A breve una Conferenza sulla didattica

Qualche domanda al prof. Mario Rusciano, docente di Diritto del lavoro e presidente della Commissione didattica. Prima di tutto, un giudizio su questo 1+4, il nuovo percorso quinquennale che conduce alla laurea magistrale in Giurisprudenza. “Positivo. L’articolazione del curriculum degli studi su cinque anni era negli auspici della facoltà di Giurisprudenza, il 3+2 non aveva senso. Certamente si tratta di un ennesimo ordinamento che si pone accanto a quelli già esistenti, ci troveremo a dover gestire contemporaneamente il vecchio, il vecchissimo e il nuovo, non sarà una passeggiata”. 
Soddisfatto di questo cambiamento? “Non soddisfatto per l’1+4 in sé, ma perché si è eliminato un non senso nella nostra facoltà. Non si è mai capito esattamente quali potevano essere gli sbocchi nel mercato del lavoro dopo tre anni. Ragazzi che dopo due giorni erano di nuovo all’università per continuare con la specialistica: nei fatti la facoltà era già avviata al quinquennio, nessuno si fermava alla laurea di primo livello. Il fatto è che troppo spesso vogliamo scimmiottare gli anglosassoni, quando invece sarebbe meglio restare nella propria tradizione, magari migliorandola”.
Il percorso a Y è ancora incompleto, c’è solo l’1+4. Ha qualche anticipazione sui tempi che occorreranno perché sia pronto l’1+2? “Di anticipazioni non ne ho io e non ne hanno gli altri. Per ora, a riguardo, non c’è niente da dire perché non si sa ancora niente”. 
Diminuisce il numero degli esami e aumenta il numero dei crediti per singolo esame. Non c’è il rischio di tornare indietro, agli esami mastodontici del passato? “E’ da escludere. I crediti più o meno sono sempre gli stessi. Faccio un esempio: Procedura civile prevedeva 6 crediti al triennio e 9 al biennio, ora è un unico esame da 15 crediti. E si darà agli studenti che lo vogliono la possibilità di dividerlo in due semestri con prova intercorso. Comunque si dovrà ragionare più approfonditamente sui programmi, per adesso ci siamo soffermati sui crediti perché avevamo un termine da rispettare per inserirci nel format del Ministero. Il grosso è fatto, ora dobbiamo solo definire meglio alcuni aspetti, come appunto quello dei programmi di insegnamento. Abbiamo pensato di organizzare una Conferenza sulla didattica durante la quale esamineremo le richieste dei ragazzi, si terrà tra un mese o un mese e mezzo al massimo”. 
E’ vero che nei contenuti il nuovo ordinamento si caratterizza per il potenziamento delle discipline immediatamente utili all’inserimento nel mondo del lavoro, a discapito di quelli storiche? “No, non è vero. L’area disciplinare storico-romanistica ha un corposo numero di crediti minimi bloccato dalla normativa, che noi abbiamo perfino aumentato utilizzando quelli liberamente collocabili dalla facoltà. Addirittura Storia del diritto medievale e moderno è previsto due volte nel corso di studi. Si dà sicuramente un peso maggiore rispetto al passato a materie attuali come quelle internazionalistiche e comunitarie, ma questo non va affatto a discapito delle materie storiche, piuttosto si pone come un arricchimento. E’ questa la ragione dei cinque anni invece di quattro”.
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