Non è un semplice docente a condurre il laboratorio ‘Didattica degli sport di squadra’ (4 crediti formativi) indirizzato al Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria, ma un campione olimpico: Sandro Cuomo. “Nelle scuole le attività sportive si trasmettono ai bambini sotto forma di gioco. Lo sport è comunicazione e rappresenta uno strumento straordinario che influisce sia sull’aspetto sociale e sia sull’apprendimento di altre discipline come la matematica, l’aritmetica”, spiega Cuomo. Come si costruisce una squadra e quali sono le difficoltà in cui si può incorrere? “Una squadra è un insieme di caratteri diversi messi insieme. Ogni membro ha le sue caratteristiche, perché non tutti siamo uguali ma tutti possiamo esprimerci al meglio! Bisogna vincere il naturale egocentrismo del bambino che va educato e canalizzato verso la convivenza sociale e quindi al rispetto degli altri, non solo i compagni ma anche gli avversari e gli elementi terzi, come gli arbitri e i giudici. Il rispetto dei ruoli in una squadra fa sì che il bambino trovi il suo spazio e ottenga le proprie gratificazioni personali”. Quindi lo sport educa a tutto tondo per una crescita sana, ma secondo Cuomo quali sono le attività più facilmente praticabili all’interno di una scuola? “La scherma è un’attività istintiva e intuitiva, perché i bambini sin da piccolissimi combattono con i compagni, vogliono travestirsi da Zorro a Carnevale, quindi mostrano già la capacità di poter gestire un’arma che necessita di un’attività di pensiero e di confronto con l’altro. La scherma, dunque, rappresenta una disciplina completa, ma all’interno di una scuola possono essere praticati tutti gli sport”. In che modo sprona gli studenti a dare il massimo? “La mia esperienza di sportivo mi è servita molto per approcciare agli studenti nella maniera giusta. Spesso i ragazzi tendono a interpretare alcune discipline con pregiudizio, a non capirle fino in fondo, e allora cerco sempre di trasmettere loro che anche per me lo sport è cominciato come un gioco e poi si è trasformato in qualcosa di più: dal professionismo alla mia vita”. Ma andiamo a scoprire uno degli aneddoti che Cuomo racconta alla classe per far comprendere la vera importanza che riveste la squadra: “Un ragazzo della mia squadra non ottenne un buon risultato ai mondiali individuali, mentre io arrivai al secondo posto, e così si scollò completamente dal gruppo. Lui era il più forte, il riferimento di tutti noi, ma quel repentino cambio d’atteggiamento cominciò a rappresentare una minaccia per la squadra. Automaticamente, allora, presi in mano il gruppo per salvarlo, diventai il nuovo riferimento e a quel punto mi sentii in dovere di riferire il problema al commissario tecnico che poteva decidere di allontanare il singolo membro o di mandarci tutti a casa. Alla fine andò bene per noi, il ragazzo fu mandato via, e vincemmo il mondiale dell’89. Diciamo che quell’avvenimento fu la molla che ci fece scattare e ottenere la vittoria perché capimmo l’importanza del detto ‘tutti per uno, uno per tutti’ dando più del massimo delle nostre capacità”. Ormai Cuomo insegna da diversi anni al Suor Orsola, come ha impostato nel tempo le sue lezioni? “Seguo anche qui una sorta di organigramma sportivo. Programmo una panoramica sul sistema sportivo italiano e sugli aspetti fisiologici che riguardano le differenze tra adulti e bambini i quali ci impongono delle attenzioni diverse; lavoriamo, inoltre, sulla metodologia operativa circa le attività gioco e sport seguendo qualche esempio concreto. In ultimo, dato che a me piace includere una parte pratica, conduco i ragazzi in palestra per simulare una giornata di gioco sport”. L’esame è un questionario a domanda multipla o aperta, ma quali argomenti riguarda? “Inserisco sicuramente domande che richiamano gli argomenti più importanti e delicati del programma, ma insisto anche sui punti che hanno suscitato maggiore interesse per gli studenti”.
Francesca Corato