Un parterre numeroso affolla nel pomeriggio di venerdì 26 gennaio l’Aula Mura Greche di Palazzo Corigliano. Motivo della reunion di docenti, ex allievi, studenti e personalità di spicco della Napoli contemporanea: il 75esimo compleanno di un’importante sinologa, AnnaMaria Palermo, scomparsa nel luglio scorso, che “ha contribuito a diffondere la cultura cinese in Italia e, viceversa, la cultura italiana in Cina segnando la storia di un Ateneo che sin dalle origini ha fatto degli studi di orientalistica la pietra miliare del proprio indistinguibile patrimonio”, dichiara in apertura dei lavori la Rettrice Elda Morlicchio. Letture, ricordi e aneddoti legati alla memoria della docente, nonché, dal 1993 al 1996, Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura a Pechino e dal 2010 Direttrice dell’Istituto Confucio a Napoli, si sono succeduti attraverso le parole di chi la conosceva bene e chi, continua commossa la prof.ssa Morlicchio, “rimpiange di averla conosciuta troppo tardi”. Non solo una grande esperta di civiltà cinese, ma “un’amante della cultura raffinata, della letteratura, del teatro di prosa, di cinema e arti. Una donna stravagante, irriducibile e anticonformista, mamma instancabile e nonna affettuosa, che ha vissuto in piena libertà facendo della sua luminosa esistenza un’opera d’arte di cui noi adesso siamo gli eredi”, è così che la dipinge Paolo Graldi, editorialista del Messaggero e de Il Mattino, rammentando i momenti più significativi di una vita trascorsa tra l’amata Napoli e la Cina come patria adottiva: dalla laurea conseguita presso L’Orientale nel 1967 in Lingue e Civiltà Orientali al prosieguo dei suoi studi letterari prima a Parigi, sullo sfondo della contestazione del ’68, e poi a Pechino nel periodo più difficile della Rivoluzione Culturale, e in seguito il soggiorno a New York, per approdare infine a L’Orientale dove ha insegnato per quasi 40 anni. È l’itinerario tracciato dalla sua amica e collega, la prof. ssa Lucia Caterina. “Ma la sua biografia non v’inganni. AnnaMaria non era una personalità accademica, ma molto di più: un autentico tornado della comunicazione!”, racconta Peppe Barra, icona dello spettacolo partenopeo nel mondo, prima di dedicarle la canzone ‘Vasame’ e uno spezzone cantato tratto dalle favole di Giambattista Basile, ‘Sona Rilorgio’, incantando la platea con una lezione sulla caducità del tempo. Nuove e vecchie generazioni di allievi, oggi anch’essi in cattedra, come le docenti Paola Paderni e Luisa Prudentino, richiamano alla mente “la bellezza travolgente delle lezioni di una professoressa che amava definirsi ‘scombinata’, dei dibattiti in aula che sconfinavano come un ottovolante culturale e avevano il dono di spostare il punto di vista per imparare a guardare con gli occhi dell’altro”. Un insegnamento che la sinologa ha cercato di trasformare in realtà anche attraverso la realizzazione del ciclo di festival “MilleunaCina. I linguaggi della contemporaneità”, da lei concepito con lo scopo di “aprire una finestra sugli aspetti più straordinari di una civiltà millenaria che aveva e ha tanto da insegnare a una città come Napoli, per poi scoprire che in effetti anche i cinesi hanno a volte un nonsoché di napoletano”, le parole del sociologo prof. Domenico De Masi. “E lei, maestra di vita, un’elegante poliglotta, non ha mai tralasciato insieme alla didattica e alla ricerca l’impegno dedito alla promozione del dialogo interculturale – dice infine l’ex Rettrice dell’Ateneo, prof.ssa Lida Viganoni – di cui è espressione il progetto che abbiamo ideato nel 2014, il ‘Premio Matteo Ripa’, intitolato al missionario fondatore del Collegio dei Cinesi a Napoli da cui L’Orientale trae le sue origini”. A conclusione della giornata restano impressi i versi recitati in forma di lettera dall’attrice napoletana Cristina Donadio: “del Vulcano hai la meraviglia della natura, della natura lo spirito libero e come il vento la vitalità folle".