Architetture fortificate: alla scoperta di enigmi e luoghi nascosti

Conoscere il vasto patrimonio delle architetture fortificate che, ancora oggi, sono presenti in area campana e costituiscono una componente importante dei Beni Culturali Archeologici ed Architettonici. Questo lo scopo del ciclo di seminari promossi dall’Istituto Italiano dei Castelli – sezione Campania, aperta a studenti e professionisti. “Il corso – spiega Luigi Maglio, Presidente regionale dell’Istituto – si svolge a Castel dell’Ovo e si articola su una serie di conferenze distribuite su un arco di tempo che va da febbraio a maggio. Durante gli incontri sono trattati diversi temi: l’incastellamento in età longobarda e normanna, l’evoluzione tipologica del castello in Italia meridionale dal periodo normanno svevo a quello angioino, le artiglierie neurobalistiche e la rivoluzione della polvere da sparo, il cantiere del castello medievale, le torri costiere e tanto altro ancora”. Tra gli aspetti più affascinanti di queste strutture vi è il modo in cui possono essere datate, come spiega la professoressa Marina Fumo, docente di Architettura tecnica al Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale della Federico II e consigliere dell’Istituto: “Le architetture fortificate nascono come macchine per la difesa, pertanto presentano caratteristiche che rispecchiano l’evoluzione delle armi da guerra. Sono le uniche costruzioni che possono essere datate con una buona precisione solo guardandole. Mentre da questo punto di vista sono facilmente interpretabili, dall’altro sono il massimo dell’enigma, soprattutto per quanto riguarda la disposizione degli ambienti interni, infatti ogni castello è unico. Quest’ultima particolarità deriva dalla necessità di sorprendere il più possibile gli assalitori”. Per avere un quadro completo sulle architetture fortificate, oltre alle lezioni teoriche, non potevano di certo mancare i sopralluoghi, arricchiti con percorsi esclusivi ed approfondimenti su aspetti poco conosciuti dalla popolazione. “Dopo una visita guidata – racconta Claudio D’Aniello, da poco laureato in Ingegneria edile-architettura – mi sono reso conto che il castello di Baia si vedeva dalla tangenziale, strada da me attraversata tutti i giorni per andare all’università, questo perché impari a vedere con occhi diversi ciò che ti circonda. Le architetture fortificate mi hanno sempre affascinato e volevo scoprire tutti i segreti che nascondono, ma durante il percorso di studi non vengono trattate per lasciare più spazio alle strutture residenziali e religiose. Inoltre, ritengo che dall’approccio con il passato si può imparare a comprendere meglio anche il presente”. Altro aspetto affascinante sono le tecniche costruttive e i materiali utilizzati: “A partire dal Novecento l’architettura ha subito un forte processo di industrializzazione – riferisce Nicola Guida, all’ultimo anno di Ingegneria edile-architettura – Studiare i metodi costruttivi del passato ci permette di riscoprire la bellezza della pietra intesa come segno lasciato dall’uomo nel tempo. In particolare, le costruzioni fortificate rappresentano una testimonianza dell’ingegno e della cultura dei nostri avi, oltre ad essere un’ottima fonte di spunto per riportare al centro della progettazione moderna i materiali naturali, che, seppure costosi e difficili da lavorare, mantengono inalterato il loro fascino”. Queste imponenti e maestose macchine da guerra non conquistano solo esperti e studenti del settore ma anche coloro che nella vita si occupano di tutt’altro. È il caso di Sara Nieddu, sarda, studentessa di lingua araba, al secondo anno della Magistrale a ‘L’Orientale’ che racconta: “Grazie ad iniziative come questa si apre una finestra sulla storia della Campania che si rivela attraverso le sue architetture fortificate. Un modo per conoscere a fondo la cultura del posto, anche per chi è fuorisede come me. Inoltre, si ha la possibilità di accedere in aree normalmente chiuse al pubblico ed avere spiegazioni chiare e complete dei luoghi visitati”.
Maria Maio
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