“La ricerca non ha genere”

Una “colazione” per stare insieme, per discutere il tema della diversità nella scienza, diversità non solo di genere, e dell’empowering delle donne nel mondo della chimica. È alla sua terza edizione lo IUPAC Global Breakfast, l’evento dell’Associazione mondiale per la nomenclatura chimica, quest’anno a tema Empowering Diversity in Science, che si terrà il 9 febbraio, in contemporanea in tutta Europa.
Lo organizzano, per la Federico II, il Dipartimento di Farmacia in collaborazione con quello di Scienze Chimiche, e si potrà seguire sulla piattaforma Zoom. “Questa iniziativa vuole dare una spinta al ruolo delle donne che lavorano nel campo della chimica, facendoci sentire parte di un unico gruppo, e anche con l’obiettivo di rafforzare il ruolo di mentoring di noi docenti più adulte verso le più giovani”, premette la prof.ssa Valeria Costantino, una delle organizzatrici. Il discorso si allarga, poi, “all’importanza della presenza del genere femminile in ruoli apicali, ma anche alla necessità di raggiungere una parità di genere, senza distinzioni uomo-donna. Questo è stato un anno significativo, avendo ora una Prorettrice donna”. Diversi gli interventi che si susseguiranno nel corso dell’incontro: ci sarà uno spettacolo di improvvisazione a tema condotto dal prof. Marco Biondi con la collaborazione di Coffee Brecht-Improvvisazione Teatrale di Napoli e il talk “Donne nella scienza: una situazione fossilizzata?” dello youtuber Ruggero Rollini. “La tematica Diversity in Scienze vuole mettere in evidenza la ricchezza portata dalla diversità – commenta la dott.ssa Alessia Caso, giovane ricercatrice, anche lei tra le organizzatrici dell’incontro – Quando parliamo di diversità, pensiamo subito al genere. Ma c’è molto altro: la si può intendere come genere, come cultura, modo di pensare”. C’è un episodio “che ho vissuto sulla mia pelle e ricordo molto bene – racconta – Al termine del mio dottorato, mi trovai a collaborare con un collega iraniano. Un uomo, che arrivava da una società molto diversa dalla nostra e che non concepiva l’idea di ricevere indicazioni da me. Mi ignorava completamente e faceva capo solo al nostro professore, un uomo”. È un tema, dunque, sicuramente ampio, “che riflette anche un po’ sulla differenza tra uomo e donna nell’arco della vita, quando arriva il momento di creare una famiglia. Ma ribadisco che la ricerca non ha genere e io sono allo stesso tempo mamma e ricercatrice. È qualcosa che deve essere assimilato nella mentalità di tutti”.

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