“Cercasi rappresentanti degli studenti ad Architettura”. Potrebbe essere l’intestazione dell’annuncio che la prof.ssa Valeria Pezza, docente di Progettazione e Coordinatrice del Corso di Studio Magistrale in Architettura, ha pubblicato on line, nella speranza che qualche ragazza o ragazzo di buona volontà risponda al suo appello. “Finora – racconta ad Ateneapoli nel pomeriggio del 22 maggio – ho ricevuto tre adesioni. Si sono fatti avanti una ragazza che frequenta il primo anno e due allievi di anni superiori”. Iniziativa non usuale, quella della docente, la quale ha provato così a porre rimedio alla mancanza,
che va avanti ormai da moltissimi mesi, di una rappresentanza studentesca. “Tra quelli eletti qualche anno fa – dice – noi docenti abbiamo avuto il piacere di incontrare solo una persona: una studentessa che, però, poi è partita per il progetto Erasmus. La ragazza mi aveva indicato il nominativo di un altro
studente al quale avrei potuto fare riferimento, ma il ragazzo non ha mai neppure risposto alle mail che gli ho inviato. In sostanza, mi sono ritrovata senza alcun riferimento e, siccome in questa stagione dell’anno dobbiamo chiudere la Scheda Unica di Ateneo dove vanno riportati i nomi dei rappresentanti degli studenti, ho provato a rimediare con l’invito on line rivolto a chi abbia voglia di impegnarsi e di farsi avanti”. Aggiunge la docente: “C’è un problema di partecipazione alla vita universitaria da parte degli allievi. Bisogna tirarli per le orecchie – mi si passi l’espressione – per convincerli a compilare i questionari di valutazione della didattica a fine corso”. Su questo punto, peraltro, sul numero di Ateneapoli pubblicato a fine maggio, uno studente di Architettura tra i più attivi, Piero Zizzania, aveva osservato che tanti suoi colleghi sono demotivati nella compilazione dei questionari perché hanno riscontrato nel corso degli anni che, qualunque sia il giudizio ricevuto da un docente, cambia poco. Chi arriva sempre in ritardo persevera in questo comportamento e lo stesso fa chi, abitualmente, latita a lezione e manda in cattedra un collaboratore. “Capisco il ragionamento – commenta la prof.ssa Pezza – e condivido le considerazioni relative alla necessità che la valutazione determini, poi, conseguenze pratiche e migliorie, perché altrimenti resta fine a se stessa. Io, però, svolgo il mio ruolo e cerco di conservare uno spirito positivo. I questionari servono, perché possono determinare interventi della direzione del Dipartimento, che può invitare chi non rispetta le regole a farlo. Certo, non sono la panacea, ma meglio compilarli con serietà che ignorarli da parte degli studenti”. Su questi temi si è discusso anche nella giornata del Forum sulla didattica riservata agli studenti. “Io c’ero – racconta la docente – ed ho chiesto ai ragazzi di segnalare i miei colleghi che appesantiscono gli studenti con una mole di lavoro sproporzionata rispetto ai crediti dell’esame. Altri professori presenti al Forum mi hanno risposto che non servono le segnalazioni degli studenti, perché lo sappiamo tutti chi sono quei docenti che esagerano. In verità, per individuare questi docenti dovresti avere un personale che compie un monitoraggio. Non ci sta e non è questa la sola difficoltà.
Vorrei i dati sugli esami per ogni corso – percentuali di superamento, voti ed altro – ma sono riuscita ad ottenerli solo per un anno, poi gli uffici amministrativi non me li hanno più dati. Alla luce di queste complicazioni della macchina amministrativa – e qui ritorno al senso del mio appello perché si facciano avanti aspiranti alla rappresentanza studentesca – ritengo indispensabile che ci siano delegati degli studenti con i quali dialogare e che possano, a propria volta, sensibilizzare i loro colleghi a prendere sul serio la partecipazione alla vita universitaria. Serve una cinghia di trasmissione interna per far capire come si sta in Università e per evitare che, come accaduto sui tatzebao che hanno raccolto in forma anonima le osservazioni degli studenti,
prevalgano sfoghi rancorosi, insulti e frasi degne di quelle che compaiono sulle porte dei gabinetti. Ovvero, il contrario di una critica intelligente e seria”.
Bando alla passività dunque, è l’appello della Coordinatrice del Corso di Studi Magistrale in Architettura. La quale conclude: “Mi ha colpito, tra le varie richieste degli studenti che sono emerse nel corso del Forum sulla didattica, quella che, per il conseguimento dei crediti liberi, il Dipartimento non proponga solo cicli di seminari, ma anche corsi a scelta. È impraticabile perché, purtroppo, non abbiamo risorse per i docenti dei corsi obbligatori, Composizione in primis, e non possiamo certo impiegare risorse per attivare nuovi corsi a scelta. Il punto, però, è un altro. Quei crediti potrebbero essere guadagnati dagli studenti anche proponendo percorsi individuali: viaggi, partecipazioni alla Biennale, visite nei musei, workshop. Si adagiano, però, e aspettano il pacchetto di seminari al quale aderire. Ecco, anche questo mi sembra un segnale di passività da contrastare, magari con l’aiuto dei rappresentanti. Nella speranza, naturalmente, che prima o poi arrivino”.
