Come approcciarsi al mondo del lavoro dopo la laurea

Disoccupazione, incertezza del futuro, conoscenza del mercato del lavoro. Se ne parla in un’interessante iniziativa che ha preso il via giovedì 4 ottobre al Suor Orsola Benincasa. Si tratta di un ciclo di incontri dal titolo “Per attraversare il confine: tra fine degli studi e mondo del lavoro”. “L’idea nasce dalla mia esperienza lavorativa – spiega il prof. Francesco Perillo, docente di Gestione delle Risorse Umane e promotore del ciclo seminariale – Ho lavorato per 30 anni in varie aziende italiane di forte impatto, ad esempio Finmeccanica, come Direttore delle risorse umane”. Queste esperienze aziendali: “Mi hanno insegnato che per entrare nel mondo del lavoro, oltre alla preparazione tecnica e professionale, è necessario acquisire competenze personali e comportamentali”. La capacità di comunicare, di essere efficaci, di tessere relazioni: “Ma anche di negoziare o semplicemente immaginare, quale sia il futuro a cui si voglia appartenere. Le doti di leadership, come le altre competenze, purtroppo non si insegnano all’Università. Doti che non vengono nemmeno sperimentate dagli studenti nella loro vita privata. Invece rappresentano i veri mattoni portanti, per pavimentare la strada che collega lo studio al mondo del lavoro”, sottolinea il docente. Da qui il vuoto formativo che si crea tra il post-laurea e la ricerca del lavoro. Ed è in questo lasso di tempo che si inserisce la serie di incontri realizzati dall’Ateneo: “Grazie all’Ufficio di Job Placement e all’Associazione Laureati ALSOB, tutti i giovani laureati o laureandi possono partecipare, gratuitamente, ai seminari di formazione. Si tratta di sette incontri, uno a settimana (il giovedì), fino al 30 novembre. Un’opportunità in più per conoscere se stessi ed i propri mezzi”. Perché ad oggi, soprattutto nel Mezzogiorno, sono ancora tante quelle persone (quasi un milione e mezzo) che rientrano nel cosiddetto MEEC: “Un luogo dove non vi è né lavoro né formazione – spiega il prof. Perillo – Ragazzi che non studiano più ma che non lavorano nemmeno. I seminari, pur essendo una goccia nel mare, insegneranno ai giovani il modo di uscire da questa paralisi”. 
Stage in 
azienda, solo 
il 20% è assunto
Il primo incontro, “Gestire il cambiamento”, ha già delineato la strada da percorrere: “I ragazzi sono avviliti e hanno rinunciato alla ricerca del lavoro. Da una statistica si evince che anche gli stage universitari non danno più i loro frutti. Solo il 20% di chi partecipa ad un tirocinio riesce poi a restare in quell’azienda. Il più delle volte, quando si resta, parliamo di contratti a tempo determinato, nulla di definitivo”. Ed allora cosa occorre fare? “Proviamo a spingere questi giovani ad intraprendere una strada diversa. Occorre un percorso di formazione dettagliato, proprio come si fa ai manager in azienda. La sola lezione universitaria non basta più”. Tanti i temi che saranno affrontati nelle prossime settimane: ‘Intelligenza Emotiva’, ‘Comunicare per influenzare’, ‘Come affrontare il colloquio di selezione’ e ‘Mercato del lavoro’. Nel corso dell’ultimo appuntamento su ‘Assessment del Potenziale Personale’, è previsto un test: “creeremo alcune situazioni lavorative, per constatare le abilità dei giovani presenti. Alla fine daremo loro una valutazione personale, in modo che abbiano una precisa cognizione, delle loro possibilità”. Perché in fondo l’obiettivo da perseguire è sempre quello della sopravvivenza: “Viviamo in tempi competitivi, i ragazzi, al di fuori di queste mura, non troveranno solidarietà. Sono soli e devono imparare ad essere indipendenti. La scuola dovrebbe educare, educhiamo i ragazzi ad affrontare il mondo. Non si può puntare solo ad un buon laureato. Bisogna investire sulle nuove generazioni, dando loro strumenti utili”, conclude il prof. Perillo.
Susy Lubrano
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