Finestre d’esame mal programmate, scarsa organizzazione nel calendario didattico, annullamento delle sessioni straordinarie di aprile e novembre, eliminazione di alcuni esami opzionali a seguito dell’indisponibilità alla didattica da parte dei ricercatori. Sono le motivazioni che hanno scatenato la rabbia degli studenti di Sociologia, i quali cominciano il secondo semestre sobbarcandosi delle difficoltà che vive la Facoltà. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata, però, l’introduzione di una sessione di recupero a marzo, dedicata esclusivamente ai fuoricorso degli ordinamenti 551 e 880, ancora alle prese con un piano di studi che prevede 36 esami. Sono esclusi, quindi, gli studenti fuoricorso del nuovo ordinamento (M12 Culture digitali ed M13 Sociologia). “Abbiamo le stesse difficoltà dei 551 – dice uno studente di Sociologia M13, durante un’assemblea con i rappresentanti tenutasi lo scorso 7 marzo – Non stiamo chiedendo l’impossibile ma solo di poter partecipare agli esami che verranno istituiti. Cosa cambia per i professori? Se si rendono disponibili per dieci persone, non possono farlo per un numero più ampio che comprenda anche il nuovo ordinamento?”. “I docenti non hanno alcun motivo valido per escludere una parte degli studenti! – interviene una laureanda, transitata, da poco, all’ordinamento M13, che rischia di dover rimandare la seduta di laurea se non avrà l’opportunità di sostenere esami a marzo – Diciamoci la verità: l’Università non ha soldi e li vuole prendere da noi!”. E’ pur vero che il numero degli esami – venti – è molto inferiore rispetto a quello previsto dagli ordinamenti adottati fino all’anno scorso. “I docenti affermano che non è complicato sostenere gli otto esami del primo anno, nelle tre sessioni che abbiamo a disposizione – afferma uno studente di Culture digitali – Ma non è questo il punto! Vorrei chiedere loro come si fa a dare cinque esami, tutti da nove crediti, in quattro date, al termine di un semestre, tenendo conto anche della disorganizzazione che regna? Faccio solo qualche esempio: ad ottobre, gli esami di Antropologia e Comunicazione erano programmati nella stessa data, per non parlare delle giornate intere passate ad aspettare che arrivi il proprio turno per sostenere l’esame e sapere, solo alle 19.00, di dover tornare il giorno successivo”. All’unanimità, gli studenti reclamano una sessione di recupero per tutti, o almeno “una programmazione che preveda una certa distanza tra le date d’esame”. Nel gruppo di Culture digitali c’è qualcuno che è riuscito a sostenere sei prove in meno di un mese. “A febbraio, – dice Marco – mi sono presentato a ben sei esami. Ad essere sincero, non ricordo nulla di ciò che avevo memorizzato”.
In Consiglio di Facoltà non si è riusciti a trovare un accordo. “Non abbiamo trovato rispondenza da parte dei docenti”, dice chiaramente Roberto Paolo Meo, mentre Flora Frate, senatrice accademica, parla di una fase di transizione molto delicata. “Al momento, c’è un gran caos – afferma – Abbiamo assoluta necessità di organizzare la didattica”. Se, comunque, quella di marzo non è una sessione straordinaria ma di recupero, perché eliminare le date di aprile e novembre? “Quando i consiglieri di Facoltà hanno proposto di inserire la sessione straordinaria di aprile – afferma Flora – i professori hanno ribadito che l’Università non è un esamificio. In ogni caso, c’è difficoltà ad istituire altre finestre d’esame perché i docenti sono veramente pochi (diciotto per più di 4mila studenti) e i ricercatori non faranno didattica nemmeno per il secondo semestre”. Tra le conseguenze della protesta dei ricercatori, l’eliminazione di alcuni corsi opzionali. “A quanto pare, quando vogliono i docenti, è possibile cambiare il regolamento – afferma una studentessa – Quando mi sono iscritta a questa Facoltà, sapevo che al terzo anno avrei potuto scegliere tra varie prove opzionali a seconda del mio interesse. In pratica, non è così: sono obbligata a studiare per determinati esami, perché, almeno per ora, gli altri sono stati eliminati”. L’unica soluzione sembra essere una generale riorganizzazione della didattica. La suggerisce Valentina. “Se i professori non possono venirci incontro in altro modo – dice – allora sarebbe bene rimodellare i corsi. Bisogna, prima di tutto, lavorare in aula, avere la possibilità di sostenere due o tre prove intercorso in un semestre e spezzettare il programma in più parti”.
