Una nuova, grande soddisfazione per alcuni studenti dell’ultimo anno di Ingegneria Edile-Architettura! Al termine del corso di Design computazionale quattro dei ventotto progetti, riguardanti dei padiglioni, sono stati materialmente realizzati. L’iniziativa, promossa e guidata dal prof. Francesco Polverino, Coordinatore del Corso di
Laurea, è stata presentata prima a Città della Scienza e poi nell’atrio di Piazzale Tecchio, sede d’Ingegneria. “I tempi di realizzazione sono stati molto stretti – spiega Andrea Vatiero – Il tutto è stato messo in piedi all’incirca in un mese, anche se l’idea nasce da un percorso sviluppato l’anno scorso: all’interno dell’esame a scelta di Architettura
Tecnica III è stato organizzato il corso di Design computazionale, che si è concluso a luglio con la consegna di un progetto. Tema del lavoro era proprio un apparato ingegneristico – architettonico a carattere temporaneo”. Gli studenti sono stati piacevolmente colti alla sprovvista, a settembre, quando si è fatta viva la possibilità di realizzare i padiglioni in scala 1:1. “Non appena abbiamo avuto questa notizia – continua Andrea – eravamo un po’ scettici, non ci sembrava vero. Poi, appena abbiamo preso coscienza di ciò che stava accadendo, è iniziata una competizione tra noi progettisti. Una prima selezione ha prediletto i paglioni più facili da realizzare, tra questi ne sono stati scelti solo quattro: quelli che, a seguito di modifiche, erano conformi al materiale utilizzato, ovvero il cartone”. Per i ragazzi, oltre ad essere stata una bella soddisfazione, in quanto hanno provato l’ebbrezza di poter entrare dentro una loro creazione, è stata anche un’esperienza formativa. Infatti, racconta Angela Calvano, “grazie al corso abbiamo imparato ad usare Rhinoceros, un software di modellazione 3D, oltre al plug-in Grasshopper, che è un traduttore di algoritmi, ovvero crea il disegno a partire da una funzione, caratteristica che rappresenta un grosso vantaggio in quanto consente di modificare il disegno cambiando solo una formula. Di sicuro saper utilizzare questi programmi sarà vantaggioso un domani, quando ci affacceremo sul mondo del lavoro. Altra cosa importante per Angela “è stato studiare ogni singola parte per verificare che fosse effettivamente realizzabile. Inoltre, ho trovato molto formativo il lavoro di squadra che c’è stato. In tutto eravamo sette progettisti per quattro padiglioni, ma siamo stati aiutati, nell’esecuzione, da tanti altri colleghi. Di certo è stato soddisfacente vedere concretizzata Pinwhell (prende il nome dalla forma, infatti, vista dall’alto, sembra una girandola) anche se, credo, il merito è di tutti coloro che hanno dato una mano e non solo dei progettisti”. Formativo è stato anche relazionarsi con altre realtà: “Oltre a progettare – riferisce Salvatore Polverino – ho fatto da coordinatore tra l’università e il FabLab di Città della Scienza. Questa opportunità nasce da una collaborazione tra queste due realtà e l’associazione Ingegneri@Napoli. Il tutto è stato inserito all’interno dell’evento Italia – Cina, che promuove un confronto continuo tra questi due Paesi sui temi dell’innovazione e della tecnologia. Iniziativa che rientra nel fitto
calendario di meeting organizzati da Città della Scienza. Altra bella sfida è stata mantenere il costo di realizzazione il più basso possibile: rivedendo i progetti e contrattando con i fornitori. Inoltre, c’è stato un occhio di riguardo per la sostenibilità, infatti il materiale utilizzato è riciclabile”. Giusi Fiorentino racconta: “Ho preso quest’avventura come una sfida e l’ho portata avanti fino a che non ce l’ho fatta! La struttura era molto complessa e si reggeva solo una volta finita. Questo, da un lato, mi ha tenuto con il fiato sospeso fino all’ultimo, dall’altro, è stato divertente in quanto era simpatico vedere i miei colleghi che si prodigavano a tenerla in piedi, nella fase di costruzione”.
