“Per preparare questo esame ho perso anche il derby di Milano in tv. Stavo disegnando a casa e non mi sono accorto che nel frattempo era arrivata l’ora d’inizio del match”. E’ una dichiarazione d’amore sui generis, ma efficacissima, quella di Alberto Iorio nei confronti di Disegno dell’Architettura e spiega perché abbia deciso di iniziare la sua carriera universitaria proprio affrontando quest’esame. Il 13 febbraio è in una delle aule al primo piano della sede della Facoltà che affaccia su via Toledo ed affina la preparazione in vista della prova di esordio della sua carriera da universitario. Dall’altra parte della cattedra Gianluca Guadagno, stessa età, stesso Corso di Laurea (Architettura quinquennale) ed identico appuntamento. Anche Gianluca affronterà il 14 febbraio il suo primo esame da universitario. “Inizio da Disegno – racconta Gianluca – per una questione di date e perché mi sembra che sia il più leggero dei tre che mi attendono. Se parto bene, acquisto coraggio ed affronto con più sicurezza Analisi e Storia dell’architettura e dell’arte contemporanea”. Due prove, queste, diverse, ma entrambe difficili. “Analisi – dice lo studente – ha un programma relativamente contenuto, ma è una materia ostica, nonostante il professor Fiorenza abbia iniziato praticamente dalle basi e ci abbia seguito con costanza. E’ uno scoglio da generazioni, per chi studia Architettura. Il problema di Storia dell’architettura, invece, è legato alla vastità della materia. Stiamo parlando di sei libri densi di concetti da ricordare, di collegamenti”. Per Alberto, invece, come si diceva, l’opzione per Disegno quale primo esame è soprattutto una scelta di cuore. “E’ esattamente la materia che speravo di trovare, che immaginavo qui ad Architettura”, dice. Aggiunge: “Storia dell’architettura, nonostante il corso tenuto dal professor Mangoni sia stato veramente interessante, mi preoccupa molto, invece. Il fatto è che ho iniziato a studiare un po’ tardi e non è facile risalire la china, se i programmi sono così vasti”.
Entrambi i ragazzi tracciano un bilancio del loro primo semestre in Facoltà. “Diciamo che è positivo, ma non possiamo tacere alcuni episodi di clamorosa disorganizzazione. Uno tra tutti: per mancanza del docente siamo stati costretti ad iniziare le lezioni di Disegno a fine novembre, invece che ai principi di ottobre. Ci era stato detto che avremmo recuperato le ore perdute. In realtà alcune cose, come l’autocad, siamo stati costretti ad impararle praticamente da autodidatti”. Altra osservazione critica: “Non c’è la possibilità di sostenere esami in preappello. Amici che frequentano altre Facoltà possono, invece, anche affrontare le prime prove a dicembre. Per loro è uno stimolo ed anche un modo per evitare che si accavallino troppe scadenze di esame in un’unica finestra”. Perché, sottolinea Gianluca, “venti giorni sono veramente pochi per affrontare tre esami. Pochi anche in quanto, dopo avere sostenuto un esame, è inevitabile che per qualche giorno cali la tensione e si faccia sentire l’esigenza di rilassarsi, di riposarsi, di tirare il fiato”.
Francesca il 20 febbraio sosterrà l’esame di Fondamenti di Scienza col professor Nappa. “Dire che sono preoccupata è poco”, racconta. “Studiare ho studiato, ma con quel docente è un terno al lotto, una scommessa. Non lo dico soltanto io, è veramente imprevedibile. Si aggiunga che la materia è tutt’altro che semplice e si comprenderà bene con quale stato d’animo affronto la materia”.
Fabrizio Geremicca
Entrambi i ragazzi tracciano un bilancio del loro primo semestre in Facoltà. “Diciamo che è positivo, ma non possiamo tacere alcuni episodi di clamorosa disorganizzazione. Uno tra tutti: per mancanza del docente siamo stati costretti ad iniziare le lezioni di Disegno a fine novembre, invece che ai principi di ottobre. Ci era stato detto che avremmo recuperato le ore perdute. In realtà alcune cose, come l’autocad, siamo stati costretti ad impararle praticamente da autodidatti”. Altra osservazione critica: “Non c’è la possibilità di sostenere esami in preappello. Amici che frequentano altre Facoltà possono, invece, anche affrontare le prime prove a dicembre. Per loro è uno stimolo ed anche un modo per evitare che si accavallino troppe scadenze di esame in un’unica finestra”. Perché, sottolinea Gianluca, “venti giorni sono veramente pochi per affrontare tre esami. Pochi anche in quanto, dopo avere sostenuto un esame, è inevitabile che per qualche giorno cali la tensione e si faccia sentire l’esigenza di rilassarsi, di riposarsi, di tirare il fiato”.
Francesca il 20 febbraio sosterrà l’esame di Fondamenti di Scienza col professor Nappa. “Dire che sono preoccupata è poco”, racconta. “Studiare ho studiato, ma con quel docente è un terno al lotto, una scommessa. Non lo dico soltanto io, è veramente imprevedibile. Si aggiunga che la materia è tutt’altro che semplice e si comprenderà bene con quale stato d’animo affronto la materia”.
Fabrizio Geremicca