Fabrizio Geremicca
che va avanti ormai da moltissimi mesi, di una rappresentanza studentesca. “Tra quelli eletti qualche anno fa – dice – noi docenti abbiamo avuto il piacere di incontrare solo una persona: una studentessa che, però, poi è partita per il progetto Erasmus. La ragazza mi aveva indicato il nominativo di un altro
studente al quale avrei potuto fare riferimento, ma il ragazzo non ha mai neppure risposto alle mail che gli ho inviato. In sostanza, mi sono ritrovata senza alcun riferimento e, siccome in questa stagione dell’anno dobbiamo chiudere la Scheda Unica di Ateneo dove vanno riportati i nomi dei rappresentanti degli studenti, ho provato a rimediare con l’invito on line rivolto a chi abbia voglia di impegnarsi e di farsi avanti”. Aggiunge la docente: “C’è un problema di partecipazione alla vita universitaria da parte degli allievi. Bisogna tirarli per le orecchie – mi si passi l’espressione – per convincerli a compilare i questionari di valutazione della didattica a fine corso”. Su questo punto, peraltro, sul numero di Ateneapoli pubblicato a fine maggio, uno studente di Architettura tra i più attivi, Piero Zizzania, aveva osservato che tanti suoi colleghi sono demotivati nella compilazione dei questionari perché hanno riscontrato nel corso degli anni che, qualunque sia il giudizio ricevuto da un docente, cambia poco. Chi arriva sempre in ritardo persevera in questo comportamento e lo stesso fa chi, abitualmente, latita a lezione e manda in cattedra un collaboratore. “Capisco il ragionamento – commenta la prof.ssa Pezza – e condivido le considerazioni relative alla necessità che la valutazione determini, poi, conseguenze pratiche e migliorie, perché altrimenti resta fine a se stessa. Io, però, svolgo il mio ruolo e cerco di conservare uno spirito positivo. I questionari servono, perché possono determinare interventi della direzione del Dipartimento, che può invitare chi non rispetta le regole a farlo. Certo, non sono la panacea, ma meglio compilarli con serietà che ignorarli da parte degli studenti”. Su questi temi si è discusso anche nella giornata del Forum sulla didattica riservata agli studenti. “Io c’ero – racconta la docente – ed ho chiesto ai ragazzi di segnalare i miei colleghi che appesantiscono gli studenti con una mole di lavoro sproporzionata rispetto ai crediti dell’esame. Altri professori presenti al Forum mi hanno risposto che non servono le segnalazioni degli studenti, perché lo sappiamo tutti chi sono quei docenti che esagerano. In verità, per individuare questi docenti dovresti avere un personale che compie un monitoraggio. Non ci sta e non è questa la sola difficoltà.
Vorrei i dati sugli esami per ogni corso – percentuali di superamento, voti ed altro – ma sono riuscita ad ottenerli solo per un anno, poi gli uffici amministrativi non me li hanno più dati. Alla luce di queste complicazioni della macchina amministrativa – e qui ritorno al senso del mio appello perché si facciano avanti aspiranti alla rappresentanza studentesca – ritengo indispensabile che ci siano delegati degli studenti con i quali dialogare e che possano, a propria volta, sensibilizzare i loro colleghi a prendere sul serio la partecipazione alla vita universitaria. Serve una cinghia di trasmissione interna per far capire come si sta in Università e per evitare che, come accaduto sui tatzebao che hanno raccolto in forma anonima le osservazioni degli studenti,
prevalgano sfoghi rancorosi, insulti e frasi degne di quelle che compaiono sulle porte dei gabinetti. Ovvero, il contrario di una critica intelligente e seria”.
Bando alla passività dunque, è l’appello della Coordinatrice del Corso di Studi Magistrale in Architettura. La quale conclude: “Mi ha colpito, tra le varie richieste degli studenti che sono emerse nel corso del Forum sulla didattica, quella che, per il conseguimento dei crediti liberi, il Dipartimento non proponga solo cicli di seminari, ma anche corsi a scelta. È impraticabile perché, purtroppo, non abbiamo risorse per i docenti dei corsi obbligatori, Composizione in primis, e non possiamo certo impiegare risorse per attivare nuovi corsi a scelta. Il punto, però, è un altro. Quei crediti potrebbero essere guadagnati dagli studenti anche proponendo percorsi individuali: viaggi, partecipazioni alla Biennale, visite nei musei, workshop. Si adagiano, però, e aspettano il pacchetto di seminari al quale aderire. Ecco, anche questo mi sembra un segnale di passività da contrastare, magari con l’aiuto dei rappresentanti. Nella speranza, naturalmente, che prima o poi arrivino”.
Fabrizio Geremicca