In Consiglio di Facoltà non si è riusciti a trovare un accordo. “Non abbiamo trovato rispondenza da parte dei docenti”, dice chiaramente Roberto Paolo Meo, mentre Flora Frate, senatrice accademica, parla di una fase di transizione molto delicata. “Al momento, c’è un gran caos – afferma – Abbiamo assoluta necessità di organizzare la didattica”. Se, comunque, quella di marzo non è una sessione straordinaria ma di recupero, perché eliminare le date di aprile e novembre? “Quando i consiglieri di Facoltà hanno proposto di inserire la sessione straordinaria di aprile – afferma Flora – i professori hanno ribadito che l’Università non è un esamificio. In ogni caso, c’è difficoltà ad istituire altre finestre d’esame perché i docenti sono veramente pochi (diciotto per più di 4mila studenti) e i ricercatori non faranno didattica nemmeno per il secondo semestre”. Tra le conseguenze della protesta dei ricercatori, l’eliminazione di alcuni corsi opzionali. “A quanto pare, quando vogliono i docenti, è possibile cambiare il regolamento – afferma una studentessa – Quando mi sono iscritta a questa Facoltà, sapevo che al terzo anno avrei potuto scegliere tra varie prove opzionali a seconda del mio interesse. In pratica, non è così: sono obbligata a studiare per determinati esami, perché, almeno per ora, gli altri sono stati eliminati”. L’unica soluzione sembra essere una generale riorganizzazione della didattica. La suggerisce Valentina. “Se i professori non possono venirci incontro in altro modo – dice – allora sarebbe bene rimodellare i corsi. Bisogna, prima di tutto, lavorare in aula, avere la possibilità di sostenere due o tre prove intercorso in un semestre e spezzettare il programma in più parti”.
Il Preside: il
problema è
l’esiguità del
corpo docente
problema è
l’esiguità del
corpo docente
Secondo il Preside prof. Gianfranco Pecchinenda, “la difficoltà maggiore che, attualmente, stiamo vivendo è relativa all’esiguità numerica del corpo docenti”. “Proprio per questo – continua – abbiamo dovuto eliminare alcuni corsi opzionali, limitando la scelta agli studenti, anche se l’insegnamento è sempre garantito. Stiamo, poi, stipulando contratti con docenti in pensione, come il prof. Amato Lamberti il quale ritornerà per l’insegnamento di Pianificazione territoriale, in partenza da marzo”. Sul piano della didattica, e al fine di migliorarla tenendo conto delle esigenze della platea studentesca, divisa in ben sei tipologie di ordinamenti (551, 880, M12, M13, magistrali e vecchissimo ordinamento con matricola 027), sarà istituita una Commissione composta da Preside, docenti e studenti dei molteplici ordinamenti. “Tra i primi obiettivi dei lavori della Commissione, rientra un’efficace modulazione dei periodi di lezione e degli esami oltre ad una nuova strutturazione dei corsi per coloro che seguono”. Riguardo la sessione di recupero di marzo riservata ai fuoricorso 551 e 880, “quella rimarrà invariata – conclude Pecchinenda – ma, molto probabilmente, ce ne sarà un’altra ad aprile per tutti i fuoricorso”.
Maddalena Esposito
Maddalena Esposito