Allievo di Paolo Corradini del quale ha preso la cattedra, ricercatore nel campo della chimica industriale e dei polimeri, con 200 pubblicazioni su riviste internazionali. Dopo aver lavorato come vicedirettore negli ultimi sei anni, a soli 48 anni, è diventato il nuovo Direttore del Dipartimento di Chimica. È il prof. Claudio De Rosa. “In effetti ho fatto tutto abbastanza in fretta, già a 30 anni ero professore associato. Mi rendo conto che è raro” dice con semplicità e nella sua voce non c’è un solo filo di vanità. “I colleghi mi hanno votato per la disponibilità a svolgere questo servizio, anche se indubbiamente mi rallenterà nell’attività di ricerca”. Gli obiettivi del suo programma sono abbastanza chiari. In primo luogo promuovere la Chimica e il Dipartimento. “Avendo pochi studenti, disponiamo di minori risorse rispetto, ad esempio, ad Ingegneria o Biologia, ma anche se la nostra è una platea piccola, dal punto di vista culturale è essenziale”. Oltre alla manutenzione e alla ricerca, il nuovo Direttore vuole estendere la sua azione anche alla didattica. “Non è usuale per un direttore, ma credo che collaborare insieme ai Presidenti di Corso di Laurea e al direttore dell’altro dipartimento, sia essenziale per mettere a punto azioni di promozione e accoglienza e presentarsi all’esterno come una struttura unica”.
Come già negli anni scorsi per promuovere la ricerca, il Dipartimento continuerà a cofinanziare, insieme all’università e alle aziende convenzionate, assegni di ricerca destinati ai migliori che terminano il dottorato. “È la strategia che abbiamo condotto in questi anni per non lasciar andare via persone brave, ma di anno in anno diventa sempre più difficile. Per questo abbiamo attivato tutta una serie di convenzioni con diverse aziende”. I nomi delle industrie che collaborano non sono da poco, si va dalla BASEL, grossa industria di Ferrara che opera nel settore dei materiali plastici, alla Bridgeston, che addirittura finanzia borse di dottorato ed ha già assunto una ragazza. “Inoltre, altri colleghi hanno in piedi collaborazioni con industrie farmaceutiche. Dal canto mio, ho già un appuntamento in Austria per nuovi contratti. Credo che un direttore debba preoccuparsi di assicurare un certo numero di borse, anche spingendo i ricercatori a partecipare ai bandi europei. L’anno scorso, ad esempio, ci è stato approvato un PRIN”. Ha scelto di dedicarsi alla Chimica da ragazzo. “Perché era fondamentalmente la materia che a scuola mi piaceva di più. Poi ho incontrato Corradini, ho fatto la tesi con lui ed ho seguito le sue orme. Ha lavorato con Natta, l’unico premio Nobel Italiano per la Chimica, ha inventato il polipropilene. In pratica, i polimeri sono nati qui”.
De Rosa è stato a lungo all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, al MIT, all’Università di Cornell e all’Università di Hacron in Ohio, la più importante scuola statunitense sui polimeri, che gli aveva offerto di restare e di svolgere lì le sue ricerche. “Mi avrebbero messo a disposizione 500mila dollari solo per organizzare il gruppo di ricerca. Non c’è paragone con le difficoltà che si incontrano qui per reperire fondi e strumenti. Andarsene sarebbe stata la cosa più semplice, ma non volevo far morire la scuola di Corradini. Ero affezionato al Dipartimento in cui mi sono formato. Nonostante le difficoltà, il nostro è un gruppo leader, con trenta studenti e quattro persone che hanno un posto fisso. Sarebbe un peccato lasciare”.
Simona Pasquale
Come già negli anni scorsi per promuovere la ricerca, il Dipartimento continuerà a cofinanziare, insieme all’università e alle aziende convenzionate, assegni di ricerca destinati ai migliori che terminano il dottorato. “È la strategia che abbiamo condotto in questi anni per non lasciar andare via persone brave, ma di anno in anno diventa sempre più difficile. Per questo abbiamo attivato tutta una serie di convenzioni con diverse aziende”. I nomi delle industrie che collaborano non sono da poco, si va dalla BASEL, grossa industria di Ferrara che opera nel settore dei materiali plastici, alla Bridgeston, che addirittura finanzia borse di dottorato ed ha già assunto una ragazza. “Inoltre, altri colleghi hanno in piedi collaborazioni con industrie farmaceutiche. Dal canto mio, ho già un appuntamento in Austria per nuovi contratti. Credo che un direttore debba preoccuparsi di assicurare un certo numero di borse, anche spingendo i ricercatori a partecipare ai bandi europei. L’anno scorso, ad esempio, ci è stato approvato un PRIN”. Ha scelto di dedicarsi alla Chimica da ragazzo. “Perché era fondamentalmente la materia che a scuola mi piaceva di più. Poi ho incontrato Corradini, ho fatto la tesi con lui ed ho seguito le sue orme. Ha lavorato con Natta, l’unico premio Nobel Italiano per la Chimica, ha inventato il polipropilene. In pratica, i polimeri sono nati qui”.
De Rosa è stato a lungo all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, al MIT, all’Università di Cornell e all’Università di Hacron in Ohio, la più importante scuola statunitense sui polimeri, che gli aveva offerto di restare e di svolgere lì le sue ricerche. “Mi avrebbero messo a disposizione 500mila dollari solo per organizzare il gruppo di ricerca. Non c’è paragone con le difficoltà che si incontrano qui per reperire fondi e strumenti. Andarsene sarebbe stata la cosa più semplice, ma non volevo far morire la scuola di Corradini. Ero affezionato al Dipartimento in cui mi sono formato. Nonostante le difficoltà, il nostro è un gruppo leader, con trenta studenti e quattro persone che hanno un posto fisso. Sarebbe un peccato lasciare”.
Simona Pasquale