Cronaca di una giornata andata storta

Martedì 20 ottobre verso le 8 del mattino un imprevisto ha colto impreparati moltissimi studenti che si erano recati a lezione e hanno trovato sventuratamente le sedi chiuse – eccetto Palazzo del Mediterraneo, sede degli Uffici amministrativi e della segreteria – a causa di un’agitazione del personale. “I lavoratori della Società Gestione Servizi hanno protestato per ottenere la firma del nuovo contratto di lavoro, siccome la nuova azienda che ha vinto l’appalto per il servizio di portierato e assistenza alla didattica ha proposto agli impiegati in uscita un contratto che prevedeva meno ore lavorative e quindi una riduzione del salario”, chiarisce Gabriele, studente  della Magistrale in Studi Internazionali. In segno di protesta, i lavoratori hanno occupato la sede di via Marina accampandosi con le tende. Complice del disagio mattutino causato dallo sciopero, la pioggia battente: “abbiamo aspettato per un’ora e mezza fuori Palazzo Giusso sotto la pioggia e nessuno ci ha aperto. Capisco il senso di solidarietà nei confronti dei lavoratori, ma mi dispiace per tutti coloro che hanno fatto una trasferta per  trovare l’Università chiusa. Anche se è pur vero che bisogna far valere sempre i diritti negati e dunque è giusto scioperare per una buona causa, l’altra faccia della medaglia è che non si ha il benché minimo rispetto per gli studenti che ne pagano le conseguenze”, riporta Francesca. Dopo due ore di proteste le sedi sono state finalmente riaperte. Di conseguenza, “tutte le persone che hanno aspettato per più di un’ora a vuoto e hanno poi deciso di ritornare a casa, hanno perso le lezioni e ci hanno pure rimesso i soldi dei trasporti”, fa notare Gaia. Il senso dello sciopero senza preavviso, “inteso come blocco delle attività, è quello di portare scompiglio e in questo caso serviva per dare ai lavoratori maggiore forza al fine di raggiungere in tempi brevi la chiusura del contratto. Noi non ce la prendiamo con i lavoratori, anzi viviamo in un Paese che invece che tutelarli li mortifica ancora di più. Se il disagio volevano crearlo all’Università, ci sono riusciti, ma è l’Università che non doveva crearlo a noi studenti, che paghiamo per avere un servizio efficiente e non per andare avanti e indietro senza sapere se una lezione si terrà o meno”, conclude Gabriele.
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