A Design per l’innovazione si studia la Comunicazione etica

Nel piano di studi della Magistrale in Design per l’Innovazione del Dipartimento di Architettura è stato inserito, per coloro che scelgono l’indirizzo di Comunicazione Visiva, il corso in Comunicazione Etica. Si tratta di un laboratorio di stampo pratico, tra i diversi attivati nel percorso specialistico, tenuto dalla prof.ssa Daniela Piscitelli che chiarisce a riguardo premesse e finalità. Alla base di questo insegnamento c’è il paradigma della “sostenibilità”, come afferma la docente, un concetto che oggi incontriamo facilmente e continuamente in ambito ambientale, economico e sociale ma che più difficilmente può essere associato alla Comunicazione. Detto questo, però, il nocciolo è il seguente: parlare di comunicazione etica e sostenibile è diventata una questione urgente quasi quanto una qualsiasi emergenza contemporanea, perché oramai tutti hanno gli strumenti e i mezzi per poter comunicare (ed è per questo che il Graphic Designer in un contesto in cui la comunicazione è diventata pervasiva deve compiere quel salto di qualità necessario ad elaborare un progetto non soltanto graficamente decorativo ma che abbia un ‘quid’ in più) e tutto, ma proprio tutto, si è fatto visibile per cui siamo annegati in un oceano di immagini digitali la cui overproduzione crea inevitabilmente assuefazione se non confusione e impone di correre ai ripari. Il presupposto è che la comunicazione oggi ha una grande responsabilità e può avere effetti certamente costruttivi ma anche terribilmente distruttivi. Attraverso questo punto di vista, ed un approccio critico, il corso affronta progetti di comunicazione che da un lato possono fare emergere grandi questioni epocali – la desertificazione delle culture, l’aumento dei conflitti, la più recente gestione delle fake news, l’utilizzo di strumenti per abbassare ed omologare il livello culturale dell’utenza, le moderne propagande politiche – dall’altro lato proporre mediante progetti concreti delle soluzioni capaci di costruire coscienze critiche, educare alla “buona pratica”, con particolare attenzione ai paesi in via di sviluppo. Dunque temi come la manipolazione, la persuasione, la violenza, la pervasività, il potere costruttivo e distruttivo della comunicazione ritornano in cattedra per essere riletti in una chiave nuova e ricontestualizzati. Gli studenti dovranno alla fine del corso, come prova di esame, immaginare un progetto di comunicazione rifacendosi ai 17 punti o obiettivi stilati nell’Agenda 2030 dalle Nazioni Unite a favore di uno sviluppo sostenibile oppure alla Montreal Design Declaration, una dichiarazione firmata nel 2017 al World Design Summit da organizzazioni internazionali che formalizza una posizione comune sull’utilizzo del Design per affrontare e risolvere le enormi sfide economiche, sociali e ambientali del Pianeta. Un progetto che deve essere obbligatoriamente reattivo, responsabile e vigile come quello richiesto dal designer e grafico italiano di fama internazionale, Armando Milani, già ospite dell’Ateneo ed oggetto di esame per gli studenti che hanno frequentato il laboratorio l’anno scorso, ovvero un manifesto sulla parola africana “Ubuntu” (che vuol dire, secondo un’ottica etica, “riconoscersi gli uni negli altri”) che sia capace di sollevare questioni importanti, diventato infine una mostra collettiva che è stata inaugurata il 15 ottobre a Milano.
Claudia Monaco
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