Due canali, uno in lingua italiana e uno in inglese, un unico titolo: Biotecnologie Mediche. Fatica sprecata? Sarà il tempo a dirlo. Nel frattempo, si sta provando a fare qualcosa per avvicinare la preparazione degli studenti ai linguaggi del mondo scientifico. Con il nuovo percorso didattico, insomma, non si chiederà agli studenti di raccontare la vita di Shakespeare, ma “di comprendere paragrafi spesso composti di periodi brevi e di facile comprensione”. A spiegare le ragioni di questa scelta è il prof. Stefano Bonatti, Coordinatore del Corso di Laurea Magistrale. Due gli obiettivi che ci si è posti. Da un lato avvicinare gli studenti italiani a quella lingua correntemente usata dalla comunità dei biotecnologi, dall’altro, ragionando sul lungo periodo, far sì che in termini di internazionalizzazione si possa passare “dalle parole ai fatti”. La lingua adottata sarà l’unico elemento di differenziazione tra i due percorsi. Per il resto, si potrà parlare di stesso programma, stessi docenti, che spesso si alterneranno sui due canali, e anche di stesse prove di verifica. A tal proposito, dovrebbe finire in soffitta il tradizionale esame orale. L’organizzazione attuale parla solo di prove scritte a risposta aperta o a “multiple choice” con domande identiche per i due percorsi. Per gli iscritti che sceglieranno il secondo canale, quello in lingua straniera appunto, viene fatta anche un’ulteriore richiesta: “l’obbligo di compilare la tesi in inglese”. Cammini didatticamente identici, ma con una difficoltà in più per uno dei due. C’è il pericolo di formare studenti di serie A e di serie B? “Potrebbe esserci, ma non può rappresentare un nostro problema. Come università stiamo cercando di offrire una possibilità in più, poi saranno i ragazzi a decidere che strada intraprendere”. Una strada che il docente, laureato in Biologia nel ’74 dopo un’esperienza di un mese a New York, conosce bene e consiglia: “di sicuro può offrire molto”. Per poter seguire le lezioni in lingua: “è sufficiente avere una buona conoscenza scolastica della lingua ed essere almeno in grado di leggere”. È in quest’ottica che ai futuri “students” in aggiunta ai corsi previsti dal regolamento didattico, verrà offerto un corso di lingua inglese organizzato dal Centro Linguistico di Ateneo. C’è tempo fino a ottobre, con l’inizio del nuovo anno accademico, per decidere. Al momento non è previsto né un numero minimo di iscritti per partire né un numero chiuso: “è chiaro che, se ci dovessero essere solo 5 iscritti al canale inglese, dovremmo rivedere qualcosa. L’auspicio è che ci possa essere una ripartizione equa tra i due percorsi”. Uno il pericolo da evitare: “non vorrei che a ottobre ci fossero 70 iscritti, ma che di questi, solo una minima parte arrivasse poi alla laurea proseguendo sul canale in inglese”. Il progetto c’è. Adesso si aspettano i numeri di Medical Biotechnology.