Una didattica sperimentale accompagna gli studenti dal I al V anno, coinvolgendo l’intera area privatistica: la prof.ssa Lucilla Gatt, docente di Diritto privato, Diritto civile, Diritto privato comparato, Diritto di famiglia e delle successioni, Diritto delle nuove tecnologie al Suor Orsola Benincasa, a lezione adotta un metodo che addestra gli studenti al ragionamento. “Durante il mio percorso da insegnante – spiega la prof.ssa Gatt – ho constatato che la
didattica frontale spesso non allena i ragazzi al ragionamento critico su ciò che si studia. Da questa constatazione
è partita la mia voglia di sperimentare nuovi metodi di apprendimento” che si avvalgono del “problem solving, per la risoluzione dei problemi giuridici. Non si espongono solo gli istituti ma si cerca di evidenziarne la ragion d’essere e l’utilità, per ritrovare le papabili soluzioni alle istanze problematiche. A volte, i casi giuridici di cui discutiamo sono proposti dagli stessi frequentanti il corso”. In questo modo, il manuale perde la sua centralità perché affiancato da diverso materiale giuridico: “Ogni studente dovrà prima essere addestrato per il reperimento della giurisprudenza,
sia cartacea che digitale. In secondo luogo, si provvederà all’esercitazione su l’interpretazione e l’applicazione dei testi trovati”. Il materiale reperito durante la ricerca non va perso. Man mano viene qualificato ed organizzato in uno strumento denominato dagli studenti ‘Faldone’. “Si tratta di un fascicolo vero e proprio che viene a formarsi durante l’esercizio di ogni genere di attività giuridica. I ragazzi iniziano la raccolta al primo anno, per terminarla alla fine, aggiungendo materiali diversi. Nel faldone vanno tutti i documenti amministrativi, gli articoli di dottrina, le leggi recenti, le esercitazioni, la rassegna giurisprudenziale e quant’altro”. Una specie di vademecum da consultare: “Stimolare i ragazzi ad avere un faldone li aiuta a prendere confidenza con la documentazione giuridica. Una pratica che li aiuterà tantissimo quando andranno a confrontarsi con le professioni legali”. Inoltre: “Gli studenti possono utilizzare i loro tablet o smartphone, indirizzando l’uso delle tecnologie verso qualcosa di costruttivo,
come la ricerca di atti di rilevanza giuridica o la consultazione del sito della Corte di Cassazione”. Di supporto alla docente, la prof.ssa Ilaria Caggiano, “mia ex allieva, che si occupa dell’insegnamento di Diritto Privato e quindi introduce il metodo sperimentale alle matricole. Fin dal primo anno, con il suo aiuto, svolgiamo numerose prove intercorso per rilevare il raggiungimento degli obiettivi formativi prefissati”. In questo modo si arriva all’esame con una maggiore tranquillità e consapevolezza. “La prova finale non è più una mera interrogazione ma un colloquio che verifica il livello di acquisizione di diverse capacità. Come quella, ad esempio, di saper risolvere i problemi o di organizzare in modo ordinato e sistematico il materiale giuridico. Lo studente prende così consapevolezza degli strumenti che ha a disposizione”.
Susy Lubrano
didattica frontale spesso non allena i ragazzi al ragionamento critico su ciò che si studia. Da questa constatazione
è partita la mia voglia di sperimentare nuovi metodi di apprendimento” che si avvalgono del “problem solving, per la risoluzione dei problemi giuridici. Non si espongono solo gli istituti ma si cerca di evidenziarne la ragion d’essere e l’utilità, per ritrovare le papabili soluzioni alle istanze problematiche. A volte, i casi giuridici di cui discutiamo sono proposti dagli stessi frequentanti il corso”. In questo modo, il manuale perde la sua centralità perché affiancato da diverso materiale giuridico: “Ogni studente dovrà prima essere addestrato per il reperimento della giurisprudenza,
sia cartacea che digitale. In secondo luogo, si provvederà all’esercitazione su l’interpretazione e l’applicazione dei testi trovati”. Il materiale reperito durante la ricerca non va perso. Man mano viene qualificato ed organizzato in uno strumento denominato dagli studenti ‘Faldone’. “Si tratta di un fascicolo vero e proprio che viene a formarsi durante l’esercizio di ogni genere di attività giuridica. I ragazzi iniziano la raccolta al primo anno, per terminarla alla fine, aggiungendo materiali diversi. Nel faldone vanno tutti i documenti amministrativi, gli articoli di dottrina, le leggi recenti, le esercitazioni, la rassegna giurisprudenziale e quant’altro”. Una specie di vademecum da consultare: “Stimolare i ragazzi ad avere un faldone li aiuta a prendere confidenza con la documentazione giuridica. Una pratica che li aiuterà tantissimo quando andranno a confrontarsi con le professioni legali”. Inoltre: “Gli studenti possono utilizzare i loro tablet o smartphone, indirizzando l’uso delle tecnologie verso qualcosa di costruttivo,
come la ricerca di atti di rilevanza giuridica o la consultazione del sito della Corte di Cassazione”. Di supporto alla docente, la prof.ssa Ilaria Caggiano, “mia ex allieva, che si occupa dell’insegnamento di Diritto Privato e quindi introduce il metodo sperimentale alle matricole. Fin dal primo anno, con il suo aiuto, svolgiamo numerose prove intercorso per rilevare il raggiungimento degli obiettivi formativi prefissati”. In questo modo si arriva all’esame con una maggiore tranquillità e consapevolezza. “La prova finale non è più una mera interrogazione ma un colloquio che verifica il livello di acquisizione di diverse capacità. Come quella, ad esempio, di saper risolvere i problemi o di organizzare in modo ordinato e sistematico il materiale giuridico. Lo studente prende così consapevolezza degli strumenti che ha a disposizione”.
Susy Lubrano