Alla scoperta delle antiche popolazioni campane

Alla scoperta delle antiche popolazioni che abitavano la Campania in epoca preromana, con ‘Archeo-glossia: lingue, scritture e storie di popoli della Campania antica’, una serie di incontri che si terranno presso il Dipartimento di Lettere e Beni Culturali e presso il Museo Provinciale Campano di Capua. Il progetto, inserito nei Piani di Orientamento e Tutorato (POT) promossi dal Miur, prevede la partecipazione di studenti del Corso Triennale in Conservazione dei Beni Culturali e di un centinaio di studenti dei licei ‘Amaldi-C. Nevio’ di Santa Maria Capua Vetere, ‘L. Garofano’ di Capua e ‘Galileo Galilei’ di Mondragone. Organizzatori e referenti del progetto didattico-scientifico sono il prof. Carlo Rescigno e la dott.ssa Cristina Pepe, che guideranno gli studenti attraverso questo viaggio nel passato, in una serie di incontri. Durante il primo, che si è tenuto lo scorso 29 novembre presso il Dipartimento di Lettere, gli studenti hanno seguito una lectio magistralis sulle lingue antiche della Campania, tenuta dal prof. Paolo Poccetti, linguista nell’ambito dei popoli antichi e docente presso l’Università Tor Vergata di Roma. L’attività si concluderà in primavera con una mostra sulle attività laboratoriali condotte dagli studenti sulla copiosa collezione conservata, appunto, presso l’installazione museale di Capua. “Il progetto, di una durata complessiva di trenta ore, quindi sette o otto incontri, parte dai Piani di orientamento e Tutorato del Miur di cui è capofila l’Università di Fisciano, quindi Salerno. Noi siamo orgogliosi di partecipare come Dipartimento, perché è un’occasione per mettere in gioco le nostre competenze”, spiega la dott.ssa Pepe.
L’iniziativa è volta alla scoperta del patrimonio artistico locale e alla sua tutela, ma con un importante ruolo anche per quello che concerne la Terza Missione, vale a dire il rapporto dell’Ateneo con il territorio e il suo patrimonio. L’importanza dell’attività è palesata anche, naturalmente, dal coinvolgimento degli studenti dei licei, veri stakeholders del progetto che, grazie a questo, potranno scegliere se affrontare un percorso universitario volto alla conservazione dei beni culturali. “Il nostro territorio è disseminato di tracce dell’antichità, va da sé che uno studente in questo settore debba affacciarsi a una realtà che fa parte del proprio retaggio. Le lingue che si affronteranno principalmente sono l’osco, l’etrusco, il greco e il latino. La Campania è stata terra di numerose popolazioni differenti tra loro. Prima della conquista di Roma, infatti, nello specchio d’acqua intorno al cratere e nella Piana Campana, convivevano greci, etruschi ed italici”. Se oggi conosciamo dettagli sui popoli e siamo in grado di distinguere i vari connotati che li caratterizzavano, lo dobbiamo alla storia e all’archeologia: “Grazie all’importantissimo apporto di queste discipline, possiamo oggi non soltanto identificare le varie popolazioni che hanno abitato il suolo italico, ma anche distinguere le zone da cui provenivano. Per quanto riguarda gli etruschi, ad esempio, possiamo riconoscere coloro che arrivavano dalla costa tirrenica, e quindi dalle coste dell’Etruria, e quelli invece che si erano già insediati presso Capua. I greci rivestono, allo stesso modo, un ruolo significativo: essi costituivano i gruppi euboici di Pitecusa, Curna e dunque Neapolis; ai margini della Campania antica, a Poseidonia, troviamo anche insediamenti achei. Più difficili da distinguere, che si uniscono a questi primi gruppi, sono gli insediamenti italici, suddivisi in gruppi secondari accomunati da origini ausoniche”. Una vera e propria geografia etnica, “possibile grazie all’apporto dell’archeologia e dunque al rinvenimento di reperti, epigrafi, tracce documentarie”. In questo territorio vi era una pluralità di lingue: “la lingua etrusca conviveva con quella greca e quella italica, era inoltre presente il paleo-osco, lingua rilevantissima, ma testimoniata purtroppo da pochissime tracce. Uno dei più importanti rinvenimenti per quanto riguarda l’etrusco è rappresentato dalla ‘tegola capuana’ un antico calendario rituale rinvenuto nella piana”. Il Museo Archeologico Capuano conserva tracce in Osco, Latino, Greco ed Etrusco, documenti che attraversano l’età antica e arrivano fino al medioevo, “tuttavia il pubblico non ne usufruisce abbastanza”, sottolinea la dott.ssa Pepe. Il progetto è atto, dunque, a far conoscere la vastità del patrimonio archeologico della Campania a partire dagli antichi alfabeti, “cioè da quelle che sono state le origini storiche di queste zone, il tutto coinvolgendo i futuri fruitori e tutori dello stesso patrimonio”.
Nicola Di Nardo
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