28 esami nella laurea quinquennale

Percorso quinquennale, maggiore attenzione agli insegnamenti concretamente utili per inserirsi nel mondo del lavoro e un numero di esami ridotto rispetto a quello attuale. Così la Facoltà di Giurisprudenza si presenterà alle aspiranti matricole il prossimo anno. E’ stata deliberata nel Consiglio di Facoltà dello scorso 6 febbraio la versione “Federico II” dell’ordinamento didattico “a Y” che, per ora, è ancora una Y incompleta. Il Ministero ha dato indicazioni soltanto in merito al corso di laurea magistrale in Giurisprudenza che ridefinisce il percorso preordinato alla formazione dei futuri avvocati, magistrati e notai. Nulla ancora è stato definito per il corso di laurea alternativo a quello quinquennale, ossia il biennio che si dovrebbe legare al primo anno di base qualora non si volesse intraprendere una delle classiche carriere forensi ma si preferisse acquisire in tempi più brevi un titolo da spendere subito nel mercato del lavoro. Insomma, finora si è pensato solo all’1+4 e non anche all’1+2. Nel frattempo le facoltà di Giurisprudenza si sono dovute organizzare per rispondere alla chiamata del Ministero. Alla Federico II l’ultimo periodo è stato molto impegnativo, fitto di incontri e dibattiti tra i rappresentanti degli studenti, il preside e i docenti. Prima del Consiglio di Facoltà si sono susseguite diverse Commissioni Didattiche, “anche due o tre la settimana”, dice Alessia Giaccari, presidente del Consiglio degli Studenti. Molteplici le esigenze manifestate dai ragazzi, prima fra tutte quella di evitare che con il nuovo ordinamento la diversa distribuzione dei crediti potesse determinare una proliferazione del numero degli esami. “Devo dire che il preside Scudiero, il pro-rettore Patalano e il prof. Rusciano, presidente della commissione didattica, sono stati molto attenti alle nostre richieste e hanno cercato di venirci incontro in tutti i modi – afferma la Giaccari- Siamo riusciti a ottenere una diminuzione del numero degli esami: 28 in tutto, anziché i 37 più una idoneità del vecchio 3+2”. Naturalmente meno esami significa esami da più crediti, dato che nei cinque anni se ne dovranno comunque conseguire complessivamente 300. Su questo punto il dibattito si è acceso, perché, come sostiene Giaccari, “la questione riguarda i programmi, bisogna svincolare il credito dal numero delle pagine”. Giocoforza, se si sceglie di far sostenere gli esami di Procedura civile e di Procedura penale in un unico modulo, il numero dei crediti attribuito a ciascun esame aumenta (nel caso in questione a 15 crediti ciascuno), e ciò porta naturalmente i docenti ad allungare i programmi a dismisura. Lo stesso dicasi per altri insegnamenti che in un passato neppure troppo lontano (e tutt’oggi per i fuori corso, ancora numerosi) venivano considerati degli autentici mostri. Pensiamo a Diritto commerciale. “Non a caso i docenti di Commerciale e quelli di Procedura civile avrebbero preferito la biennalizzazione dei loro insegnamenti – racconta la studentessa- ma noi ci siamo battuti perché la nostra richiesta di accorpamento fosse accolta. L’importante sarà lavorare sui programmi perché non è detto che per un esame da 15 crediti si debba per forza studiare su 1500 pagine, altrimenti è ovvio che non si riesce a stare in regola. Il preside e il prof. Rusciano si sono dimostrati d’accordo con noi. Il preside ha addirittura detto in Consiglio che raccomanderà ai docenti di esami con molti crediti di non superare un tetto massimo di 600 pagine per i loro programmi”. Paradossalmente, con questa riforma parlare seriamente di prospettive della didattica ed entrare nel cuore dei problemi è divenuto ancora più difficile, poiché si finisce con il concentrare enormi energie essenzialmente nel tentativo di far quadrare i conti. E se non ci si trova con i calcoli, sono guai. “Quando lavoravamo in Commissione Didattica stavamo sul serio con la calcolatrice in mano – dice la Giaccari- Il prof. Mazzacane scherzando ha detto che avremmo dovuto portarci il pallottoliere. Infatti, per poter inserire la nostra delibera nel format del Ministero, cosa che deve avvenire entro la metà di febbraio, è necessario contare 60 crediti esatti l’anno, e si devono attribuire a ciascun esame tanti crediti quanti ne occorrono per raggiungere quel numero ogni anno. Se un anno ci si trova con 58 crediti e l’altro con 62, si va in tilt. Diciamoci la verità, tradurre principi in numeri è stata una grande forzatura”. 
Nonostante queste difficoltà di impostazione, l’ordinamento 1+4 presenta degli innegabili vantaggi per gli studenti di Giurisprudenza. Da un lato, trova automaticamente soluzione un problema che i ragazzi avevano già fatto presente in passato, quello della doppia tesi di laurea. Col 3+2 andavano elaborati due lavori finali, uno al termine del triennio e uno al termine della specialistica. Inoltre, il nuovo corso di laurea magistrale appare più idoneo a soddisfare le esigenze della platea studentesca di Giurisprudenza. Michele Merlino, rappresentante degli studenti in Consiglio di Amministrazione, afferma: “è bassissimo il numero degli studenti che si ferma alla laurea di primo livello. La laurea magistrale offre a livello occupazionale delle possibilità che con la triennale sono quasi pari a zero”.
Sara Pepe
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