Archeologia: l’identikit della Specialistica

Sarà il naturale percorso della laurea di base con un’impostazione che rafforza le conoscenze già acquisite. Sono anche previste discipline caratterizzanti e più professionalizzanti, come l’informatica applicata ai beni culturali ed un’ampia padronanza della normativa in merito alla tutela e alla conservazione del patrimonio archeologico. Questo, in estrema sintesi, il profilo della Laurea Specialistica in Archeologia. Attiva dal prossimo ottobre, non sarà a numero programmato, perché il rapporto studenti e strutture è ancora gestibile. “La specialistica parte dalla conclusione del primo triennio che ha avuto, come è giusto che sia, un’impostazione piuttosto generale, nel settore archeologico, storico ed artistico e, nello stesso tempo, letterario, con un taglio fortemente culturale che è servito a preparare il terreno. I prossimi due anni saranno rivolti ad un approfondimento di quei temi e conoscenze, in parte già sviluppati; e dove –  almeno questo è l’auspicio –  l’approccio sarà di tipo seminariale” spiega il Presidente del Corso di Laurea, prof. Carlo Gasparri,  docente di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana. “E’ naturale – ha poi aggiunto il docente – che l’attenzione sarà questa volta focalizzata su materie professionalizzanti, come l’informatica, la legislazione dei beni culturali, che è molto importante per garantire una preparazione completa ed organica, oltre a discipline sulla storia e la tecnica del restauro. Al momento, è pronto solo il progetto relativo al primo anno. Poi avremo il tempo di perfezionare ed aggiungere altre discipline inserite al secondo anno”. “Questo corso di laurea, in ogni caso  – continua Gasparri – così com’è stato formulato, offre la possibilità allo studente di trovare un’occupazione nei beni culturali e, specificatamente, nel campo archeologico. Il che significa, un lavoro presso soprintendenze, enti locali, e società di servizi. E’, inoltre, il gradino preparatorio per la conclusione del ciclo di studi, rappresentata dall’accesso alla Scuola di specializzazione, che è quella specifica per chi intende operare proprio nelle soprintendenze archeologiche o avvicinarsi ai dottorati di ricerca”. Resta da chiarire, tuttavia, la durata della Scuola, destinata ad avere una riduzione sui tre anni previsti. “In questa fase normativa ci si accede dopo la laurea biennale, ma non è escluso – lascia intendere il presidente Gasparri – che non ci sia un riordino del percorso universitario in cui venga rimodellata, riducendo l’ultimo anno, in virtù del fatto che il corso di laurea complessivo (il tre più due) ha una durata quinquennale. La stessa Scuola nasceva dall’esigenza di preparare i laureati ai concorsi banditi dallo Stato. Per cui la frequenza al primo anno era obbligatoria per poter equiparare la preparazione a quella di un corso di laurea di cinque anni. A questo punto, la scuola potrebbe essere trasformata in biennale”.
Elviro Di Meo
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