App, termoscanner, mascherina e distanziamento: vita da matricole in tempo di pandemia

La sveglia è puntata di buon mattino, la borsa con libri e quaderni è pronta accanto alla porta. Per gli studenti dell’Università Parthenope è ora di tornare in aula. L’Ateneo, infatti, ha riaperto le porte ai suoi iscritti, secondo questo schema. Tre le lezioni a settimana: per le matricole, saranno tutte in presenza (ma trasmesse contemporaneamente in streaming per chi fosse rimasto a casa), mentre per il secondo e terzo anno delle Triennali e per le Magistrali ci saranno due giorni di lezione in presenza e uno in didattica a distanza. A Palazzo Pacanowski, il 15 settembre, le aule si sono riempite, nel rispetto di tutte le norme di sicurezza, di ben 900 matricole tra immatricolati e pre-immatricolati, al loro primo giorno di lezione. Tra questi, c’è anche Ateneapoli che può finalmente tornare a raccontare in presenza la vita universitaria. Gli studenti sono al settimo cielo. Mascherina ben calcata sul viso, chiacchierano e consultano orari e piantine della sede per trovare la loro aula. “Finalmente si torna in presenza!”, esclama felice Flavia Totano, Economia e Commercio. La didattica a distanza sarà stata anche una valida sostituta della lezione dal vivo, ma “non ci offriva le stesse emozioni o un reale contatto con i professori e i compagni, senza contare che i nostri livelli di attenzione e di partecipazione sono stati molto più bassi. Mi è dispiaciuto, inoltre, non aver potuto salutare la mia classe. Ci siamo visti per l’ultima volta a inizio marzo e poi più nulla. Anche se abbiamo svolto l’orale dell’esame di maturità in presenza, era previsto che in aula ci fosse il candidato con un solo accompagnatore e la commissione esaminatrice”. Flavia si definisce una persona socievole e indica accanto a sé alcuni ragazzi che ha appena conosciuto, ma che già definisce amici: “Ho già fatto amicizia con i miei colleghi di corso. Ci siamo conosciuti attraverso il gruppo Whatsapp dedicato agli studenti di Economia e Commercio. Questi studi, per me, sono la naturale prosecuzione del mio percorso di Liceo delle Scienze Umane con indirizzo Economico-Sociale. Non so ancora cosa aspettarmi dall’esperienza universitaria, è presto per dirlo, ma sono emozionata all’idea di scoprirlo”. Altrettanto socievole è Laura Di Luca, Economia e Commercio, che è in attesa della misurazione della temperatura per poter accedere all’edificio C, il primo che si incontra, sulla destra, all’ingresso di Palazzo Pacanowski. Chiacchiera e ride insieme alle sue compagne: “Per me è facile fare amicizia. Durante il lockdown, infatti, non ho avuto problemi nello studio a distanza, piuttosto mi è pesato non poter incontrare gli amici e non poter abbracciare i parenti. Mi sono sentita un po’ sola”. In questo momento, invece, non vede l’ora di cominciare una nuova avventura: “Vengo dalla Ragioneria e ho già avuto un primo approccio con le discipline che andrò a studiare. Per il futuro mi piacerebbe continuare con una Magistrale in inglese, magari all’estero. Non parlo ancora benissimo questa lingua, ma voglio migliorare. E cogliere ogni opportunità che mi verrà offerta”. Non tutti gli studenti, comunque, sono in sede per restarci. Rosa Maria Stabile, Scienze dell’Amministrazione, dell’organizzazione e consulenza del lavoro, ha deciso che seguirà le lezioni da casa: “Sono un po’ più grande dei ragazzi presenti qui stamattina. Dopo il diploma sono entrata nell’Esercito. Poi, trascorsi un paio di anni, a causa di problemi di salute, sono stata collocata in ufficio dove mi occupavo di contabilità. Ora però voglio rimettermi a studiare”. La crisi Covid non l’ha scoraggiata: “Avevo deciso di iscrivermi all’università all’inizio di quest’anno. Nessuno poteva immaginare cosa sarebbe accaduto. Io ho scelto di seguire le lezioni online sia per motivi di lavoro sia perché ho un po’ di timore che il contagio si diffonda ancora. Qui al Sud siamo indisciplinati, dovremmo essere più responsabili e rispettare maggiormente le regole”. La crisi, in ogni caso, ha portato ad un incremento dell’erogazione dei contenuti a distanza che, “per uno studente lavoratore o fuori sede è un gran passo avanti nella sua istruzione. Spero tanto che la laurea mi consenta un salto di qualità per la mia carriera”. Erika Langella, Economia Aziendale, sta cominciando ad innervosirsi. Sono quasi le 8.30, orario di inizio delle lezioni, e lei è nel cortile esterno. La fila per avere accesso alle sedi, infatti, è ancora molto lunga e abbondante e la distanza di sicurezza manca: “Il problema è l’applicazione dell’Ateneo. È un’app che ci serve per guardare gli orari e le presentazioni dei corsi e per prenotare le lezioni. Inoltre, genera un qr-code che deve essere scannerizzato quando entriamo in università. È una sorta di badge che ci consente l’accesso alle sedi”. Tuttavia, “questa mattina tanti studenti stanno avendo problemi perché il loro qr-code non viene riconosciuto. Inoltre, l’applicazione non funziona sugli I-phone. E noi siamo qui, troppo vicini, e in ritardo”.
 
