Al primo anno di Mediazione, “la linguistica è una disciplina meritocratica”

In ognuna delle sedi universitarie il sovraffollamento salta subito all’occhio. Non si sono mai visti in un’unica giornata così tanti studenti accalcati in coda fuori dalle aule. È giunto, infatti, per molti il momento di sostenere lo scritto di Lingua. Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio si colloca, in genere, una delle prime chance per gli iscritti a partire dal secondo anno. La tensione sale alle stelle: c’è chi ripete gli ultimi appunti prima di entrare nello studio di un docente, chi si scambia pareri e consigli in merito alla lettura dei manuali o alla corretta traduzione di un testo. Quelli più sotto pressione, perché è la loro prima volta, sono le matricole, riconoscibili al primo sguardo. Il preappello di Lingua e Linguistica Italiana, tenutosi il 19 gennaio, ha consentito a buona parte dei neoiscritti a Mediazione Linguistica e Culturale di rompere il ghiaccio. “Chi ha superato lo scritto con un buon voto potrà verbalizzare a febbraio, chi non l’ha superato dovrà sostenere l’esame in forma orale integrando il programma con ulteriori letture. È questo il mio dubbio: accettare il 25 e passare al prossimo esame o insistere per un 30?”, parla Carmela Scala, 19 anni, del gruppo P-Z, in cui su poco più di 200 candidati si contano 40 bocciati. Una sua collega domanda: “se non ho superato un esame scritto e non voglio sostenerlo oralmente, mi tocca aspettare gennaio dell’anno prossimo?”. Sono interrogativi piuttosto diffusi tra coloro che non hanno ancora compreso a pieno i meccanismi universitari. “Lo scritto in un esame di Lingua è propedeutico all’orale, per cui si può riprovare solo in occasione della prossima sessione, nel mese di giugno”, spiega Sofia De Bello, laureanda.
“Si capisce come nasce una lingua”
L’altra Linguistica che dà filo da torcere ai nuovi arrivati è quella Generale. “Sosterrò la prova scritta il prossimo 7 febbraio. Non ho grandi aspettative su quest’esame, mi accontento di un 18. Alla media ci penserò strada facendo”, afferma senza indugio Maurizio Merola. I suoi compagni, invece, sono alla disperata ricerca di una guida preparatoria all’esame. Rispondono gli studenti più esperti: “la linguistica è una disciplina meritocratica, cioè premia lo studio accurato. Se non si passa al primo tentativo, vuol dire che lo studente non si è sforzato di comprendere a fondo i meccanismi che stanno dietro le lingue”. Per esempio, “studiare morfologia non vuol dire solo conoscere la definizione di morfo, oppure fare un ragionamento di stampo etnolinguistico non significa solo aver sfogliato l’atlante delle lingue”. Sono le indicazioni espresse da Federica De Chiara, al terzo anno di Mediazione Linguistica e Culturale. Gli appunti presi a lezione sono il primo passo per imparare a decifrare la realtà complessa che è la trattazione scientifica delle lingue e del linguaggio. Ma, in compenso, se ne ricavano soddisfazioni enormi: “si capisce come nasce una lingua, quali sono le sue caratteristiche interne, cosa la differenzia da un dialetto, cosa si cela dietro il significato delle parole o come combinare le frasi dal punto di vista grammaticale”. Da un lato, “ci vuole molta costanza, perché è difficile per chi forse ha studiato solo Inglese a scuola entrare nell’ottica di pensiero in cui non si sta apprendendo una lingua singola, bensì i modi generali che condividono tutti i linguaggi verbali nella loro organizzazione”. Infatti, anche se “al liceo si fa la grammatica, spesso non si veicola l’idea che la lingua sia un sistema complesso di elementi. Questi elementi si condizionano a vicenda e si chiamano fonetica, fonologia, morfologia, sintassi, semantica e lessico”. Dunque, ben venga lo studio della Linguistica al primo anno. “Se così non fosse, lo studente arriverebbe al terzo anno sprovvisto degli elementi giusti per intraprendere un’analisi testuale accettabile e quindi tradurre”. Altri studenti si disperano per il numero di appelli ravvicinati. “Devo dare Linguistica Generale il prossimo 23 febbraio, ma nel frattempo sto preparando anche Letteratura Inglese I per il 26. Spero che questa follia non mi penalizzerà”, racconta Giulia Esposito, matricola.
