“Siamo un grande polo di attrazione. Secondo i dati del Censis la nostra Facoltà è al primo posto in Italia per attività didattica”, afferma il Preside di Medicina della Federico II Giovanni Persico. Il prestigio della Facoltà è confermato dall’eccellenza dei risultati della ricerca scientifica: “Una buona Università è tale se fa una buona ricerca. Abbiamo ricercatori d’eccellenza che sanno trasmettere il loro sapere agli studenti. Anche le prestazioni fornite dal Policlinico sono all’avanguardia nella Regione”.
Studiare Medicina non è una passeggiata. Tuttavia, nonostante l’impegno richiesto, l’85% degli studenti si laurea in corso: “I nostri studenti sono molto bravi, specialmente perché, grazie alla prova di accesso, arrivano da noi solo i più preparati. E’ statisticamente provato che coloro che rispondono correttamente al test si rivelano i migliori studenti”. Infatti gli abbandoni sono rari e molti riescono a laurearsi addirittura in 5 anni e una sessione. Il Preside è convinto che la cernita iniziale dei candidati sia necessaria e che debba essere basata sulle conoscenze scientifiche delle materie di base: “E’ dimostrato che non può esistere un sistema di selezione che tenga conto delle attitudini. Queste si sviluppano durante il percorso di studi. Chi si laurea da noi ha sempre la possibilità di manifestare a pieno le proprie capacità”.
Un cospicuo numero di iscritti aderisce al Programma Erasmus e molti laureati si recano all’estero per il dottorato. Sono molto competitivi a livello internazionale: la loro forza è la solida preparazione teorica. L’alto livello delle competenze apprese è dimostrato dai risultati del Progress Test che ogni anno viene somministrato a tutti gli iscritti. La prova verte su conoscenze cliniche e pre-cliniche e dà diritto ad un decimo di punto sul voto base di laurea per ogni test superato (per un massimo di 0,4 punti).
Studiare Medicina non è una passeggiata. Tuttavia, nonostante l’impegno richiesto, l’85% degli studenti si laurea in corso: “I nostri studenti sono molto bravi, specialmente perché, grazie alla prova di accesso, arrivano da noi solo i più preparati. E’ statisticamente provato che coloro che rispondono correttamente al test si rivelano i migliori studenti”. Infatti gli abbandoni sono rari e molti riescono a laurearsi addirittura in 5 anni e una sessione. Il Preside è convinto che la cernita iniziale dei candidati sia necessaria e che debba essere basata sulle conoscenze scientifiche delle materie di base: “E’ dimostrato che non può esistere un sistema di selezione che tenga conto delle attitudini. Queste si sviluppano durante il percorso di studi. Chi si laurea da noi ha sempre la possibilità di manifestare a pieno le proprie capacità”.
Un cospicuo numero di iscritti aderisce al Programma Erasmus e molti laureati si recano all’estero per il dottorato. Sono molto competitivi a livello internazionale: la loro forza è la solida preparazione teorica. L’alto livello delle competenze apprese è dimostrato dai risultati del Progress Test che ogni anno viene somministrato a tutti gli iscritti. La prova verte su conoscenze cliniche e pre-cliniche e dà diritto ad un decimo di punto sul voto base di laurea per ogni test superato (per un massimo di 0,4 punti).
Gli studenti del primo anno raccontano…
Gli esami, il clima, le difficoltà e i sogni degli studenti del primo anno. Utili anticipazioni per chi si troverà l’anno prossimo a varcare le soglie della Facoltà. “Le materie del I semestre non hanno nulla a che vedere con la Medicina. Sono tutte già note dalla scuola superiore, tranne la Statistica”, racconta Ernesto. “Tra gli esami del I anno, Anatomia può sembrare più complicato ma in effetti richiede uno studio mnemonico – afferma Federico – Il più complesso è Istologia. Durante la prova bisogna essere capaci di esaminare le immagini e i vetrini, oltre a saper rispondere alle domande sulla teoria. Biologia è quello che ha il programma più vasto”. Entusiasmo per le esercitazioni pratiche: “Le Adi sono interessanti. Abbiamo visto immagini al microscopio, letto un articolo scientifico su cui abbiamo preparato a gruppi una presentazione di Power Point – narra Giovanni – Per Anatomia abbiamo fatto lezione a piccoli gruppi sul cuore di un maiale. E poi ci permettono di assistere liberamente alle autopsie. Nell’aula la puzza è talmente forte da togliere il fiato ma dopo un po’ ci si abitua”.
La gran parte degli studenti è riuscita a tenersi al passo con gli esami. Antonio è una voce fuori dal coro. A differenza dei suoi amici, non aveva compreso l’importanza di cominciare a studiare da subito e non ce l’ha fatta a sostenere gli esami alla fine del I semestre: “Ora mi sto impegnando per recuperare. Spero di dare tutti gli esami del I e del II semestre entro settembre. Ho già deciso che non andrò in vacanza”.