Aule vista mare
 
A metà mattina, dopo un paio d’ore dall’inizio delle lezioni, arriva la prima pausa e qualche studente si concede una sigaretta. Anche l’aspirante magistrato, o forse avvocato penalista, Gabriel Audiero racconta di avere avuto qualche problema con l’applicazione di Ateneo: “Quando l’ho scaricata non riuscivo ad effettuare l’accesso e anche stamattina ho avuto dei problemi con il qr-code. Sono riuscito ad arrivare in tempo a lezione a differenza di alcuni colleghi che, però, il docente ha aspettato”. Com’è fare lezione al tempo del Covid-19? “Un po’ fastidioso a causa delle mascherine che non dobbiamo abbassare. Io ho con me il gel igienizzante e lo uso tra una lezione e l’altra. L’importante è seguire le regole”. Una delle quali, la distanza di sicurezza, viene spesso trascurata dai giovani: “È quello che noto anche io. Tra amici si tende a stare vicini e a togliere la mascherina. Ma io e il mio gruppo siamo molto attenti quando entriamo nei locali, anche perché non tutti rispettano le norme di sicurezza, e soprattutto quando ci capita di essere tra la folla”. Gabriel si sente carico e positivo: “La prima lezione mi è piaciuta, il professore si è mostrato simpatico e disponibile. Io sono fiducioso. Credo di poter riuscire nello studio del Diritto anche perché ho una buona memoria e riesco ad assorbire bene i concetti”. Con lui c’è il collega Crescenzo Maiello, anche lui aspirante magistrato: “Il 14 settembre abbiamo partecipato al Welcome Day per le matricole e abbiamo ricevuto le prime informazioni. Stamattina, poi, il collaboratore ci ha aiutato a trovare la nostra aula. Direi che ci stiamo ambientando bene, siamo felici di essere ritornati in presenza”. È soddisfatta della sua prima lezione, Metodi di matematica applicata, Sara Di Dato, Economia Aziendale: “La professoressa oggi ci ha spiegato gli insiemi. Quindi siamo partiti davvero dalle basi. Trovo molto bella anche la struttura che è grande e pulita e in cui non è affatto difficile orientarsi. La nostra aula, questa mattina, è stata la 1.2 che ha una vista sul mare davvero stupenda”. Tornare in aula con il virus ancora in giro fa paura agli studenti? “A qualcuno sì. Alcuni amici, iscritti ad altre università, hanno deciso di non seguire in presenza principalmente perché vogliono evitare i mezzi pubblici. Ma io, invece, mi sento tranquilla. La nostra aula è grande e ci permette di stare distanziati. Inoltre, non possiamo evitare di spostarci o di muoverci con i mezzi o di trovarci, comunque, a contatto con altre persone. Non vedo perché non essere presenti a lezione”. Francesca Garofalo e Benedetta Sena, Economia Aziendale, intanto, stanno chiedendo informazioni per raggiungere il bar. A metà mattina la voglia di un caffè si fa sentire. Francesca è stata una studentessa coscienziosa e, nonostante non fosse vincolante, ha deciso di sostenere il Tolc Test: “Quest’anno era un test di autovalutazione e l’ho fatto proprio in quest’ottica, per mettere alla prova le mie capacità nelle materie che andrò a studiare. Per fortuna l’ho superato. Già nella scelta della scuola ero indecisa tra il linguistico e la ragioneria. Evidentemente ho fatto la scelta giusta”. Di parere opposto Benedetta: “Io ho scelto di non farlo anche perché, così come è strutturato, trovo sia poco utile. Alcune discipline del test non fanno nemmeno parte del nostro programma e, inoltre, gli esami non saranno domandine a risposta multipla, ma ben altra cosa”. Per molte matricole la didattica a distanza sembra non essere stata un problema e non aver comportato rallentamenti nello svolgimento dei programmi scolastici, ma c’è anche chi ammette di essersi un po’ adagiato dal lockdown in poi. “Ho sostenuto il Tolc, ma non l’ho superato. Ne ero certa perché confesso di non aver aperto un libro durante l’estate. Questo anche un po’ perché il test non era vincolante – ammette con serenità Raffaella Federico, Management delle Imprese Turistiche – Ma non è facile rimettersi sui libri dopo sette mesi in cui non si è fatto quasi nulla”. La sua esperienza scolastica di studio a distanza, infatti, non è stata per nulla positiva: “Distrarsi era facile, bastava spegnere la telecamera e il professore non poteva accorgersi se tu stessi seguendo o meno. Anche alle interrogazioni si riusciva ad usare qualche aiutino. Non abbiamo neanche terminato tutti i programmi anche perché seguivamo meno ore di quelle che normalmente avremmo avuto in presenza. I professori hanno cercato di farci acquisire almeno i concetti più importanti, ma c’è da dire che non abbiamo nemmeno studiato la Seconda guerra mondiale”. Raffaella, però, sente molto forte la voglia di ripresa: “Per essere puntuale a lezione dovrò svegliarmi alle cinque e mezza e prendere i mezzi sui quali il distanziamento non è garantito. Ma questo non mi pesa, non è un problema per me. Sono determinata ad entrare nel turismo, un settore che mi piace tantissimo. Mi interessa la figura della hostess di volo anche se per questo lavoro non è necessaria la laurea. Io, invece, voglio migliorarmi e acquisire conoscenze”.
 
Carol Simeoli

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