Cina e Stati Uniti, l’Università della Campania si apre a nuove frontiere

È ormai diventato per gli operatori del settore un appuntamento annuale da inserire in agenda quello dedicato, dall’Università della Campania, alla mobilità internazionale. Il seminario, durante il quale sono intervenuti esperti ed ospiti illustri, si è tenuto il 12 gennaio presso la Sala Conferenze di via Costantinopoli. “Quello dell’internazionalizzazione è un aspetto su cui stiamo lavorando moltissimo – ricorda in apertura il Rettore Giuseppe Paolisso – Il prof. Sergio Minucci, delegato in materia, si sta dando molto da fare con ottimi risultati! Lo scambio di idee in ambito universitario è fondamentale per la crescita dei giovani e l’Erasmus+ offre un elemento in
più per la crescita personale oltre che didattica. Da quest’anno ci siamo aperti verso nuove frontiere con accordi con Atenei cinesi e statunitensi grazie ad Erasmus Overseas. Non è facile ma dobbiamo continuare ad investire, anche perché ancora oggi il programma resta elitario e solo i ragazzi che hanno la possibilità di essere sostenuti dalle famiglie possono parteciparvi. Dobbiamo far sì che possa accedere ad Erasmus un più ampio numero di studenti”.
Fondi regionali per gli studenti a basso reddito
A 30 anni dalla nascita del programma di mobilità, è ancora bassa, solo il 2%, la percentuale di studenti italiani che ha avuto un’esperienza all’estero. Dalla Regione Campania arriva un po’ d’ossigeno per incrementare i numeri. “Tra i primi obiettivi che ho voluto realizzare c’è il piano per l’Internazionalizzazione – annuncia l’assessore regionale con delega alla mobilità internazionale Valeria Fascione – Abbiamo interagito, durante quest’anno, con
gli uffici preposti nei vari Atenei cercando di capire le loro necessità, il tipo di domanda e le capacità di spesa dei ragazzi. Per rendere più ‘democratico’ il programma abbiamo offerto un’integrazione con fondi regionali alle borse erogate dagli Atenei. Il bando è partito a dicembre e le università possono parteciparvi presentando un progetto, ma l’importante è che favoriscano gli studenti con un Isee più basso. Un secondo punto su cui stiamo lavorando riguarda i giovani imprenditori: vogliamo che i giovani che hanno attivato start up o spin off universitari possano
svolgere un periodo da 1 a 6 mesi presso università straniere, incubatori, acceleratori o co-working con cui dimostrino di avere un contatto che possa accoglierli. Noi rimborsiamo le spese di vitto, alloggio e quant’altro. L’obiettivo è dare strumenti facili e qualitativamente validi e controllabili per stabilire quei contatti, aprire quei canali, inserire quei tasselli che rappresentano il DNA del nostro sentirci europei. Ciò avviene anche aprendo le nostre porte attraverso l’estensione dei servizi, come il trasporto gratuito o l’accesso alle residenze, anche a studenti stranieri”.
Titoli congiunti e Corsi in inglese
“Il nostro Ateneo quest’anno ha emanato anche un bando per 25 Erasmus Buddies – spiega il prof. Sergio Minucci – che dovranno accogliere ed accompagnare gli stranieri incoming. Una delle difficoltà che a volte emerge, infatti, è proprio relativa all’integrazione tra studenti italiani e studenti stranieri. Inoltre, abbiamo attivato dei corsi di lingua
italiana, sia a Napoli che a Caserta, proprio per favorire l’interazione e la comunicazione”. La mobilità studentesca rappresenta però solo un aspetto dell’internazionalizzazione. “Gli scambi devono essere l’elemento caratterizzante
lo spazio europeo dell’istruzione superiore – ricorda Minucci – e si calcola che nel 2020 il 20% degli studenti parteciperà al programma. La mobilità è uno strumento utile, ma non fine a se stesso. Esistono possibilità per costruire internazionalizzazione partendo dall’interno dei nostri Atenei: titoli congiunti o Corsi in lingua sono un esempio”. L’Università della Campania conta attualmente ben 8 titoli congiunti e due Corsi in lingua inglese, uno per Medicina ed uno per Architettura: “Spesso gli accordi quadro restano solo su carta, e servono per i ranking di valutazione. Da noi, invece, hanno portato a qualcosa di concreto”, aggiunge Minucci. Ospiti della giornata sono proprio i due Rettori delle Università di Murcia in Spagna e di Scutari in Albania, con cui Giurisprudenza, in particolare, ha attivato accordi di mobilità. “Nel mio Dipartimento – spiega il Direttore Lorenzo Chieffi – il record
di richieste come meta Erasmus lo detiene la Spagna, mentre in entrata abbiamo studenti albanesi. Il nostro Ateneo ha accordi con 38 paesi, e 110 sono solo quelli con ben 38 università spagnole. Abbiamo 196 studenti in Spagna, di cui 62 sono di Giurisprudenza, mentre 82 sono gli spagnoli ospiti. Sono ben 26 gli albanesi presenti nel nostro Ateneo e abbiamo quattro accordi quadro stipulati con tre università albanesi, Scutari, Tirana ed Elbasan. Questo mi ha portato a stringere i rapporti con questi Paesi, ed in particolare con questi due atenei. A Giurisprudenza siamo arrivati ad accordi esecutivi per l’attivazione del doppio titolo con l’Universidad de Murcia e l’Università di Scutari, nonché a collaborazioni per i dottorati di ricerca e attualmente abbiamo 5 studenti che stanno svolgendo il dottorato in cotutela”.