Cinese, Inglese e Tedesco mietono vittime
Tra gli scritti di oltre 40 lingue, i risultati di Inglese I si confermano sempre i più discussi. “Non riesco a capire come mai solo per questo esame ogni volta ci siano così tanti bocciati. Mi sembra assurdo pensare che siamo tutti incapaci. Non riesco a laurearmi a causa di questo ennesimo intoppo e non ci sono date per lo scritto sino a giugno, neanche un’eccezione per fuoricorso e laureandi”. È la polemica sollevata da una studentessa di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali. Nel suo gruppo, ci sono stati 26 bocciati su 44 esaminandi. Altra piaga è quella degli ‘ammessi con riserva’, sospesi nel limbo dell’incertezza. “Significa aver superato l’esame ma con lacune significative”, commenta Rosa Liguori. Nel suo caso, l’esame incerto è Arabo I, superato per un pelo con la votazione di 17,5. In genere, “capita quando uno studente si è esercitato molto sulle prove d’esame, quindi sa a cosa andrà incontro, ma non ha provveduto a un adeguato ripasso delle regole. Per chi non la spunta a uno scritto, consiglio di andare a visionare la propria prova altrimenti non ci si rende mai conto degli errori”, continua Armando Colella, al secondo anno di Lingue e Culture Comparate. Altri si lasciano scoraggiare dalla mole di studio in vista del colloquio orale. “Inglese II? Già passarlo è un miracolo, non si può pensare di rifiutare un voto basso. Anche l’orale è uno strazio, il carico di lavoro è esagerato e a volte purtroppo inutile. Dobbiamo portare un portfolio dettagliato con esercizi svolti, studiare varie definizioni linguistiche che occupano capitoli interi e passare per due assistenti prima di poter conversare con la docente”, chiarisce Marco Piccolo, iscritto a Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe. Tuttavia, il metodo di valutazione è incontestabile. “Ad occuparsi della correzione degli esami sono i lettori madrelingua, e non i docenti. Ci sono delle istruzioni a cui attenersi pedissequamente. E spesso il motivo di tante bocciature risiede nel fatto che il docente non può essere più o meno flessibile sulla valutazione, ma attenersi a griglie standard”, aggiunge Armando.
“È la quinta volta che provo lo scritto"
Allora perché tanti bocciati proprio a Inglese, la lingua più studiata? Per una semplice ragione che illustra Giovanna Lisi, fuoricorso: “se un esame si può sostenere solo tre volte l’anno, in quell’occasione si presenteranno tutti, anche gli ex corsisti. Questi ultimi, le cosiddette ‘vecchie matricole’, in genere costituiscono i 2/3 dei rimandati. Nella restante parte rientra la categoria di coloro che vanno soltanto a ‘provare’. È la quinta volta che provo lo scritto di Inglese, senza troppe aspettative, e devo dire che anche stavolta i brani di lettura erano particolarmente difficili dal punto di vista della comprensione”. Di conseguenza, “ho avuto poi difficoltà sia con gli esercizi di ‘multiple choice’ che con quelli di ‘sentence trasformation’ ed entrambi determinano con un peso maggiore la votazione finale”. Il secondo problema è la modalità d’insegnamento, perché il corso prepara gli studenti solo per una sezione dell’esame. “A cui bisogna combinare altri tre fattori: la frequenza al lettorato, lo studio personale e l’integrazione delle lacune nella grammatica”, consiglia Francesca Manfredi, di Lingue e Culture Comparate. Si aggregano nello stesso mood di sconforto altri studenti che girano per i corridoi evidentemente amareggiati. “Martedì 30 sono andato a provare per la prima volta lo scritto di Tedesco III, il mio ultimo esame. Me ne sono andato dopo un’ora, consegnando in bianco. Anche se l’avessi completato in parte, non avrei potuto comunque raggiungere la sufficienza. Facendo dei calcoli, non riuscivo a totalizzare 18 sulla parte di grammatica. Inoltre, avrei dovuto unire al compito la produzione scritta e lì ero più che sicuro di non potercela fare. Sono andato a provarlo più per avere la certezza dei tipi di esercizi che possono uscire d’ora in avanti, così da potermi esercitare in questi mesi ed essere più sicuro a giugno”. È la testimonianza di Luigi, iscritto dal 2011 a Mediazione.
Il timore “di fallire"
Anche i numeri di Cinese I preoccupano. “31 bocciati e 10 promossi alla prova del 26 gennaio”, riporta Marzia Cristiani, di Lingue e Culture Orientali e Africane. Lo stesso dicasi per la seconda annualità. “Nel gruppo M-Z di Cinese II, su 36 candidati ne sono passati 19”, dice Alessandra Panico. In particolare, la prova di Cinese I, che ha subito dei cambiamenti strutturali a partire dal giugno scorso, consiste in “lettura e comprensione del testo, un dettato ed esercizi di vario tipo sui caratteri. Non ci sono più né la traduzione né la presentazione, quindi io la vedo anche più fattibile rispetto agli anni scorsi”, riferisce Marzia. Mentre per Cinese II parla qualche superstite: “questo esame l’ho rimandato per due anni consecutivi per il timore di fallire”, afferma Lorenza Mormile. “In verità, non c’è nulla di male nell’essere bocciati: significa soltanto che bisogna impegnarsi di più. Eppure mi lasciavo sempre condizionare dalle esperienze di altri al punto di vivere in un incubo. Pensavo: ‘sì, ho passato Giapponese 3, ma poi c’è Cinese 2… ho passato Filologia, ma poi c’è Cinese 2…’ e così all’infinito. Ora che finalmente l’ho superato, è andato via quel peso che portavo da anni. Non bisogna lasciarsi abbattere ma prenderla con filosofia. Il cinese è una strada difficile, ma la perseveranza, l’impegno e il duro lavoro lo renderanno una scorciatoia”.
Sabrina Sabatino
 
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