“L’attenzione ai fatti concreti e l’umiltà” distinguono un buon economista

Laureato in Economia e Commercio alla Federico II nel 1990, oggi Giovanni Iuzzolino è un dirigente della Banca d’Italia. La sua è stata una testimonianza interessante e approfondita sul ruolo e i problemi dell’economista. “Avevo iniziato il Dottorato di ricerca, ma l’ho lasciato dopo aver vinto il concorso in Banca. Ho sbagliato, oggi sarebbe impensabile un percorso da economista senza avere qualche anno di specializzazione dopo la laurea. Anche allora, senza quegli approfondimenti, non sarei riuscito a superare il concorso”, spiega l’ospite che poi approfondisce il tema dei fraintendimenti e dei pregiudizi che affliggono questa figura: “Si tratta di un mestiere che richiede aggiornamento, che non comporta solo lo starsene dietro una scrivania. Ci sono alti e bassi ed oggi la sua credibilità non è ai massimi”. Si tende, infatti, ad accusare gli economisti di essere bravi a fare i conti, ma di avere scarso contatto con la realtà. Invece, sostiene il dott.Iuzzolino, l’attenzione ai fatti concreti e l’umiltà, perché ogni numeretto va dimostrato, distinguono un buon economista da chi non lo è. “Un problema che condividiamo con i magistrati, i quali devono prendere spesso decisioni spesso drammatiche, è quello di dover lavorare con una verità storica difficile da appurare”. Una condizione che si ripresenta spesso nella vita professionale. Gli interessi primari di una Banca Centrale sono essenzialmente due: tutelare la sicurezza monetaria e la qualità della sua circolazione, garantendo la solvibilità dell’intero ciclo economico. In altrettanti modi una banca può tradire, rompendo la stabilità dei prezzi o fallendo. Ma se le informazioni delle quali si dispone sono parziali o da estrapolare, come si fa a valutare un fenomeno economico? “Le buone informazioni sono una merce rara, difficile da reperire in anticipo. In Italia, per esempio, le aziende al di sotto una certa dimensione forniscono dati economici e finanziari aggregati, in gran parte privati. Per questo, a fronte di dismissioni di sedi e di inserimenti in via di contrazione, si stanno rapidamente sviluppando nei territori le reti di economisti – prosegue il dott. Iuzzolino sviluppando un parallelo significativo – Perché la Fisica ha fatto passi da gigante? Perché aveva a disposizione millenni di osservazioni astronomiche. Noi non disponiamo di un bagaglio analogo e un bravo economista deve sì avere basi quantitative, ma soprattutto una visione delle tante matematiche che ci sono e delle loro applicazioni”. Da questa competenza metrica scaturiscono la fantasia econometrica, ovvero l’abilità di saper lavorare con pochi dati, e la sapienza investigativa.
Il dirigente promuove anche le possibilità di tirocinio presso la Banca d’Italia che, da quest’anno, ha istituzionalizzato il tirocinio di ricerca presso le filiali territoriali. “Dicono che l’economia sia una scienza triste, ma questo marchio ce lo hanno dato nel 1849 gli schiavisti, in risposta alla valutazione economica che le possibilità di sviluppo non dipendono dal colore della pelle, ma dalle condizioni al contorno”. Infine, un suggerimento che non ti aspetti: delle buone letture che aiutano a raffinare il ragionamento economico. Si tratta di due testi di divulgazione scientifica ed economica con forti richiami alle scienze fisiche: ‘The road to reality’ di Roger Penrose e ‘The Arrow Impossibility Theorem’ dei Premi Nobel per l’Economia Eric Maskin e Amarta Sen: “perché, come certi scienziati, anche noi economisti lavoriamo in condizioni di incertezza e aleatorietà”.
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