La frequenza è quotidiana: le lezioni si svolgono tutte le mattine dal lunedì al venerdì e spesso nel pomeriggio si tengono le esercitazioni. La maggior parte degli studenti vive in provincia, così a casa si torna alle 5, le 6 di sera. Dopo una giornata trascorsa all’università ci vuole una gran forza di volontà per sistemare gli appunti e riguardare ciò che è stato spiegato a lezione. Giovanni, però, sostiene di non aver sacrificato la sua vita sociale per lo studio: “Il sabato sera per me non esiste rimanere a casa. Invece c’è chi per avere tutti 30 rinuncia a vedere gli amici e ad avere una ragazza”.
Il rapporto tra studenti. Ci si conosce tutti ma le amicizie si cementano all’interno dei gruppetti. “E’ importante avere un gruppo di riferimento. Si studia assieme, ci si confronta. E’ normale che qualcuno poi rimanga indietro ma è bene comunque avere il supporto di chi sta più avanti”, riferisce Giovanni, mentre Ernesto sottolinea che il passaggio dal liceo all’università corrisponde all’emergere di un atteggiamento più individualista: “Non c’è niente da fare, si diventa più egoisti, si pensa di più a sé”.
I docenti hanno caratteristiche personali differenti ma in linea di massima sono abbastanza disponibili. “Ci sono professori che ti gasano e altri che ti scoraggiano – precisa Federico – Alcuni, se all’esame ti vedono in preda all’ansia, sono comprensivi e ti dicono di tornare dopo 10 minuti”.
Molti, prima di essere ammessi, avevano già percorso un anno di studio a Biologia, Scienze Biotecnologiche o Farmacia. E’ il caso di Gianmarco: “Se ti è stato convalidato qualche esame, hai meno pressione”. Rocco ha alle spalle una Laurea Triennale in Ostetricia: “Non mi hanno convalidato niente, nemmeno Inglese”. Il suo sogno è diventare ginecologo perché, dice, “non vi è niente di più bello di far nascere dei bambini”. Studiare Medicina secondo lui “è faticoso ma stimolante”.
La gran parte degli studenti è riuscita a tenersi al passo con gli esami. Antonio è una voce fuori dal coro. A differenza dei suoi amici, non aveva compreso l’importanza di cominciare a studiare da subito e non ce l’ha fatta a sostenere gli esami alla fine del I semestre: “Ora mi sto impegnando per recuperare. Spero di dare tutti gli esami del I e del II semestre entro settembre. Ho già deciso che non andrò in vacanza”.
La frequenza è quotidiana: le lezioni si svolgono tutte le mattine dal lunedì al venerdì e spesso nel pomeriggio si tengono le esercitazioni. La maggior parte degli studenti vive in provincia, così a casa si torna alle 5, le 6 di sera. Dopo una giornata trascorsa all’università ci vuole una gran forza di volontà per sistemare gli appunti e riguardare ciò che è stato spiegato a lezione. Giovanni, però, sostiene di non aver sacrificato la sua vita sociale per lo studio: “Il sabato sera per me non esiste rimanere a casa. Invece c’è chi per avere tutti 30 rinuncia a vedere gli amici e ad avere una ragazza”.
Il rapporto tra studenti. Ci si conosce tutti ma le amicizie si cementano all’interno dei gruppetti. “E’ importante avere un gruppo di riferimento. Si studia assieme, ci si confronta. E’ normale che qualcuno poi rimanga indietro ma è bene comunque avere il supporto di chi sta più avanti”, riferisce Giovanni, mentre Ernesto sottolinea che il passaggio dal liceo all’università corrisponde all’emergere di un atteggiamento più individualista: “Non c’è niente da fare, si diventa più egoisti, si pensa di più a sé”.
I docenti hanno caratteristiche personali differenti ma in linea di massima sono abbastanza disponibili. “Ci sono professori che ti gasano e altri che ti scoraggiano – precisa Federico – Alcuni, se all’esame ti vedono in preda all’ansia, sono comprensivi e ti dicono di tornare dopo 10 minuti”.
Molti, prima di essere ammessi, avevano già percorso un anno di studio a Biologia, Scienze Biotecnologiche o Farmacia. E’ il caso di Gianmarco: “Se ti è stato convalidato qualche esame, hai meno pressione”. Rocco ha alle spalle una Laurea Triennale in Ostetricia: “Non mi hanno convalidato niente, nemmeno Inglese”. Il suo sogno è diventare ginecologo perché, dice, “non vi è niente di più bello di far nascere dei bambini”. Studiare Medicina secondo lui “è faticoso ma stimolante”.