Tocca il diapason dell’entusiasmo il nuovo progetto che coinvolge un gruppo di studenti di Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe. ‘Autunno Shakespeare’, l’insegna di questo profondo viaggio attraverso
i protagonisti e le opere che hanno segnato le stagioni del teatro elisabettiano. Molteplici e diversificate le attività previste dal programma del seminario che confluiscono tutte in una location d’eccezione: il Teatro Galleria Toledo. Proiezioni di film e incontri di lettura drammatizzata vis-à-vis con professionisti del settore. Questo il quadro composito dell’iniziativa partita verso la fine del mese di ottobre e che si riflette nella collaborazione affiatata tra le sue artefici, la prof.ssa Simonetta De Filippis, docente di Letteratura Inglese, insieme a Laura Angiulli, direttore artistico del Teatro Stabile d’Innovazione di Napoli nonché docente all’Accademia di Belle Arti. “Una collaborazione che dura da diversi anni, rinfocolata dalla passione per un nome comune: Shakespeare. Da sempre conservo la buona abitudine di portare i miei studenti a teatro e organizzare seminari dopo una rappresentazione. Ma stavolta si tratta di un progetto più articolato”, sottolinea l’anglista. Parallelamente, la vera anima del workshop, la regista Angiulli si pregia di un’esperienza pluriennale di frequentazioni e variazioni shakespeariane nei suoi allestimenti.
In armonia con la terza missione dell’Università, l’obiettivo precipuo è “avvicinare i ragazzi già a partire dalla scuola al mondo della cultura e farli appassionare al teatro. Spesso succede che non ne sappiano assolutamente nulla, eppure hanno una voglia pazzesca di lasciarsi travolgere con stupore”. Una diramazione importante quella sul territorio per ampliare lo sguardo teso all’unica protagonista del ciclo di appuntamenti che si estenderanno fino a
marzo: l’arte. E, in particolare, l’opera omnia del Bardo per eccellenza, presa a pretesto per esplorare l’universo simbolico e polisemantico quale è il teatro. Una missione educativa che si propone, inoltre, il fine di colmare gravi lacune. “Accade che i giovani non abbiano alcuna esperienza di teatro nella loro vita. Invece, è importante che entrino praticamente in contatto con questo meccanismo per prepararsi a essere futuri spettatori critici e partecipi”.
Anche durante le tradizionali lezioni “non rinuncio mai ai testi ‘portanti’, come ‘Amleto’, perché voglio fortemente che gli studenti abbiano l’opportunità tangibile di toccare con mano la letteratura vivente”. Un approccio efficace che molto spesso i ritmi universitari di oggi, frenetici e incalzanti, tendono a ostacolare. “È un peccato che gli studenti passino di corso in corso senza approfondire un attimo col docente né parlare tra di loro. Ritengo perciò queste forme extra di estremo valore in un’Università che si propone di essere a più ampio respiro culturale. Burocrazia, crediti, esami stanno togliendo la parola ai giovani. Bisogna arginare subito i danni inventandosi delle occasioni per riunirsi e restituire il diritto alla cultura”. E quale occasione migliore per filtrare l’universo drammaturgico shakespeariano se non le indicazioni di una veterana del teatro che si rapporta in diretta alle dinamiche e ai problemi correlati alla messinscena? “Tento sempre di fare un lavoro ‘di metodo’ sia con gli allievi che con gli attori professionisti. È interessante scoprire come attraverso il teatro si possano richiamare tante discipline, dalla letteratura alla filosofia. E questo aspetto è fondamentale per la scuola e l’Università, soprattutto quelle di stampo umanistico”, dice Laura Angiulli. Sulla scena gli studenti in veste di attori Nozioni di storia del teatro, drammaturgia e pratica scenica emergono dalla prima lezione, quella del 27 ottobre, di ‘educazione alla teatralità’. L’esercizio cui sono sottoposti i partecipanti è la lettura all’impronta, imprescindibile trampolino di lancio per ciascun attore che voglia impelagarsi durante il cosiddetto ‘lavoro a tavolino’ nella galassia di significati
