A ottobre comincia l’avventura delle matricole di Biotecnologie

Sono quasi milletrecento i neodiplomati che il 5 settembre hanno sostenuto la prova per accedere a uno dei Corsi di Laurea Triennale in Scienze Biotecnologiche. 1115 candidati sono in lizza per conquistare uno dei 375 posti disponibili per Biotecnologie per la salute. Solo 161, invece, gli studenti che concorrono per le 75 immatricolazioni a Biotecnologie Biomolecolari e Industriali. Mentre andiamo in stampa, le graduatorie provvisorie saranno approvate in via definitiva.
Chimica e Biologia, Matematica e Fisica: è su queste materie che si concentrano i corsi che impegneranno i fortunati ammessi. Si comincia il primo semestre con Matematica ed elementi di statistica, Fisica applicata e principi di informatica (suddiviso in due moduli distinti per le due discipline) e Chimica generale. “Le lezioni iniziano nella prima settimana di ottobre (quelle del profilo medico si terranno nell’edificio sito nei pressi del Policlinico collinare, quelle del settore industriale nel Complesso di Monte Sant’Angelo). Durante i primi due semestri le attività si concentrano sulle principali materie scientifiche di riferimento – informa il prof. Gennaro Piccialli, ex Preside della Facoltà, oggi coordinatore delle attività didattiche – A Biotecnologie il primo anno prepariamo al meglio i ragazzi sulle materie scientifiche. I programmi partono da zero e chi studia tutti i giorni ha sicuramente la possibilità di recuperare eventuali lacune. È innegabile che chi ha già una buona preparazione parta avvantaggiato. Se uno ama davvero le scienze, i programmi sono fattibili. Inoltre, le competenze acquisite risultano sempre ottime sia per chi decide di continuare con questo percorso di studi sia per chi decide di trasferirsi altrove”. 
“Seguire sempre, limitarsi a studiare a casa sui libri non serve”: il consiglio che dà Mariafrancesca La Greca, studentessa iscritta al terzo anno in Biotecnologie per la salute. Tutti gli studenti hanno la possibilità di comprendere al meglio le materie di base che vengono affrontate al primo anno. Qualcuno, però, può partire con un piccolo svantaggio: “io che vengo dal Liceo Scientifico mi sono trovata bene e non ho incontrato molte difficoltà. Secondo me, però, chi ha frequentato altri istituti può andare incontro a qualche difficoltà in più, ma la situazione per loro non è irrecuperabile. I professori sono sempre molto disponibili a chiarire gli argomenti trattati a lezione, i programmi sono chiari e la presenza in zona di molte librerie e copisterie permette di reperire in maniera agevole tutto il materiale che serve”. Sette esami per un totale di cinquantacinque crediti, ognuno dei quali prevede otto ore di lezioni in aula. Occorre fare molta attenzione a questi numeri. Infatti, gli studenti che durante il primo anno non riescono ad acquisire almeno la metà di quei 55 crediti previsti non potranno accedere al secondo anno. L’alternativa sarebbe iscriversi nuovamente allo stesso anno come ripetente. Mariafrancesca ricorda la sua esperienza: “lo sbarramento, che io sappia, blocca molte persone. Nel mio caso ricordo che al secondo anno c’era circa la metà dei frequentanti rispetto a quelli che si erano iscritti. È anche vero che molti abbandonano per iscriversi a Medicina”. Quanto sia importante il lavoro in aula viene sottolineato anche da Giuseppe Andaloro, iscritto al primo anno di Specialistica: “la frequenza non è obbligatoria, ma seguire è molto importante se non si vuole rimanere indietro. Per la mia esperienza gli esami più difficili del primo anno sono stati Fisica e Biologia cellulare. Per fortuna, però, i professori partono da zero, quindi c’è tempo per recuperare. Gli esami non sono propedeutici. Però è difficile sostenerne alcuni se prima non sono stati assimilati i moduli precedenti”.
Prepararsi bene significa aprirsi a un’attività che sta dando grosse soddisfazioni ai laureati, come ribadisce il professor Piccialli: “I nostri laureati si stanno facendo onore nei dottorati europei, conquistando importanti borse di studio. Questo da un lato è un vanto, dall’altro è un dispiacere perché l’Italia li perde”.
Ciro Baldini
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