“Non è vero che chi non ha una farmacia fa la fame”

Appuntamento alla sede universitaria di Monte Sant’Angelo il 17 settembre per il test d’accesso a uno dei due Corsi di Laurea Magistrali – Farmacia e Chimica e tecnologia farmaceutiche – attivati dal Dipartimento di Farmacia della Federico II. I candidati, che si ritroveranno nella sede universitaria alle ore 9, avranno a disposizione circa novanta minuti per rispondere a ottanta quesiti estratti a sorte da un elenco di domande disponibile sul sito web del Dipartimento. A farla da padrone saranno Chimica e Biologia con trenta domande a testa. Fisica, Matematica e Cultura generale gli argomenti dei restanti venti quiz a risposta multipla.
“Il test ha come argomenti gli insegnamenti del primo anno accademico. Si tratta di materie che si studiano al liceo, quindi i candidati dovrebbero saperle. Inoltre, dal primo giugno, è stato messo a disposizione sul sito di Facoltà un elenco di quiz che dà la possibilità di esercitarsi e di verificare gli errori con un correttore”. A rassicurare gli aspiranti farmacisti è il professor Ettore Novellino, Direttore del Dipartimento che ha assunto le funzioni della Facoltà di Farmacia. La prova si concentra, dunque, sulle materie scientifiche fondamentali di questo Corso di studi. Su aspetti professionali si basano, invece, le domande di cultura generale: “verranno sottoposti cinque test che si concentrano su aspetti generali di questa professione. Non chiediamo chi era Napoleone, ma cos’è una ricetta, cosa fa una farmacia e così via”.
I posti a disposizione sono quattrocento. Il numero programmato, infatti, porta 250 nuove leve al Corso di Laurea Magistrale in Farmacia e 150 a Chimica e Tecnologia farmaceutiche. Si tratta di due distinti percorsi di studio, entrambi di durata quinquennale, che preparano in maniera specifica al mondo del lavoro: “il primo è più orientato a formare professionisti impegnati nelle farmacie territoriali. CTF, invece, prevede un inserimento dei laureati nelle industrie”. Lavorare in una farmacia, come proprietario o come dipendente, è solo uùna delle possibilità aperte da questi studi: “chi si laurea può anche impegnarsi come informatore medico–scientifico o trovare lavoro presso enti e ministeri. Di certo la ruota che assorbe il maggior numero di laureati è quella delle farmacie aperte al pubblico. Però l’idea che chi non ha una farmacia di proprietà sia destinato a fare la fame è solo un luogo comune”.
Diventare farmacisti in Italia, ma avere un occhio puntato all’estero. I paesi d’oltre confine, infatti, rappresentano non soltanto una possibile destinazione dei giovani laureati in cerca di lavoro, ma anche un esempio sul quale modellare il modo italiano di fare farmacia. “Tempo fa, in occasione di un convegno, ho fatto venire farmacisti dall’estero per mostrare agli studenti i diversi aspetti della professione. A fine incontro tutti noi ci siamo augurati che il sistema italiano porti a una farmacia come quella inglese. Nei paesi anglosassoni, infatti, c’è la presa in carico del paziente da parte del farmacista. Il medico prescrive il farmaco, ma è chi lavora in farmacia che rileva i parametri di assunzione del medicinale e ne verifica l’efficacia. L’auspicio è che anche i paesi latini, come il nostro e quello spagnolo, assumano questa metodologia”.
Farmacia è a cura di
Ciro Baldini
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