Biotecnologie, il più affollato

“I nostri studenti sono tutti molto motivati, incuriositi da questo settore in continua innovazione e che apre loro nuovi orizzonti di lavoro e di ricerca”. La prof.ssa Anna Messere, docente di Chimica Organica, descrive così i numerosi studenti che ogni anno scelgono di iscriversi al Corso in Biotecnologie. Il vice-Preside della Facoltà, prof. Roberto Fattorusso, trova la spiegazione di questo successo nel fatto che “le Biotecnologie rappresentano una grossa risorsa per il futuro. Usare sistemi biologici per migliorare la vita umana è proprio una di quelle sfide dalle quali i ragazzi possono venire attratti. Le Biotecnologie non sono una follia e gli studenti non hanno tutti i torti ad iscriversi qui”.
Biotecnologie è il Corso interfacoltà più affollato, con oltre 300 immatricolazioni l’anno. Unisce il fascino dell’innovazione tecnologica e dello studio genetico alla biologia e alla chimica.
“Il 75% delle biotecnologie riguardano il farmaco. – spiega Fattorusso – In Italia, come tutto il settore, sono poco sviluppate, ma all’estero c’è molto spin off dall’Università: da noi si sta appena cominciando. Grossi numeri anche per quanto riguarda le Biotecnologie industriali, nel recupero ambientale e nei sistemi di miglioramento dell’agricoltura”.
Articolato in tre curricula, medico, industriale-ambientale e vegetale-alimentare, il Corso prevede un primo anno nel quale, al di là del curriculum che si sceglie, sono presenti le materie di base, propedeutiche agli esami più caratterizzanti il Corso e alla successiva Magistrale. Quindi molto peso alle discipline fondamentali: Matematica, Fisica, Chimica generale, Chimica organica, Biologia. Ma, spiega la prof.ssa Messere, non bisogna spaventarsi, “anche chi viene da una scuola superiore che non offre questo tipo di preparazione non dovrebbe avere difficoltà, perché nei nostri corsi si parte dall’inizio”. L’importanza delle materie scientifiche, ed in particolare la matematica di base, è ricordata anche dal prof. Fattorusso che sottolinea: “tutte le materie sono da conoscere bene, ma la matematica di base è indispensabile. La formazione universitaria è una costruzione e avere buone fondamenta serve a non far cadere tutta la struttura. Alcuni studi hanno dimostrato una relazione tra la conoscenza della matematica di base e la buona riuscita negli studi”.  Ai ragazzi viene, infatti, offerta la possibilità di svolgere un test di autovalutazione e di seguire dei corsi integrativi per colmare le loro lacune: la conoscenza di matematica richiesta equivale a quella dei primi due anni delle superiori.
Discipline di base a parte, le matricole “hanno bisogno di capire come funziona l’università, di capire quale metodo di studio usare, come muoversi tra le aule. Già dal secondo quadrimestre, trovo che i ragazzi hanno, più o meno, individuato tutti una loro strategia di studio e riescono ad organizzare gli esami in base al calendario. Il problema è che il contesto universitario è molto libero e quindi ci vuole un po’ di tempo per imparare ad autogestirsi. È fisiologico!”, dice la prof.ssa Messere.
“Il primo anno – sottolinea Fattorusso – è cruciale. Ognuno deve trovare il suo ritmo, che sia studiare a casa o in Facoltà, però l’importante è seguire i corsi e dare tutti gli esami. I ritmi sono serrati e se si resta indietro si rischia di perdere un anno. Per cui il mio consiglio è di accettare anche un voto basso all’esame, ma andare avanti”.
Per chi ancora è indeciso, la prof.ssa Messere non esita a fornire qualche consiglio: “si deve studiare con costanza. Noi docenti siamo qui a loro disposizione, per cui si possono rivolgere a noi in qualunque momento e per qualsiasi problema. E’ predisposto anche un servizio di tutoraggio, in modo da seguire gli studenti anche durante le esercitazioni”.
Fin dal primo semestre, infatti, i ragazzi hanno la possibilità di seguire non solo le lezioni in aula, ma anche svolgere le prime attività di laboratorio e gli esercizi teorici, molti importanti per materie come la chimica, la fisica o la matematica. “Seguire le lezioni e poi studiare un po’ a casa, applicando la teoria alla pratica con gli esercizi numerici – suggerisce la Messere – anche perché ai ragazzi viene dato abbastanza tempo libero. La mattina seguono i corsi, ma il pomeriggio è libero. Inoltre, un giorno a settimana è lasciato senza lezioni proprio per dare loro la possibilità di fare il punto della situazione”.
L’organizzazione della didattica e le strutture sembrano essere il punto di forza di questo Corso, con docenti giovani e motivati. “I corsi si tengono quasi tutti senza neanche doversi spostare dall’aula, e comunque tutti nella struttura del Polo Scientifico. I ragazzi non perdono tempo per gli spostamenti, hanno tutti i docenti sempre a portata di mano e le aule studio dove potersi incontrare o ripetere la lezione. E’ una sorta di mini campus”.- “Inoltre – aggiunge Fattorusso – ci sono una serie di laboratori nati dal lavoro di giovani ricercatori e docenti che forniscono agli studenti buone opportunità per fare ricerca”.
(Va.Or.)
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