Interessarsi dei malati, ma anche dei sani, affinché possano vivere meglio e più a lungo. Un progetto ambizioso che passa attraverso lo studio dei farmaci, dei nutraceutici e dell’ambiente. È stata questa la chiave vincente che ha catapultato Farmacia della Federico II nella top 180 dei Dipartimenti d’eccellenza italiani. Un risultato che affonda le sue radici in un lavoro lungo quasi venti anni. Lo commenta il il prof. Ettore Novellino, Direttore del Dipartimento.
Farmacia è tra i 180 Dipartimenti eccellenti.
“È un risultato che non nasce dall’improvvisazione, ma dalla sedimentazione di una politica seguita negli anni. Non dimentichiamo che nel periodo 2000-2006, quando il Censis stilava le graduatorie delle migliori Facoltà d’Italia, Farmacia di Napoli è stata per due anni consecutivi la prima e per altri due anni seconda. Una base c’era. Noi abbiamo incrementato la politica di qualità di ricerca e didattica. Nel momento in cui c’è stata la verifica, ci siamo visti riconoscere il valore di un progetto che parte nel 2000”.
Non solo 1 su 180. Farmacia è al terzo posto per l’area di Scienze Chimiche.
“Rafforza ancora di più il risultato raggiunto. Ci permetterà di disporre di circa nove milioni di euro nei cinque anni. Una parte la utilizzeremo per chiamare professori dall’esterno, soprattutto in quegli aspetti della ricerca dove pensiamo ci possa essere ancora un miglioramento. Inoltre, lavoreremo alle infrastrutture del Dipartimento”.
Laboratori e nuovi docenti. Quanti e di che tipo?
“Allestiremo cinque laboratori ultra specializzati destinati ad analisi chimica, biologia molecolare, culture cellulari, modellistica molecolare e rilascio e direzionamento dei farmaci. In merito ai nuovi docenti, li recluteremo tutti dall’esterno, per portare esperienze nuove. Saranno esperti nel campo della Chimica farmaceutica, della Chimica analitica, della Farmacologia intesa come Tossicologia, e nella Chimica organica. Abbiamo pensato a un bando aperto a tutta Europa per raccogliere quanto di meglio ci sia sul mercato della ricerca. Poi aumenteremo le borse di dottorato per poter reclutare e dare spazio ai migliori studiosi nei campi specifici di nostra pertinenza. Ne prevediamo due in più al dottorato in Scienza del Farmaco. Inoltre, abbiamo istituito un nuovo dottorato internazionale in Nutraceutica che finanzieremo con quattro borse l’anno per due cicli. Ogni ciclo dura tre anni, quindi ci sarà un bel finanziamento”.
Che lavoro aspetta chi sarà impegnato nel progetto?
“Nuove ricerche e nuovi studi. Venivamo da una tradizione in cui ci occupavamo di ricerca e sviluppo di farmaci. Il discorso su stili di vita e stili alimentari ha una dimensione diversa. Non si tratta più solo di nuovi medicinali, ma di screening sulla popolazione che prima venivano svolti in maniera molto più limitata. Adesso ci apriamo alle ‘persone sane’, cioè affette da patologie asintomatiche, che non prestano attenzione alla prevenzione delle malattie, e alla tossicologia ambientale”.
Gran parte dei fondi sono andati ad Università del nord. Come si colma il gap?
“È un dato che nasce anche dalla migrazione dei nostri laureati che vanno al nord o all’estero. Finché non riusciamo a trattenerli o a invertire la tendenza, ci vorrà tempo. La prima operazione è far rimanere qui i nostri migliori laureati. Proprio per questo motivo abbiamo voluto investire in strutture di laboratorio specializzato. Potremo dire alle persone che anche a Napoli è possibile lavorare come all’estero”.
Farmacia è tra i 180 Dipartimenti eccellenti.
“È un risultato che non nasce dall’improvvisazione, ma dalla sedimentazione di una politica seguita negli anni. Non dimentichiamo che nel periodo 2000-2006, quando il Censis stilava le graduatorie delle migliori Facoltà d’Italia, Farmacia di Napoli è stata per due anni consecutivi la prima e per altri due anni seconda. Una base c’era. Noi abbiamo incrementato la politica di qualità di ricerca e didattica. Nel momento in cui c’è stata la verifica, ci siamo visti riconoscere il valore di un progetto che parte nel 2000”.
Non solo 1 su 180. Farmacia è al terzo posto per l’area di Scienze Chimiche.
“Rafforza ancora di più il risultato raggiunto. Ci permetterà di disporre di circa nove milioni di euro nei cinque anni. Una parte la utilizzeremo per chiamare professori dall’esterno, soprattutto in quegli aspetti della ricerca dove pensiamo ci possa essere ancora un miglioramento. Inoltre, lavoreremo alle infrastrutture del Dipartimento”.
Laboratori e nuovi docenti. Quanti e di che tipo?
“Allestiremo cinque laboratori ultra specializzati destinati ad analisi chimica, biologia molecolare, culture cellulari, modellistica molecolare e rilascio e direzionamento dei farmaci. In merito ai nuovi docenti, li recluteremo tutti dall’esterno, per portare esperienze nuove. Saranno esperti nel campo della Chimica farmaceutica, della Chimica analitica, della Farmacologia intesa come Tossicologia, e nella Chimica organica. Abbiamo pensato a un bando aperto a tutta Europa per raccogliere quanto di meglio ci sia sul mercato della ricerca. Poi aumenteremo le borse di dottorato per poter reclutare e dare spazio ai migliori studiosi nei campi specifici di nostra pertinenza. Ne prevediamo due in più al dottorato in Scienza del Farmaco. Inoltre, abbiamo istituito un nuovo dottorato internazionale in Nutraceutica che finanzieremo con quattro borse l’anno per due cicli. Ogni ciclo dura tre anni, quindi ci sarà un bel finanziamento”.
Che lavoro aspetta chi sarà impegnato nel progetto?
“Nuove ricerche e nuovi studi. Venivamo da una tradizione in cui ci occupavamo di ricerca e sviluppo di farmaci. Il discorso su stili di vita e stili alimentari ha una dimensione diversa. Non si tratta più solo di nuovi medicinali, ma di screening sulla popolazione che prima venivano svolti in maniera molto più limitata. Adesso ci apriamo alle ‘persone sane’, cioè affette da patologie asintomatiche, che non prestano attenzione alla prevenzione delle malattie, e alla tossicologia ambientale”.
Gran parte dei fondi sono andati ad Università del nord. Come si colma il gap?
“È un dato che nasce anche dalla migrazione dei nostri laureati che vanno al nord o all’estero. Finché non riusciamo a trattenerli o a invertire la tendenza, ci vorrà tempo. La prima operazione è far rimanere qui i nostri migliori laureati. Proprio per questo motivo abbiamo voluto investire in strutture di laboratorio specializzato. Potremo dire alle persone che anche a Napoli è possibile lavorare come all’estero”.