Con Erasmus il 28% in più di opportunità lavorative
E proprio di stimoli alla ricerca parla Adem Bekteshi, Rettore di Scutari, sottolineando la necessità di incrementare le loro conoscenze mediche. “L’Università di Scutari  è l’unica del nord Albania, con 8 milastudenti e 200 docenti, quest’anno festeggiamo i nostri 60 anni. La maggior parte del corpo docente è composto da giovani assistenti, molti dei quali non hanno dottorato, per cui noi saremmo felici di poter far svolgere loro un dottorato qui a Napoli o a Murcia. Inoltre, vostri laureati potrebbero venire da noi a svolgere dei Master – è l’invito del prof. Bekteshi – in modo da incrementare le nostre conoscenze in campo medico e delle professioni sanitarie. Per i nostri ragazzi è molto importante non perdere il treno per l’Europa, ma oggi solo lo 0,2% può svolgere periodi di studio all’estero. Per accelerare il processo di internazionalizzazione ho stretto accordi con l’Università del Piemonte orientale e attualmente ospitiamo 2 visiting professor che tengono due corsi da noi, e speriamo sia solo l’inizio”. Diverso è il quadro per la Spagna, dove la mobilità è più alta. “All’inizio non è stato facile portare a compimento gli accordi – racconta Josè Orihuela Calatayud, Rettore dell’Università di Murcia – ma in questi 30 anni l’Erasmus è cresciuto. Nel nostro lavoro di docenti noi viaggiamo molto e stringiamo contatti, quindi c’erano potenzialità enormi che andavano formalizzate attraverso un progetto comunitario come l’Erasmus. Un esempio dei risultati che si
possono ottenere attraverso l’impegno di noi docenti è l’accordo con il Dipartimento di Giurisprudenza per il titolo congiunto. L’impegno è necessario soprattutto se consideriamo che gli studenti che hanno partecipato all’Erasmus hanno il 28% in più di possibilità di inserimento lavorativo”. Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Gianmario Verona, Rettore della Bocconi, l’astronauta Luca Parmitano:
qualche nome tra gli ex studenti Erasmus. Ed è la dott.ssa Carla Grano, dell’Agenzia Nazionale Erasmus+, a ricordare come il programma oggi si apre anche all’International Credit Mobility KA107, una delle grandi novità introdotte con Erasmus+ per un’esperienza oltre l’Europa. “Il programma Erasmus è cresciuto non solo nei numeri, ma anche in termini geografici. Gli accordi che questo Ateneo sta stringendo con la Cina e gli Stati Uniti ne sono
un esempio. All’Italia – aggiunge Grano mostrando delle slide di dati – è stato assegnato un budget totale di 13.329.524 euro, divisi in diversi gruppi di paesi che vanno dal Sud America all’Australia. Va considerato, però, che la mobilità della 107 prevede un progetto bilaterale, quindi è importante una solida collaborazione tra Atenei”.
Parlare di Erasmus significa parlare di numeri, ma anche di qualità ed è proprio su questa questione che il Rettore in apertura ha posto dei dubbi: “L’Erasmus ha un limite ha detto – ed è quello relativo al riconoscimento dei crediti, che spesso all’estero è eccessivamente semplice. Dovrebbe essere il Ministero a dare un indirizzo per una maggiore scrupolosità da parte di tutti gli Atenei”. Mentre la prof.ssa Maria Sticchi Damiani, tra le fautrici del Processo di Bologna, punta su tre parole chiave per definire la qualità del programma: “‘Diversità’, perché uscendo dai propri confini si incontrano modalità di studio diverse, approcci alla materia differenti e anche culture altre e questa è una ricchezza che bisogna saper riconoscere; ‘Trasparenza’, che è l’unico modo per rendere comprensibile la diversità, cioè rendere chiara la propria offerta formativa pubblicandola anche in altre lingue; ‘Collaborazione’ tra l’istituto di origine e quello di provenienza, tra docenti, tra docenti e studenti e tra gli studenti stessi. Vanno rivisitati nell’ottica della qualità gli accordi nati dall’esperienza di questi decenni, anche per ovviare a quelli che sono i ‘difetti’ del programma”.
Valentina Orellana
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