“Nel giorno della laurea è lecito anche sognare”

“Le proposte di lavoro che ho ricevuto? Lidl, Euroconvenienza, Leroy Merlin  ed Eurospin. Con tutto il rispetto e senza nulla togliere a chi si procura da vivere lavorando in un supermercato o in un centro che vende telefonini e contratti di telefonia, non posso non rilevare che dopo tre anni di studio e di sacrifici nessuna di queste proposte è coerente con il percorso formativo, con i miei interessi, con quello in cui mi sono impegnato”. Sono parole di rammarico, sia pure in un giorno di festa quale è quello della tesi di laurea, quelle che pronuncia Francesco Capriello pochi minuti prima di iniziare la discussione con la commissione il 20 maggio al secondo piano di Palazzo Giusso, in aula 10. Sta per laurearsi in Scienze dell’architettura, si accinge a diventare un architetto junior eppure è un po’ amareggiato. “Proprio l’altro giorno – racconta – mi sono ritrovato nella casella di posta elettronica una mail di Almalaurea, la banca dati dei laureati, che mi contattava per propormi le opportunità lavorative alle quali facevo cenno. Se mai ce ne fosse stato bisogno, quella mail mi ha dato la certezza definitiva che qui a  Napoli ed in Campania la Laurea Triennale vale ben poco, ai fini dell’inserimento lavorativo. Non c’era bisogno di studiare tre anni e di laurearmi, sia pure al primo livello, per provare a lavorare a Leroy Merlin”. Un po’ per convinzione, un po’ per mancanza di alternative Capriello proseguirà dunque con la laurea di secondo livello. “Spero – dice – di frequentarla a Milano, perché lì immagino prospettive migliori. Il mio sogno sarebbe poi un Master all’Istituto Marangoni in Interior Design”. Capriello vive a Giugliano e si è laureato con una tesi sul riutilizzo di un immobile abusivo all’interno dell’area archeologica dell’antica Liternum. “Ho progettato – racconta – un edificio polifunzionale. Mi sono appassionato al lavoro, che è durato circa tre mesi, perché mi è piaciuta l’idea di destinare ad una funzione culturale un qualcosa che è nato all’insegna dell’illegalità. Ho immaginato che quell’edificio, simbolo della violenza sul territorio e della prevaricazione, potesse vivere una seconda esistenza di riscatto e far dimenticare come e perché è stato costruito. Il mio relatore è stato il prof. Nicola Flora, che mi ha aiutato e spronato moltissimo ed al quale sono grato per l’impegno. È stato lui a trasmettermi l’amore per l’architettura, quando ero ancora un liceale indeciso sul mio futuro”. Il bilancio dell’esperienza di Capriello a Scienze dell’architettura è positivo – “mi sono trovato bene” – ma il neolaureato raccomanda a chi stia valutando di immatricolarsi nel prossimo anno accademico di armarsi di molta pazienza. “È indispensabile – dice – per affrontare le correzioni dei lavori svolti durante i laboratori, che portano via in genere molto tempo”. Una nota negativa, prosegue, è quella del costo degli esami: “Tra libri, stampe e materiali per i laboratori se ne vanno tra cento e centocinquanta euro per ogni materia”. 
Confetti rossi il 20 maggio anche per Carmela Santitoro, 32 anni. Arredamenti interni, Architettura e Design il Corso di Laurea Triennale – ora non più attivo – che ha frequentato. Ha discusso una tesi sulla rifunzionalizzazione e sulla destinazione a nuovi scopi del padiglione Libia all’interno della Mostra d’Oltremare. Centocinque il voto che le ha attribuito la commissione di laurea. “Ho immaginato – racconta – che il padiglione Libia possa diventare un posto nel quale accogliere studenti e lavoratori free lance. Persone che necessitano di uno spazio nel quale svolgere le proprie attività e che non lo hanno. Penso agli universitari fuorisede i quali a volte abitano in case sovraffollate e non hanno stanze sufficientemente tranquille per approfondire le materie. Penso pure ai giovani professionisti che non hanno studi propri e che, alla Mostra d’Oltremare, potrebbero utilizzare la struttura per lavorare senza doversi sobbarcare costi non di rado impossibili da sostenere”. Aggiunge: “Lo spunto della mia tesi è nato da un esame che ho sostenuto e che verteva appunto sulla Mostra d’Oltremare. L’ho visitata, ho camminato lì dentro e me ne sono innamorata. È un posto straordinario, ignorato da molti tra gli stessi napoletani e che offre grandissime potenzialità. Sarebbe importante riportarlo al centro della vita della città e mi piacerebbe che un giorno accadesse anche per merito del mio progetto, se fosse realizzato. So che è un sogno ma, nel giorno della laurea, è lecito anche sognare”. Il padiglione Libia fu progettato nel 1938 da Florestano Di Fausto e prevedeva di riproporre le condizioni del paesaggio della Libia attraverso la piantumazione di essenze esotiche. Fu ristrutturato nel 1952 da Carlo Cocchia e da Matteo Corbi. Oggi è in una situazione di degrado e di abbandono. Neppure il tempo di tirare il fiato che Carmela ritornerà già sui libri. “Mi sono iscritta alcuni mesi fa – dice – alla laurea di secondo livello in Progettazione Architettonica. Spero di laurearmi presto e di riuscire poi a svolgere, girando il mondo, il lavoro per il quale mi sto preparando”. Conclude: “Porto con me ottimi ricordi dell’esperienza che si conclude oggi. Tanti esami interessanti e stimolanti. Quello che mi ha coinvolto più degli altri è stato Storia dell’architettura ed arredamento”. 
 
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