Competenze digitali nelle Università italiane: un’indagine sui percorsi di studio non Stem

È pervasivo, latore di innovazione e immediatezza, è accanto a noi anche nelle più banali azioni quotidiane. È, in una sola parola, il digitale. Le competenze digitali, gli studenti ne sono assolutamente consapevoli, sono tra le skills più preziose e ricercate nel mondo del lavoro: ma quanto sono materia di insegnamento nell’ambito dei percorsi formativi universitari del nostro Paese? A rispondere alla domanda ci pensa la prima mappatura del Digital negli Atenei italiani, nei percorsi di studio non tecnico-scientifici, realizzata dagli studenti dell’Università Parthenope Antonio Crisci, Nunzia Fusco e Gaia Gallo, coordinati dal prof. Gianluca Arnesano e dal gruppo di lavoro dell’associazione Fare Digitale.
“In Italia c’è un’ampissima richiesta di competenze sul digitale, sia da parte degli studenti che desiderano acquisirle che delle aziende che ne hanno bisogno nello svolgimento delle professioni”, specifica il prof. Arnesano, docente di Digital Marketing alla Magistrale in Marketing e Management Internazionale e membro del board di Fare Digitale. “In ambito STEM – quindi il comparto degli insegnamenti di Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica – lo studio di questa disciplina è abbastanza consolidato, in percorsi strutturati. Ma, se fossi uno studente liceale e volessi studiarla a livello non tecnico-scientifico, dove dovrei iscrivermi?”. Ed ecco, quindi, l’importanza di realizzare una mappa delle università italiane “in cui segnalare regioni e università che offrono Corsi di Laurea e insegnamenti, cercando anche di capire se caratterizzanti o opzionali, attinenti al Digitale”. La ricerca è stata condotta, tra febbraio e marzo, attraverso un’attenta analisi dei siti web di tutte le università italiane pubbliche a carattere umanistico, economico, giuridico e artistico: “Il mio insegnamento si era già concluso, per cui gli studenti che hanno partecipato alla ricerca, lo hanno fatto su base volontaria e come attività extra-curriculare”, la precisazione del docente. Che cosa è emerso, dunque, dall’indagine? “Questa è una prima wave di ricerca e dovranno esserci ulteriori approfondimenti – la premessa – Dai dati raccolti, comunque, si evince che la prevalenza di insegnamenti tarati sul Digital è inserita nei Corsi Magistrali. Ce lo aspettavamo, siamo in linea con la logica di specializzazione che il mercato richiede e l’offerta post-lauream, in tal senso, è piuttosto ampia. Dobbiamo sottolineare, però, che più tardi si comincia a studiare la materia e meno possibilità ci sono di approfondire e stratificare i concetti”. Sulla distribuzione geografica: “È chiaro che ci sia una maggiore polarizzazione al Nord che poi si assottiglia man mano che si scende verso le isole. Mettendo insieme Centro, Sud e isole si equipara il risultato del Nord”. Sulla concentrazione di questi insegnamenti nelle varie aree di studio: “Rilevante nell’ambito umanistico, sufficiente in quello economico, carente in quello giuridico. Se pensiamo alle discipline umanistiche abbiamo, ad esempio, la sociologia che studia l’evoluzione della cultura digitale e i comportamenti delle persone, anche online; la filosofia che, a sua volta, interpreta i cambiamenti generazionali; e pensiamo anche alla creazione dei contenuti, alla scrittura”. E, ancora: “In Economia, il digital è marketing, business, management, è social media. Consideriamo le start up, di cui oggi si parla tanto, senza che ad uno studente venga però illustrato come cominciare questo percorso. E, a livello giuridico, come non soffermarsi sulle questioni della privacy, della gestione dei dati? Si evince chiaramente come ogni disciplina abbia un suo collegamento con il digitale”. Il quadro che emerge dalla ricerca, dunque, è positivo o negativo? “Secondo me è positivo. Abbiamo mappato circa 300 insegnamenti che hanno al loro interno la parola digitale, distribuiti in 13mila ore di formazione annua e per un totale di 2059 CFU. Non è poco. Quando abbiamo cominciato, anzi, eravamo convinti che avremmo trovato decisamente meno”. Questo significa che “l’offerta c’è, sebbene non riesca a stare al passo con la domanda. È uno stato di cose che andrebbe modificato, a maggior ragione visti i cambiamenti che stiamo vivendo. Accanto ad un tecnico, c’è bisogno di un professionista che abbia un background umanistico e che sappia comunicare, costruire dei messaggi efficaci, veicolare nel modo giusto concetti e valori”. Sulla base di tutte queste considerazioni “con Fare Digitale vorremmo istituire un osservatorio permanente sul tema, in partnership con le università, proprio con lo scopo di sensibilizzarle e invitarle a dare una maggiore visibilità ai loro percorsi. Anche perché, al momento della scelta del percorso universitario, in prospettiva futura, è palese che gli studenti tengano conto anche quanto di questa materia troveranno nei loro studi”.
Carol Simeoli
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli su www.ateneapoli.it
- Advertisement -




Articoli Correlati