C’è il mondo dello sport ma non solo: il percorso di Danilo Contiero, dottorando in Scozia

Dall’Italia alla Danimarca, poi l’arrivo in Scozia e, mentre chiacchiera con Ateneapoli, è in Ucraina. È un percorso di studi intenso, incentrato principalmente sulle tematiche della salute e dell’healty aging, quello di Danilo Contiero, dottorando alla University of Western Scotland. Il suo punto di partenza, la laurea in Scienze Motorie alla Parthenope. “Dopo la Triennale a Napoli nel 2015 – ricorda – proseguii con una Magistrale al Foro Italico, un percorso in inglese, con una forte selezione all’ingresso. Avevo deciso di uscire dalla mia comfort zone e di cercare un trampolino di lancio che mi proiettasse verso l’estero”. Da Roma alla Danimarca, il passo è stato breve: “Durante una lezione intervenne il professor Paolo Caserotti, docente di Fisiologia dell’invecchiamento in Danimarca. Rimasi molto colpito da questa tematica e dall’interesse che riscuoteva a livello internazionale. In Danimarca sono rimasto per due anni, ho scritto la mia tesi e, nel 2017, poco prima di laurearmi ho saputo di aver vinto il Dottorato”. Ed ecco, quindi, l’arrivo in Scozia: “Sono quasi alla fine, dovrei dottorarmi a marzo. Qui mi occupo di ricerca sull’invecchiamento e, nello specifico, di come rendere le arti marziali accessibili anche ai soggetti anziani con lo scopo di prevenire le patologie tipiche dell’invecchiamento. Amo profondamente viaggiare – prosegue – Attualmente sono infatti un Visiting Lecturer in Ucraina, dove tengo varie lezioni sulla fisiologia dell’invecchiamento”. Perché la scelta di focalizzarsi su questa tematica? “Poniamoci la domanda inversa. Perché un laureato in Scienze Motorie non si dedica a questo? È il fine ultimo e riveste una notevole importanza nel campo della salute e della prevenzione. C’è un grande investimento in questa direzione sui soggetti anziani, l’attività motoria è il farmaco più potente di cui disponiamo nella prevenzione di una serie di patologie, come diabete, osteoporosi, obesità, ma anche danni causati da cadute”. Il dott. Contiero è anche Head del Functional Aging Institute Europe project, istituto che “nasce negli Stati Uniti e si occupa di perfezionare le competenze di chi opera con l’attività fisica, con i soggetti anziani. Siamo in Europa dall’anno scorso e anche in Italia”. A proposito del nostro Paese, “le Scienze Motorie vengono viste spesso come quasi esclusivamente connesse al mondo dello sport. Io stesso, all’inizio del mio percorso di studi, non avevo idea che ci si potesse avvicinare tanto al mondo medico, della salute e della prevenzione. Uno studente comincia ad intravedere percorsi differenziati alla Magistrale, in Scozia invece, ad esempio, ci sono degli indirizzi più specifici già dalla Triennale”. Un po’ di confusione “si genera anche nell’opinione pubblica. Si confonde, ad esempio, il laureato in Scienze Motorie con il personal trainer, per cui in realtà va bene anche un brevetto. Chi si specializza in attività fisica adattata, come me, viene confuso con il fisioterapista”. E così, “quando mi viene chiesto quale lavoro svolgo, evito di dare nomi. Spiego che il mio lavoro consiste nel prescrivere attività fisica a determinata intensità, a seconda delle necessità, e che mi occupo principalmente di anziani. Ecco perché invito gli studenti di Scienze Motorie a valorizzarsi sempre e a non ignorare, di questi studi, quella parte più vicina all’ambito clinico, che trovo sia anche la più interessante dal punto di vista della ricerca”. Dalla Parthenope, “ho portato con me, nel corso degli studi, il rigore metodologico. Ma trovo che, in generale, le università italiane siano imbattibili sotto il profilo teorico, nella preparazione che offrono. Forse qualche lacuna c’è quando si tratta di avviare lo studente alla ricerca”. Un consiglio: “Il cambiamento non può avvenire dall’esterno, ma siamo noi stessi a doverlo favorire. Ribadisco l’invito ai laureati in Scienze Motorie a dare valore al proprio titolo di studio, ad informarsi ed arricchire quanto più possibile il proprio bagaglio. Consiglio anche di vivere un’esperienza Erasmus per potenziare la lingua e le competenze umane e scientifiche. Anche se l’ingresso nel mondo del lavoro può risultare arduo, non bisogna arrendersi”.

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