ad esempio, se c’è uno studente in carrozzina, un altro con il bastone e uno con ritardo cognitivo, se tutti e tre possono muovere la testa quella sarà la chiave d’accesso (il denominatore comune!) per cominciare a lavorare. A questo punto ci si soffermerà sulla comprensione del tempo di movimento di ciascuno, sullo spazio, sulla composizione, cercando di crescere insieme attraverso una danza che diventa un veicolo per aiutare l’uomo ad arrivare sempre più in alto”.
Francesca Corato
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