racchiusi dalle vicende shakespeariane. Oggetto della lettura alcune scene tratte dalla commedia ‘Misura per Misura’. Insieme alle due ‘docenti’, guru di riferimento per la comprensione del testo originale è l’attore Michele Danubio che spiega alcune delle dinamiche essenziali della codifica teatrale, quali la ricerca delle parole ‘dominanti’ e l’importanza dell’appoggio tonale, che rientrano nel processo di costruzione del personaggio. “Recitare implica la necessità di mettere i pensieri dietro e dentro le parole. Memorizzando i pensieri, non le parole, ecco che emerge il cosiddetto ‘sottotesto’, l’implicito rappresentato, il non detto”. Su questo punto, interviene efficacemente la regista: “Anche la gestualità non va ricercata, dipende dal pensiero. Non si va per imitazione. La naturalezza è una grande conquista. Occorre tirare fuori l’interiorità e portare una densità profonda nelle frasi. Questo dà la cifra dell’emotività, della personalità e della fisionomia di un personaggio che si vuole calare dentro”. Dall’impasse non si scampa: “a teatro c’è sempre una verità che deve passare”. Danno prova di temperamento da teatranti gli studenti che si sperimentano attori alla maniera di Shakespeare. “Amo le narrazioni, di conseguenza sono affascinata dal teatro e dal cinema, anche se non ho mai recitato”, racconta Ilaria Oliviero. “Un corso peculiare, diverso da come te lo aspetti. Non è la solita lezione in cui il professore parla alla cattedra e l’allievo ascolta. Qui sei quasi ‘costretto’ a partecipare, ma in senso positivo, ti diverti sul serio senza tralasciare che tutto ciò ci servirà per studiare e leggere in chiave critica ai fini dell’esame di Letteratura”. Altri, invece, malgrado la giovane età, non sono affatto principianti. “Ho deciso di prendere parte al progetto per piacere. Studio recitazione da sette anni, adesso in una scuola a Pozzuoli. Oltre che rinvigorire la mia passione, dal laboratorio mi aspetto gli input giusti che possano consentirmi in futuro di sfogliare i testi di Shakespeare con maggiore consapevolezza”, è la voce fuori dal coro di Vittorio Nastri, studente al terzo anno. “Mi sta piacendo moltissimo. È un’occasione di apprendimento a livello avanzato di Shakespeare. Prima d’ora non ho mai avuto l’opportunità di vivere il teatro, per di più in un contesto come questo”, confessa Martina Piccolo. “A volte sembra che quando si sostiene un esame poi rimanga ben poco delle nozioni apprese, invece di quest’esperienza mi resterà – qualcosa che in genere trascuriamo – il confronto, essere in relazione all’altro”. Insomma, promosso a pieni voti il laboratorio che ha superato di gran lunga le aspettative del gruppo. “Magnifico è il rapporto che vogliono instaurare i docenti cercando
di renderlo una cosa intima, scherzosa ma allo stesso tempo formativa. Non si tratta di leggere semplicemente i testi e le sue interpretazioni come in classe, ma delineare per bene le sfumature psicologiche, provare a capire come l’attore si pone quando tenta di essere un personaggio shakespeariano, assaggiare il brivido di un’arte che trapassa il tempo”, chiosa poeticamente la studentessa Alessia Ronca.
Sabrina Sabatino
i protagonisti e le opere che hanno segnato le stagioni del teatro elisabettiano. Molteplici e diversificate le attività previste dal programma del seminario che confluiscono tutte in una location d’eccezione: il Teatro Galleria Toledo. Proiezioni di film e incontri di lettura drammatizzata vis-à-vis con professionisti del settore. Questo il quadro composito dell’iniziativa partita verso la fine del mese di ottobre e che si riflette nella collaborazione affiatata tra le sue artefici, la prof.ssa Simonetta De Filippis, docente di Letteratura Inglese, insieme a Laura Angiulli, direttore artistico del Teatro Stabile d’Innovazione di Napoli nonché docente all’Accademia di Belle Arti. “Una collaborazione che dura da diversi anni, rinfocolata dalla passione per un nome comune: Shakespeare. Da sempre conservo la buona abitudine di portare i miei studenti a teatro e organizzare seminari dopo una rappresentazione. Ma stavolta si tratta di un progetto più articolato”, sottolinea l’anglista. Parallelamente, la vera anima del workshop, la regista Angiulli si pregia di un’esperienza pluriennale di frequentazioni e variazioni shakespeariane nei suoi allestimenti.
In armonia con la terza missione dell’Università, l’obiettivo precipuo è “avvicinare i ragazzi già a partire dalla scuola al mondo della cultura e farli appassionare al teatro. Spesso succede che non ne sappiano assolutamente nulla, eppure hanno una voglia pazzesca di lasciarsi travolgere con stupore”. Una diramazione importante quella sul territorio per ampliare lo sguardo teso all’unica protagonista del ciclo di appuntamenti che si estenderanno fino a
marzo: l’arte. E, in particolare, l’opera omnia del Bardo per eccellenza, presa a pretesto per esplorare l’universo simbolico e polisemantico quale è il teatro. Una missione educativa che si propone, inoltre, il fine di colmare gravi lacune. “Accade che i giovani non abbiano alcuna esperienza di teatro nella loro vita. Invece, è importante che entrino praticamente in contatto con questo meccanismo per prepararsi a essere futuri spettatori critici e partecipi”.
