“Se una persona ha imparato a ragionare” non dovrebbe avere problemi

Difficoltà di approccio dovute a lacune di base. È il problema principale segnalato dagli studenti per spiegare il loro rapporto complicato con la Matematica. Ecco cosa ne pensa il prof. Ciro Tarantino, titolare di cattedra al primo anno. “La Matematica è una materia che si presta facilmente a questo genere di interpretazioni. Appena ci si trova di fronte ad una difficoltà, anche piccola, si ricorre alla scusa della preparazione di base, sostenendo di avere delle lacune contro le quali non si può fare niente”, dice senza mezzi termini il professore. In parte dipende dalla convinzione diffusa che si tratti di un settore per il quale si deve essere ‘portati’. “All’università sono privilegiati gli aspetti legati al ragionamento. Se una persona ha imparato a ragionare, collegando fra loro i concetti, e può averlo fatto anche studiando greco, latino o letteratura, allora dovrebbe impegnarsi in questo senso, senza ricorrere a scuse”. Studiare Matematica ad un livello che escluda la meccanica dei conti implica delle riflessioni che sono nelle corde di qualunque persona abbia affrontato degli studi in maniera seria. “Il problema è che, spesso, questi ragazzi non hanno affrontato niente in maniera seria – sostiene ancora il docente – A nessuno, messo di fronte ad un testo di Diritto, verrebbe in mente di pensare di non sapere l’italiano se non capisce qualcosa. In quel caso si continua a leggere finché non è chiaro quello che c’è scritto”. Con la Matematica, invece, non si va avanti con lo studio. “Volendo fare una previsione ottimistica, su cento persone che seguono il mio corso, ottanta non hanno comprato il libro, e fra quelli che l’hanno fatto dieci non lo aprono mai”. Le lezioni, da sole, riescono a fornire tutti gli elementi necessari a sostenere il corso ma “a lezione si parla facendo in modo che le persone possano comprendere, il libro è scritto in modo che si possa comprendere leggendo. Sono due momenti diversi”.
Metà degli
 studenti 
ce la fa ma 
con voti bassi
Da pochi giorni sono cominciate le esercitazioni con il docente, nel corso delle quali i ragazzi possono portare degli esercizi da svolgere: “si tratta di un momento importante, insieme al ricevimento al quale, però, vengono poche persone. I ragazzi dovrebbero approfittare di queste opportunità e tenere presente che ad una cattedra sono collegate più persone. Solo in questo Dipartimento possono rivolgersi a sette od otto docenti, e il confronto con più metodi e approcci è molto utile”. Eppure, gli esiti agli esami sono soddisfacenti. La metà circa degli studenti viene promossa ad ogni appello. L’anno scorso, hanno superato la sessione invernale ben duecentocinquanta ragazzi su trecentosessanta, ma il voto medio è basso, si attesta intorno al 20-21. “I ragazzi si accontentano. Un po’ perché, a causa dei soliti pregiudizi, pensano di non poter fare di meglio e un po’ perché recepiscono il messaggio che fare presto è un bene e che il voto della Triennale non conta. Imparano presto ad ottimizzare gli sforzi e a non aspettarsi voti alti da esami come Matematica, Microeconomia e Macroeconomia”. Una parte dell’efficacia dipende dalla politica adottata dai docenti: “gli studenti sanno quali argomenti si devono conoscere per superare l’esame e cosa aspettarsi a fronte di un’assidua presenza in aula e di un lavoro costante sui compiti del passato, disponibili in rete”. Presenza in aula che non deve mai essere abbandonata.
Il professore lo abbiamo intervistato il 29 novembre, mentre gli studenti sono impegnati con le prove intercorso di Economia Aziendale e Diritto. “Oggi, dei centocinquanta studenti che ci sono di solito in aula, ce n’erano solo una trentina. Vorrei chiedere ai colleghi di fissare le prove intercorso durante i dieci giorni di pausa dei corsi”. I matematici hanno deciso tempo fa di non prevedere alcuna prova intermedia. “In passato l’abbiamo fatto, ma ci siamo resi conto che è uno sforzo inutile. Il corso dura tre mesi effettivi, un tempo giusto per prepararsi adeguatamente. A metà delle lezioni tanti ragazzi non hanno ancora la preparazione giusta, si demoralizzano e non vengono più a seguire”. L’intervista si chiude con un appello agli studenti: “non siate passivi a lezione. Non posso credere che sia sempre chiaro tutto. Se tutti ponessero domande su ogni argomento, sarebbe una bolgia, ma non riceverne mai alcuna è strano, soprattutto quest’anno che ci sono meno persone in aula”. 
Simona Pasquale 
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