Maria Maio
Laurea, è stata presentata prima a Città della Scienza e poi nell’atrio di Piazzale Tecchio, sede d’Ingegneria. “I tempi di realizzazione sono stati molto stretti – spiega Andrea Vatiero – Il tutto è stato messo in piedi all’incirca in un mese, anche se l’idea nasce da un percorso sviluppato l’anno scorso: all’interno dell’esame a scelta di Architettura
Tecnica III è stato organizzato il corso di Design computazionale, che si è concluso a luglio con la consegna di un progetto. Tema del lavoro era proprio un apparato ingegneristico – architettonico a carattere temporaneo”. Gli studenti sono stati piacevolmente colti alla sprovvista, a settembre, quando si è fatta viva la possibilità di realizzare i padiglioni in scala 1:1. “Non appena abbiamo avuto questa notizia – continua Andrea – eravamo un po’ scettici, non ci sembrava vero. Poi, appena abbiamo preso coscienza di ciò che stava accadendo, è iniziata una competizione tra noi progettisti. Una prima selezione ha prediletto i paglioni più facili da realizzare, tra questi ne sono stati scelti solo quattro: quelli che, a seguito di modifiche, erano conformi al materiale utilizzato, ovvero il cartone”. Per i ragazzi, oltre ad essere stata una bella soddisfazione, in quanto hanno provato l’ebbrezza di poter entrare dentro una loro creazione, è stata anche un’esperienza formativa. Infatti, racconta Angela Calvano, “grazie al corso abbiamo imparato ad usare Rhinoceros, un software di modellazione 3D, oltre al plug-in Grasshopper, che è un traduttore di algoritmi, ovvero crea il disegno a partire da una funzione, caratteristica che rappresenta un grosso vantaggio in quanto consente di modificare il disegno cambiando solo una formula. Di sicuro saper utilizzare questi programmi sarà vantaggioso un domani, quando ci affacceremo sul mondo del lavoro. Altra cosa importante per Angela “è stato studiare ogni singola parte per verificare che fosse effettivamente realizzabile. Inoltre, ho trovato molto formativo il lavoro di squadra che c’è stato. In tutto eravamo sette progettisti per quattro padiglioni, ma siamo stati aiutati, nell’esecuzione, da tanti altri colleghi. Di certo è stato soddisfacente vedere concretizzata Pinwhell (prende il nome dalla forma, infatti, vista dall’alto, sembra una girandola) anche se, credo, il merito è di tutti coloro che hanno dato una mano e non solo dei progettisti”. Formativo è stato anche relazionarsi con altre realtà: “Oltre a progettare – riferisce Salvatore Polverino – ho fatto da coordinatore tra l’università e il FabLab di Città della Scienza. Questa opportunità nasce da una collaborazione tra queste due realtà e l’associazione Ingegneri@Napoli. Il tutto è stato inserito all’interno dell’evento Italia – Cina, che promuove un confronto continuo tra questi due Paesi sui temi dell’innovazione e della tecnologia. Iniziativa che rientra nel fitto
calendario di meeting organizzati da Città della Scienza. Altra bella sfida è stata mantenere il costo di realizzazione il più basso possibile: rivedendo i progetti e contrattando con i fornitori. Inoltre, c’è stato un occhio di riguardo per la sostenibilità, infatti il materiale utilizzato è riciclabile”. Giusi Fiorentino racconta: “Ho preso quest’avventura come una sfida e l’ho portata avanti fino a che non ce l’ho fatta! La struttura era molto complessa e si reggeva solo una volta finita. Questo, da un lato, mi ha tenuto con il fiato sospeso fino all’ultimo, dall’altro, è stato divertente in quanto era simpatico vedere i miei colleghi che si prodigavano a tenerla in piedi, nella fase di costruzione”.
Maria Maio