Cresce di anno in anno il numero di studenti del Federico II che vorrebbero godere dell’opportunità di trascorrere un periodo di studio all’estero. Le cifre fornite dalla dottoressa Grano, responsabile per l’Italia del settore informazione dell’Agenzia Erasmus, confermano questa sensazione. “Nel 1997/98 – spiega durante l’incontro di presentazione di Erasmus 2000 svoltosi il 14 febbraio nell’aula Pessina di Giurisprudenza organizzato dall’Ufficio Programmi Internazionali di Mobilità Studenti e Docenti, presenti i referenti di alcune facoltà (Scienze, Medicina, Lettere, Giurisprudenza) – erano partiti 192 studenti; 294 nel 1998/99”. Molti di più gli aspiranti, a giudicare dall’interesse che ha suscitato la presentazione in Aula Pessina del programma di quest’anno: oltre duecento presenti e pochissimi posti vuoti, quando è iniziata la conferenza. Rispetto a qualche anno fa gli studenti sono meglio informati e l’Ateneo è meglio organizzato. Ma soprattutto, la testimonianza di chi torna invoglia gli altri a partire. Nonostante le difficoltà e gli imprevisti non manchino, gli Erasmus della Federico II reputano infatti generalmente positiva la loro esperienza. Un esempio? Due e–mail ricevute dalla professoressa Elda Morlicchio, docente di Lettere. Ad inviargliele una studentessa che in quel momento era in Olanda. La prima: “il primo giorno non è stato davvero molto accogliente. Molte delle informazioni che avevo sono sbagliate, all’International College mi hanno indicato un College che fitta a studenti. Sono andata lì, ma l’indirizzo non era quello”. Dopo una serie di contrattempi minuziosamente descritti, conclude: “a fine giornata non ho potuto trattenere le lacrime”. La seconda e mail, solo dieci giorni più tardi: “le cose vanno benissimo, i professori sono molto gentili, i colleghi disponibili ed i corsi interessanti. Mi piacerebbe rimanere qui per un altro semestre”. Trascorrere sei o più mesi in un’altra università europea – racconta chi questa esperienza l’ha fatta – può davvero essere stimolante e divertente. Purché, però, si osservino alcune precauzioni. Quelle, per esempio, alle quali fa riferimento Alfredo Cosco, rappresentante studentesco a Lettere, ex Erasmus in Belgio. “Consultate i siti Internet delle università. Potrete così sapere, per esempio, se l’ateneo dove state per andare offre alloggi per studenti oppure no. Nella seconda ipotesi può essere conveniente fittare una stanza, ma in qualche caso è addirittura meglio restare in ostello, almeno all’inizio. Un altro aspetto da considerare attentamente riguarda il riconoscimento degli esami che svolgerete all’estero. Onde evitare sorprese spiacevoli al ritorno, prima di partire stabilite bene ogni dettaglio con il docente promotore dello scambio. Se andrete in una Università medio piccola è probabile che fruirete di migliori servizi. Quella che frequentavo a Gand aveva meno di 30.000 studenti, ma aveva quattro case dello studente e cinque mense. Chi trascorre il suo Erasmus poniamo, a La Sorbonne, questo se lo sogna. In compenso, il prestigio dell’ateneo parigino non ha eguali. E’ un problema di scelte”. Attualmente il 65% delle borse di mobilità erogate in Europa coinvolgono scambi tra due di questi cinque paesi: Italia, Inghilterra, Spagna, Francia e Germania. Cosco invita i colleghi a non trascurare opportunità diverse. “Belgio, Danimarca, Olanda sono paesi nei quali l’Inglese si parla bene come la madrelingua”. Borse di studio di circa due milioni e mezzo finanziano inoltre la partecipazione a corsi di apprendimento delle lingue meno diffuse in Europa, per uno od anche due mesi, agli studenti che svolgano in quei paesi il loro Erasmus: “le domande di partecipazione a queste borse ILPC scadono a metà aprile”, annuncia la prof. Morlicchio. “Per non perdere la possibilità di concorrere alle ILPC dobbiamo sapere chi effettivamente andrà nei paesi che offrono tale incentivo. Ecco perché quest’anno abbiamo anticipato il bando Erasmus”.