Anche durante le tradizionali lezioni “non rinuncio mai ai testi ‘portanti’, come ‘Amleto’, perché voglio fortemente che gli studenti abbiano l’opportunità tangibile di toccare con mano la letteratura vivente”. Un approccio efficace che molto spesso i ritmi universitari di oggi, frenetici e incalzanti, tendono a ostacolare. “È un peccato che gli studenti passino di corso in corso senza approfondire un attimo col docente né parlare tra di loro. Ritengo perciò queste forme extra di estremo valore in un’Università che si propone di essere a più ampio respiro culturale. Burocrazia, crediti, esami stanno togliendo la parola ai giovani. Bisogna arginare subito i danni inventandosi delle occasioni per riunirsi e restituire il diritto alla cultura”. E quale occasione migliore per filtrare l’universo drammaturgico shakespeariano se non le indicazioni di una veterana del teatro che si rapporta in diretta alle dinamiche e ai problemi correlati alla messinscena? “Tento sempre di fare un lavoro ‘di metodo’ sia con gli allievi che con gli attori professionisti. È interessante scoprire come attraverso il teatro si possano richiamare tante discipline, dalla letteratura alla filosofia. E questo aspetto è fondamentale per la scuola e l’Università, soprattutto quelle di stampo umanistico”, dice Laura Angiulli. Sulla scena gli studenti in veste di attori Nozioni di storia del teatro, drammaturgia e pratica scenica emergono dalla prima lezione, quella del 27 ottobre, di ‘educazione alla teatralità’. L’esercizio cui sono sottoposti i partecipanti è la lettura all’impronta, imprescindibile trampolino di lancio per ciascun attore che voglia impelagarsi durante il cosiddetto ‘lavoro a tavolino’ nella galassia di significati
racchiusi dalle vicende shakespeariane. Oggetto della lettura alcune scene tratte dalla commedia ‘Misura per Misura’. Insieme alle due ‘docenti’, guru di riferimento per la comprensione del testo originale è l’attore Michele Danubio che spiega alcune delle dinamiche essenziali della codifica teatrale, quali la ricerca delle parole ‘dominanti’ e l’importanza dell’appoggio tonale, che rientrano nel processo di costruzione del personaggio. “Recitare implica la necessità di mettere i pensieri dietro e dentro le parole. Memorizzando i pensieri, non le parole, ecco che emerge il cosiddetto ‘sottotesto’, l’implicito rappresentato, il non detto”. Su questo punto, interviene efficacemente la regista: “Anche la gestualità non va ricercata, dipende dal pensiero. Non si va per imitazione. La naturalezza è una grande conquista. Occorre tirare fuori l’interiorità e portare una densità profonda nelle frasi. Questo dà la cifra dell’emotività, della personalità e della fisionomia di un personaggio che si vuole calare dentro”. Dall’impasse non si scampa: “a teatro c’è sempre una verità che deve passare”. Danno prova di temperamento da teatranti gli studenti che si sperimentano attori alla maniera di Shakespeare. “Amo le narrazioni, di conseguenza sono affascinata dal teatro e dal cinema, anche se non ho mai recitato”, racconta Ilaria Oliviero. “Un corso peculiare, diverso da come te lo aspetti. Non è la solita lezione in cui il professore parla alla cattedra e l’allievo ascolta. Qui sei quasi ‘costretto’ a partecipare, ma in senso positivo, ti diverti sul serio senza tralasciare che tutto ciò ci servirà per studiare e leggere in chiave critica ai fini dell’esame di Letteratura”. Altri, invece, malgrado la giovane età, non sono affatto principianti. “Ho deciso di prendere parte al progetto per piacere. Studio recitazione da sette anni, adesso in una scuola a Pozzuoli. Oltre che rinvigorire la mia passione, dal laboratorio mi aspetto gli input giusti che possano consentirmi in futuro di sfogliare i testi di Shakespeare con maggiore consapevolezza”, è la voce fuori dal coro di Vittorio Nastri, studente al terzo anno. “Mi sta piacendo moltissimo. È un’occasione di apprendimento a livello avanzato di Shakespeare. Prima d’ora non ho mai avuto l’opportunità di vivere il teatro, per di più in un contesto come questo”, confessa Martina Piccolo. “A volte sembra che quando si sostiene un esame poi rimanga ben poco delle nozioni apprese, invece di quest’esperienza mi resterà – qualcosa che in genere trascuriamo – il confronto, essere in relazione all’altro”. Insomma, promosso a pieni voti il laboratorio che ha superato di gran lunga le aspettative del gruppo. “Magnifico è il rapporto che vogliono instaurare i docenti cercando
di renderlo una cosa intima, scherzosa ma allo stesso tempo formativa. Non si tratta di leggere semplicemente i testi e le sue interpretazioni come in classe, ma delineare per bene le sfumature psicologiche, provare a capire come l’attore si pone quando tenta di essere un personaggio shakespeariano, assaggiare il brivido di un’arte che trapassa il tempo”, chiosa poeticamente la studentessa Alessia Ronca.
Sabrina Sabatino