A Letteratura Contemporanea si tenta di avvicinare gli studenti alla poesia

Non è sempre detto che la difficoltà di una tematica ne precluda un ‘innamoramento’ da parte degli studenti. A volte, anzi, i risultati sono più che discreti ed incoraggianti per il docente temerario. E’ il caso questo della prof.ssa Caterina Verbaro, docente della Facoltà di Lettere, che quest’anno, per il suo corso di Letteratura Contemporanea, ha optato per una tematica “difficile e, non a caso, spesso evitata da molti programmi”: la poesia del primo Novecento. Dallo sperimentalismo post pascoliano all’ermetismo di Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale passando per Umberto Saba e Cesare Pavese, i ragazzi si sono confrontati con testi poetici alquanto complessi il cui linguaggio, come afferma la docente, “è molto più ostico rispetto alla prosa” tant’è che “anche dal punto di vista della didattica un corso del genere risulta di difficile gestione”. 
Le eventuali difficoltà che gli studenti potrebbero incontrare all’esame (il cui primo appello – orale – è previsto per giugno) hanno spinto la professoressa a proporre un test intercorso (costituito da quiz a risposta multipla, domande a risposta aperta ed il commento di un testo poetico), “una sorta di prova che serve a me per modulare la didattica e agli studenti i quali, se sono soddisfatti dell’esito, possono tradurla in esame”. E dell’esito gran parte dei partecipanti può ritenersi più che soddisfatta: su 187 studenti, infatti, vi sono stati 8 trenta e lode, 14 trenta e 39 voti superiori al 25. Per 38 studenti, invece, la prova è risultata insufficiente. Secondo la Verbaro “la percentuale” (il 20%) di chi non ha superato la prova “è fisiologica, tanto più se si considera che la prova doveva essere riservata agli studenti che avevano frequentato il corso ma in realtà è stata provata da molti altri che a lezione non avevano quasi mai messo piede”. Per questi motivi la docente si dice “assolutamente contenta dell’esito del test”. 
Torniamo, però, all’argomento del corso. Come mai gli studenti sembrano restii allo studio di testi poetici? “Fondamentalmente c’è una carenza di base, soprattutto nei confronti del periodo trattato. Alle scuole superiori, infatti, con i programmi di Letteratura Italiana si arriva a Leopardi. Sono davvero pochi i docenti che riescono a trattare anche Montale e Ungaretti”, dice la professoressa. La Verbaro ha rilevato una certa ritrosia anche tra i laureandi: “Quando provo ad assegnare una tesi sulla poesia vedo un certo rifiuto da parte loro”. Perché, allora, la scelta di questa tematica? La risposta sta nell’importanza, per la docente, di “avvicinare i ragazzi ad un linguaggio essenziale come quello poetico; familiarizzarli, poi, con i testi significa avvicinarli anche agli autori” e, considerando i risultati della prova scritta, sembra che gli scopi siano stati ampiamente raggiunti. 
Barbara Leone
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